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Dal “Pacifismo” di Ernesto alla “Rivoluzione Gentile” di De Benedittis

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L’AVANGUARDISTA
Una parola molto in voga nel ‘900 ed ora caduta in disuso è “avanguardia”.
Il termine, mutuato dal lessico militare, indica in campo letterario, culturale, artistico, politico… il tentativo di pochi di esprimere una linea di pensiero che, in anticipo sui tempi, viene riconosciuta poi come l’asse portante di una nuova linea di sviluppo.
Le avanguardie possono essere feconde oppure completamente fuori strada: il bello è provarci.
DAL “PACIFISMO” DI ERNESTO ALLA “RIVOLUZIONE GENTILE” DI DE BENEDITTIS

Sono portato a credere che nella politica – anche quella locale – ci sia una dimensione ideale che superi il semplice amministrare e che lo ricomprenda. Non si tratta infatti solo di aggiustare, riparare, potare… ma anche di tracciare una traiettoria di lungo periodo: eleggiamo amministratori che siano in grado di prendere decisioni discrezionali in condizioni di incertezza, traguardando una visione di futuro che è il presupposto del programma elettorale. Non è poco e non è piccola la responsabilità che grava su Consiglieri Comunali, Assessori e Sindaco.
Va riconosciuto all’Amministrazione a guida di Corrado De Benedittis l’aver enfatizzato l’aspetto immateriale connesso all’agire politico, risvegliando alcuni che forse si erano assopiti nei meandri della burocrazia e ammutolendo altri ancora che si sono sentiti a disagio in un’aria mai respirata prima. Giustissima quindi l’idea di sganciare le nomine assessorili dal quoziente elettorale dei singoli: se ho bisogno di un urbanista non devo accontentarmi per forza di “La Qualunque” che, però, provenendo da una famiglia numerosa ed essendo bravissimo nell’organizzare grigliate di carne in campagna, ha portato un “priso” di voti al mio partito. Meno valida è risultata l’applicazione dell’idea, dove è sembrato che anche De Benedittis indulgesse in equilibrismi e in ricerca di pesi e contrappesi tra le varie parti. Lasciando innanzitutto al Sindaco la responsabilità della scelta degli Assessori e riservandoci sulla valutazione del loro operato, va rilevato che De Benedittis ha raccolto voti in una vasta area non certamente di sinistra che ha visto in lui l’occasione per un ricambio generazionale della classe politica, per un rinnovamento di schemi triti e logori e per una rivoluzione del contesto che stava conducendo la Città all’assopimento.
Buona la prima, dunque, dopodiché questa Amministrazione si è letteralmente persa, sembrando ai più incapace di reggere il timone di una scialuppa rattoppata in un mare moderatamente mosso. Sono emersi innanzitutto i limiti di quello che è apparso un pensiero troppo aereo ed evanescente, lontanissimo dall’amministrare e quindi incapace di sbrogliare nodi e matasse aggrovigliate. In secondo luogo è sembrata evidente una parzialità di giudizio e di idee che non era assolutamente nelle premesse e che, anzi, ha infastidito di più proprio quelli che avevano votato Corrado De Benedittis accettando il suo invito alla “convergenza” e fidando sul suo equilibrio e la sua capacità di giudizio.
Il Sindaco DEVE avere le sue idee ma esse innanzitutto devono essere dichiarate in campagna elettorale (io, ad esempio, ho votato un Sindaco la cui bandiera era quella della pace e mi ritrovo un Primo Cittadino che cita Che Guevara che tutto era tranne che un pacifista) e, inoltre, devono nutrirsi di un continuo scambio con le forze politiche di maggioranza e opposizione oltre che con tutte le realtà del territorio. Chiusura al posto di inclusività e opacità al posto di trasparenza: queste non sono le premesse per un percorso agevole e di lungo respiro, non è quello che ci è stato presentato in campagna elettorale oltre ad essere anche difficile comparare le promesse con la realtà addebitando il gap unitamente all’inesperienza.
Il Sindaco e la sua Amministrazione vogliono tener fede a quanto promesso ma incontrano difficoltà oppure quanto promesso era unicamente uno specchietto per le allodole in un piano personale di conquista di Palazzo di Città? Il dubbio c’è e non è detto che arriveremo a scioglierlo: il giocattolo così rattoppato potrebbe rompersi prima e dall’interno.

 

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1 commento

  1. Sarebbe bello che Duca Valentino (che certamente non è l’autore di questo articolo, anche se cetamente gli piacerebbe) si dichiarasse con nome e cognome. E’ comunque onorevole avere il coraggio delle proprie idee e delle proprie opinioni, anche sugli altri, senza timori di rappresaglie. Avendo anche il coraggio di cambiarle, quando capita, e di dichiarare anche questo a viso aperto, come hanno già fatto alcuni, cui bisogna dar merito almeno di questo.
    Altrimenti basta star zitti.
    Sempre a mio parere, ovviamente…

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