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Dalla “trasversalità” di Bucci alla “convergenza” di De Benedittis: le parole sono importanti

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Il 2022 cosa ci riserverà? Tutti gli analisti, indipendenti o schierati, concordano nell’individuare l’anno appena iniziato come cruciale o esiziale per la traballante amministrazione De Benedittis. In ogni caso siamo già abbondantemente nel secondo anno della consigliatura avviata nel 2020 e quindi può tornare utile ragionare sulle “parole chiave” del passato più o meno recente o cercare di immaginarne di nuove.

In principio fu la “trasversalità” di Renato Bucci. Un’insana ammucchiata in cui anime e persone differenti si trovarono unite unicamente dall’avversione “contra unum”: nessun programma (come ammesso dallo stesso Sindaco di allora in Consiglio Comunale) teneva insieme la sgangherata armata, ma unicamente il credo fideistico in un condottiero – per metà Pancho Villa e per metà Sancio Panza – che avrebbe dovuto liberare la Città non si è mai compreso bene da cosa. In questa moderna riproposizione della “crociata dei pezzenti” l’epilogo non poteva essere differente dal fatto storico: Pietro l’Eremita si è salvato facendo patti con la parte contraria, i suoi sono stati trucidati o dispersi. Di trasversalità non si è più parlato (deus vult).

Venne poi la “convergenza” di Corrado De Benedittis. La parola stessa – convergenza – rimanda ad un processo forzoso in cui un oggetto è costretto verso un punto; nella pratica la convergenza si è sostanziata nelle movenze di un uccellatore che abilmente è riuscito a prendere ad uno a uno i polli (i partiti del Centrosinistra) e a metterli nella “gaggiola”. Lì è poi che i polli, rinvigoriti dal becchime parcamente distribuito, hanno iniziato a beccarsi tra di loro e a dimenarsi, mettendo a rischio la fragile struttura che li contiene e suscitando il disappunto dell’uccellatore che paventa ormai il rischio di ritrovarsi uccellato. Di convergenza si parla ancora ma come di una cosa buona per la campagna elettorale; in consiglio comunale la maggioranza ha fatto chiaramente capire che la “convergence c’est moi”, chiudendo la porta in faccia a tutti.

Eppure di parole c’è ancora bisogno innanzitutto per analizzare la situazione, che Corato condivide con l’intero Mezzogiorno, e in secondo luogo per delineare nuovi scenari. Superando gli steccati, come potrebbe chiamarsi quel processo per il quale persone con propositi simili tra loro decidono di riunirsi per condividere un’idea? Affinità? Ecco, sarebbe bello se il 2022 ci regalasse delle “affinità elettive” che si trasformino in “affinità elettorali” in relazione a concrete proposte programmatiche. Manteniamo accesa la speranza.

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