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Droga, piscio e cià cià cià: continuano le riflessioni notturne del nostro Sindaco

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A cura di Gaetano Bucci

Continuano le riflessioni notturne del nostro Sindaco. Non sono però né le confessioni a sfondo filosofico di sant’Agostino e neanche le confessioni patriottiche di Ippolito Nievo. Non conducono a nessuna conversione e a nessuna insurrezione. Esse non sono neanche le meditazioni morali di Michel de Montaigne o i pensieri esistenziali di Blaise Pascal. Esse non portano a nessun ripensamento della morale comune e neanche a quello del senso della nostra vita.

Le riflessioni di Corrado De Benedittis sono sui comuni accadimenti quotidiani di una comunità cittadina alle prese col proprio “gioioso declino” e sulla ovvia, direi, incapacità di una amministrazione comunale di sostituirsi ad istituzioni ben più importanti come la famiglia, la scuola, il mondo del lavoro e l’associazionismo.
Sono riflessioni in cui però emerge evidente il senso di impotenza ed anche l’implicita paradossale convinzione per la quale il male esiste a causa di chi lo subisce e che l’inciviltà è dura a morire in quanto ci sono in giro per Corato sparuti gruppi amanti della canna e della cannuccia, del piscio facile e del cià cià cià.

Il nostro Sindaco ha scritto:
1. Alcuni dicono: «C’è molto spaccio.» Dovremmo anche dire: «Ci sono molti acquirenti, tra i nostri concittadini, che alimentano questo mercato illegale gestito dalla criminalità organizzata.»
2. Alcuni dicono «Ci sono strade del centro storico che puzzano di urina.» (nonostante il lavaggio settimanale!) Io aggiungo: «Ci sono tanti incivili, nostri concittadini, che urinano per strada!»

A questo post notturno, alla levata mattutina, il popolo coratino ha inondato la pagina Facebook di Corrado De Benedittis di like. E il sindaco certo avrà subito pensato più o meno questo: «Anche oggi c’è il popolo che mi segue. Posso andare avanti. Il Consiglio comunale starà calmo e zitto e non mi farà mai mancare il consenso». È così che funziona il populismo. Se sei il capo, dici che gli asini volano e tutti alzano la testa al cielo credendoci anche senza veder niente, allora sì che sei veramente il capo.
Ma la democrazia, caro Sindaco, non funziona così. Non funziona a colpi di esternazioni notturne in cui addirittura si inverte la realtà. Non funziona sparando nel mucchio per le pubbliche inefficienze o per la balordaggine di pochi.
Perché qual è realtà? La realtà è che la droga, non tanto l’erbetta fuorilegge che forse fa meno male delle stesse sigarette, esiste perché c’è chi la lancia e la mette sul mercato conseguendo lauti e illeciti profitti. E che il “piscio libero” esiste perché il centro di Corato è stato ridotto ad una grande mangiatoia, senza tra l’altro qualche vespasiano degno di questo nome.
Giustamente, senza seguire l’onda della inutile discussione sulla sua pagina Facebook, che, tra l’altro, un sindaco non dovrebbe usare confondendo il piano personale con quello istituzionale, il concittadino Pasquale Ricchiuti, senza ricevere neanche un ventesimo dei like del nostro Sindaco, ha scritto: «Dunque il nostro il Primo Cittadino, ci comunica, attraverso il suo ultimo post che la città di Corato si caratterizza anche come una comunità di tossicodipendenti e di incivili urinatori!
Bene, anzi malissimo… Piuttosto la Città si aspetta che Sindaco, Giunta e Consiglio comunale tutto, ci diano le soluzioni ai problemi e non la denuncia dello stato dell’arte che è arcinota a tutti!»

Come non essere d’accordo con l’avvocato Pasquale Ricchiuti sul fatto che dalle istituzioni pubbliche ci si aspetti qualcosa di diverso dalla denuncia di un qualsiasi cittadino. E che soprattutto ci si aspetti che il giudizio morale non sia espresso in modo equivoco od equivocabile, specie quando sono proprio le norme comuni e il rispetto delle stesse che non funzionano.
Se così facessimo, dovremmo dire – cosa palesemente sbagliata – che a Corato le macchine si sfasciano perché chi le guida passa giusto giusto sopra le fosse stradali, o che ci si infortuni mettendo colpevolmente i piedi nelle buche dei marciapiedi ridotti a gruviere, oppure che si viene aggrediti in centro perché di lì non si dovrebbe passare, o che, addirittura, si abusi delle ragazze perché portano la minigonna o i pantaloni attillati?
Chiaramente non è così. Pertanto, per ritornare al punto di inizio, forse sarebbe ora di ripensare la funzione sociale del centro storico con adeguati provvedimenti; non solo di limitazioni e di divieti, come vorrebbero alcuni, ma anche di incentivi e promozioni. Come pure sarebbe più che opportuno fare controlli più seri su certi giri. E poi, rispetto ai bisogni corporali, provvedere il prima possibile ad attrezzarsi meglio, anche con la collaborazione degli esercizi pubblici che tali sono non solo per le consumazioni dei clienti.

Intanto la notte, cerchiamo di riposare in pace… perché già son tante le croci che portiamo di giorno.

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