Quello che il Sindaco dovrebbe fare per evitare il fallimento.
È arrivato il momento di chiarire le ragioni per cui da alcuni mesi sto sottoponendo la nuova amministrazione che governa la Città a un serrato vaglio critico, esponendomi – purtroppo – anche ad attacchi, insulti e insinuazioni da parte della solita squadra di aficionados che si è sempre distinta, sin dalla campagna elettorale, in aggressioni coordinate sui social nei confronti di chiunque osasse sollevare qualche critica.
Lasciamo perdere e veniamo al dunque.
De Benedittis ha inanellato, da subito, una serie di gravi errori politici che ne hanno indebolito sin dall’inizio l’azione di governo e che rischiano, se non corretti, di portarlo a un vero e proprio disastro. Premetto subito – lo dico pubblicamente per rimanervi impegnato (e chi mi conosce sa che ho una parola sola) – che così come non ho avanzato mai una mia candidatura ad alcuna “poltrona” (sfido chiunque a sostenere il contrario) così non accetterò alcun incarico, di nessun tipo, nella nuova amministrazione anche se dovesse correggere la rotta, per tutta la corrente consigliatura. Lo dico per sgombrare il campo dalle insinuazioni di cui sopra.
Corrado stravince ma scarica Bovino.
Il nuovo Sindaco, all’indomani del ballottaggio, si era trovato in una situazione politica idilliaca: una maggioranza consiliare potenziale di 18 seggi su 24, l’opposizione frastornata e disorientata, un vasto, entusiastico consenso popolare che comprendeva anche la parte più qualificata dei ceti professionali, imprenditoriali e culturali della città. Gli sarebbe bastato muoversi con semplicità e linearità per avviare un lungo, se non lunghissimo, periodo di governo indisturbato della Città.
E invece il nuovo Sindaco ha pensato che tutti quelli che lo avevano sostenuto avessero terminato il loro ruolo e potessero essere messi da parte, mentre l’azione amministrativa doveva essere riservata al suo cerchietto magico comprendente solo persone a lui vicinissime e rientranti nel suo gruppo politico iniziale, quello, per intenderci, che l’elettorato aveva bocciato nella tornata elettorale del 2019, escludendolo persino dal ballottaggio. E così siamo partiti subito male, buttando a mare la potenziale alleanza con Bovino che, pur avendo lealmente contribuito alla vittoria, è stato brutalmente e, lasciatemelo dire, scorrettamente messo da parte. Il Sindaco non ha mai dato, al riguardo, uno straccio di motivazione e i suoi hanno farfugliato le solite insinuazioni dette a mezza bocca. Ma le chiacchiere stanno a zero: i fatti dicono che il gruppo Bovino non è mai stato neanche invitato a una sola riunione di maggioranza e che nel primo consiglio comunale i suoi consiglieri sono stati gentilmente invitati a sedersi all’opposizione. Punto. In questo modo, la maggioranza ha perso subito 3 consiglieri. Si tratta di una decisione politicamente assurda quanto ingenerosa che, a mia memoria, non trova precedenti: mai un sindaco eletto ha dato un simile, inspiegabile calcio nel sedere a chi lo aveva sostenuto al ballottaggio. Inspiegabile anche perché il gruppo Bovino, sul piano politico è contiguo alla maggioranza e soprattutto al PD che addirittura lo aveva sostenuto come candidato Sindaco nel 2019. Ma neanche il PD ha alzato un dito in sua difesa né ha avvertito la necessità di dare uno straccio di motivazione politica a questa assurda decisione. In questa occasione il PD ha dimostrato tutta la sua debolezza, direi anzi irrilevanza politica. L’esclusione di Bovino ha indebolito il Sindaco non solo verso l’opposizione ma anche verso i suoi stessi consiglieri di maggioranza, ognuno dei quali, da quel momento, risulta determinate per la sopravvivenza dell’amministrazione.
La Giunta del cambiamento.
Poi è arrivata la nomina della Giunta e lì gli errori si sono moltiplicati. Si è optato per una inedita composizione mista, un po’ tecnica è un po’ politica. Nella parte politica, però, oltre ai due partiti del Sindaco, è rappresentato solo il PD con due assessori. Ma anche in questo caso è emersa la debolezza della leadership locale di questo partito che ha finito per rimettere sostanzialmente al Sindaco la scelta anche dei suoi due assessori. In pratica, ha scelto tutto De Benedittis, così come del resto prevede la legge. Solo che le sue scelte hanno assunto carattere personalistico finendo per privilegiare non le persone più adatte ai singoli ruoli bensì quelle legate a doppio filo alla sua persona. E così ci ritroviamo come assessore all’urbanistica una architetta molto legata a De Benedittis e soprattutto avente Studio professionale nel territorio comunale. Naturalmente si è detto che questa professionista lo Studio lo ha chiuso e ha deciso di vivere (rectius: sopravvivere) solo con i 1.000 euro di appannaggio assessorile. E magari sarà anche vero (non lo so) ma non è chi non veda quanto una simile scelta appaia inopportuna: se l’avesse fatta (e, nel recente passato, non l’ha fatta) il Centrodestra avremmo sollevato dubbi e insinuazioni di ogni genere. E ci ritroviamo anche assessore ai Servizi Sociali un giovanissimo sociologo privo di esperienze amministrative, figlio di un consigliere comunale in carica (cosa legale ma inopportuna, perché il Consiglio Comunale è l’organo che vigila sull’operato della Giunta) e figlio, per parte di madre, di una assistente sociale che per molti anni ha operato in quell’ufficio e che ora rischia di essere considerata – anche suo malgrado – come l’assessora-ombra. E alle politiche giovanili e ai rapporti con le Università ci ritroviamo un’assessora ancora più giovane e inesperta che finora ha brillato solo per i suoi silenzi e, ultimamente, per i suoi lamenti; più o meno quanto accaduto anche alla valente avvocata preposta al delicatissimo e importantissimo settore dello sviluppo economico. Infine, ed è probabilmente la nomina più significativa, come vice sindaco (su questo nulla da dire) ma anche come assessore alla cultura e alle istituzioni scolastiche ci ritroviamo un simpatico ragioniere che però nel suo telegrafico curriculum (depositato a fini elettorali) non ha potuto indicare alcun requisito né alcuna esperienza anche solo lontanamente inerente quei settori. È lui stesso quindi che (nel curriculum) confessa la propria inadeguatezza a quel delicato ruolo, che infatti, nell’azione amministrativa quotidiana sta mergendo a più riprese (come, ad esempio, hanno ripetutamente lamentano diversi dirigenti scolastici).
Si dirà che gli assessori non devono necessariamente avere competenze tecniche. La cosa non è del tutto vera, perché l’assessore deve orientare l’azione amministrativa e quindi sapere di cosa parla politicamente; ma, soprattutto, in un Comune già penalizzato da gravi carenze di personale, privo di dirigenti, con un nuovo segretario generale, sarebbe stato davvero indispensabile nominare assessori esperti e di alto profilo. E invece sono prevalse altre logiche. In più, il nuovo Sindaco, dal giorno dopo la sua elezione, ha anche vistosamente tagliato i ponti con qualsiasi persona esperta o autorevole fra le tante che lo avevano appoggiato durante la campagna elettorale, mettendoci la faccia e facendo in modo che l’elettorato superasse la diffusa diffidenza verso il gruppo originario di De Benedittis. Molti di questi autorevoli sostenitori hanno espresso apertamente e pubblicamente la loro delusione; e in molti casi si tratta di Coratini conosciuti e stimati a livello nazionale in campo artistico, culturale, professionale.
Questa dunque la Giunta del cambiamento, una allegra armata brancaleone – arricchita da due tecnici sconosciuti ai più – che ha cominciato a inanellare errori e ingenuità di ogni genere che sono sotto gli occhi di tutti e sono stati via via evidenziati e criticati soprattutto sui social (ricordo solo che la prima delibera di giunta è stata subito annullata in autotutela).
I due limiti più preoccupanti
Ciò che però preoccupa di più sono due carenze precise dell’azione amministrativa in cui si evidenziano i maggiori limiti ontologici della nuova Amministrazione.
Innanzitutto risulta finora completamente tradita la promessa di trasparenza amministrativa sbandierata nel corso della campagna elettorale quando si era parlato di fare del Comune una casa di vetro. Il sito del Comune è rimasto immutato e continua a evidenziare non pochi problemi di consultazione. Il bilancio comunale è stato approvato alla chetichella senza alcuna consultazione della città e delle formazioni sociali che vi operano (come invece prevede lo stesso regolamento comunale) e senza neanche un adeguato coinvolgimento delle opposizioni. Altro che il promesso bilancio partecipato! Gli strumenti di partecipazione previsti come obbligatori dallo Statuto comunale (in primis le Consulte permanenti) non sono mai state neanche nominate dai nuovi amministratori. In questo, c’è stato in effetti un vero cambiamento essendosi passati dall’applicazione meramente formale e di facciata del Centrodestra alla disapplicazione totale e sfacciata di questa nuova Giunta. Ciò che preoccupa e francamente scandalizza è il silenzio assordante delle forze politiche di maggioranza sul punto: questo povero Statuto comunale coratino, così bello e così elogiato (dai forestieri), non se lo è letto quasi nessuno.
L’altro aspetto che preoccupa molto è la mancanza di visione. Qual è la vocazione principale della nostra Città? È essenziale chiederselo soprattutto ora che dovremmo essere chiamati a elaborare progetti per partecipare la PNRR per spendere le ingenti risorse che l’Unione Europea ha destinato al nostro Paese. Nessuno nella nuova amministrazione si è ancora posto questa domanda. Figuriamoci quando avremo le risposte. In una trasmissione andata in onda su una web TV, De Benedittis fu intervistato insieme agli amministratori di Iglesias e di Trento i quali dimostrarono di avere le idee chiarissime sulla possibile utilizzazione dei fondi europei mentre il nostro sindaco si limitò a lamentarsi della carenza di personale e a citare uno stanziamento di bilancio per la progettazione. Qualcuno, già in quell’occasione, gli fece rilevare che, d’accordo, i progetti li devono elaborare i tecnici ma le idee le devono mettere i politici, partendo appunto dalla vocazione verso cui si intende orientare la Città.
Che fare?
I compiti che ci attendono nei prossimi mesi sono improbi e decisivi per il futuro della nostra città. E i Coratini si stanno progressivamente rendendo conto della inadeguatezza rispetto ad essi di questa nuova amministrazione. Ma se De Benedittis dovesse fallire, cosa succederebbe? Nulla di buono. Potrebbero anzi aprirsi scenari estremamente preoccupanti. A mio avviso il legame della Città col Centrodestra è irrimediabilmente interrotto. Mentre la Sinistra, dopo l’ennesima fallimentare esperienza, avrebbe perso ogni credibilità. Si potrebbe quindi creare un pericoloso vuoto politico in cui potrebbero infilarsi anche avventurieri della peggior specie.
De Benedittis quindi non deve cadere, non se lo può permettere la sinistra, non se lo può permettere la città; ma deve urgentemente adeguare la sua amministrazione alle esigenze di un centro importante come Corato. Si impone innanzitutto un allargamento della maggioranza al gruppo di Bovino, per renderla più stabile. Vedrei bene anche un patto istituzionale con le opposizioni: il momento è troppo grave per dar luogo alla normale dialettica politica. Pur nel rispetto dei diversi ruoli, è possibile individuare forme di consultazione delle minoranze nelle scelte strategiche più importanti e soprattutto nel controllo sull’azione amministrativa. Infine, è indispensabile un rimpasto di giunta non tanto per coinvolgere altri esponenti politici: i partiti a Corato hanno mostrato di aver in gran parte esaurito la loro capacità di elaborazione politica e di governo. Vedrei quindi una giunta tecnica di alto profilo, sull’esempio di quella uscente di Ruvo. Per non lasciare però sulle spalle del Sindaco l’intero onere della elaborazione politica insita nell’azione amministrativa, soprattutto per collaborare alla elaborazione delle idee guida del PNRR, suggerirei anche la creazione di un gruppo informale di consiglieri esperti che lo affianchi e lo supporti nelle decisioni più importanti, senza nulla togliere alla sua responsabilità e autonomia decisionale.
Con queste decisive correzioni di rotta, De Benedittis potrebbe riprendere il cammino e completare felicemente e proficuamente la consigliatura.
Immagino che in molti leggeranno con apparente sufficienza e malcelato fastidio queste mie considerazioni e soprattutto i miei consigli finali. Non mi interessa: ho le spalle abbastanza larghe per sostenere critiche di qualsiasi genere e per andare, quando serve, controcorrente. Sentivo il dovere morale e politico, verso la Città, verso la Sinistra e verso la mia coscienza, di dire pubblicamente quella che secondo me è la verità. E confido che il Sindaco, magari senza troppo darlo a vedere, le leggerà con un minimo di attenzione.