Home Politica Corrado: “Tienimi questo che mi pesa”

Corrado: “Tienimi questo che mi pesa”

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Diciamola tutta: abbiamo a che fare con dei piccoli borghesi, non certo con dei rivoluzionari, che concepiscono il loro modo di vivere e di pensare come perfetto e tale da essere modello per tutti.

Nella visione di questa Amministrazione e dei suoi adepti l’uomo “corradiano” (pallido riflesso dell’uomo vitruviano) è rappresentato dal dipendente pubblico, meglio se docente di ruolo, che incarna nelle sue fattezze la perfezione assoluta. Chiunque si discosti da questo canone è quanto meno sospetto: gli imprenditori sono degli sfruttatori a prescindere, i dipendenti delle imprese private sono dei poverini ai quali è stata sbarrata la porta della Gerusalemme celeste, i disoccupati e coloro che sono in difficoltà economiche sono degli oppressi… Fanno eccezione i liberi professionisti che hanno sì partita IVA (il vero peccato originale), ma se il loro reddito è inferiore a quello di un docente di ruolo sono “mondi” e quindi possono aspirare anche a fare parte della ristretta cerchia degli eletti, mentre nel caso contrario – reddito superiore a quello di un docente di ruolo – sono assimilati agli imprenditori e condannati alle fiamme dell’inferno.

I componenti del cerchio magico assolvono e castigano, salvano e condannano, valutando gli interlocutori e avendo ben chiaro che “la virtù sta nel mezzo” purché il “mezzo” sia posto esattamente nel punto in cui loro si trovano e laddove stanno più comodi.
Ora si dà il caso che imprenditori, professionisti affermati, dirigenti e quadri delle imprese private… tengano che fare e – se si avventurano a parlare di politica locale – lo facciano con un certo distacco o anche con una passione che può somigliare al tifo calcistico, ben sapendo in ogni caso che le loro sorti non sono legate ai soliloqui di Corrado, alle cantonate di Valeria e ai capricci di questo o di quella.
Diversa è la situazione di chi è senza lavoro e di chi non riesce a trovare lavoro soprattutto poi se proprio costoro hanno sostenuto l’avvento della rivoluzione gentile illudendosi di eleggere un Sindaco che poi facesse piovere e nevicare.

Riavvolgiamo il nastro: tra il 2019 e il 2020 qualcosa è successo. Nel 2019 – all’indomani delle amministrative che portarono alla elezione di Pasquale D’Introno Sindaco – fu proprio Corrado a lamentare pubblicamente il fatto che – inspiegabilmente – alla sua coalizione fossero mancati i voti dei quartieri popolari (zona 167, Cerasella, via Gravina…). Furono adombrati sospetti su coloro che invece proprio in quei quartieri avevano fatto il pieno di suffragi: anche allora il nostro rivoluzionario era più popolare ai Parioli che non nelle borgate. Nel 2020 la situazione si evolve e, intuendo il potenziale elettorale di Corrado e valutando il momento propizio, certamente in molti hanno sostenuto il candidato che citava Che Guevara e intendeva liberare gli oppressi dalle catene del bisogno e dell’indigenza.
Avvenuto l’insediamento del Sindaco, alcuni si sono seduti ad aspettare (“qualcosa farà”) mentre altri sono andati sin da subito a bussare, richiedendo contributi e sussidi per fronteggiare le incombenze quotidiane a cominciare dal pagamento delle bollette. “Il Sindaco non può stampare soldi”, questa la prima risposta dell’entourage ai peones della rivoluzione gentile che chiedevano conto a Corrado delle parole fatidiche pronunciate. Proseguendo tra alti e bassi, il fuoco continua a covare sotto la cenere, accrescendo l’impopolarità del Sindaco e dell’Amministrazione, per arrivare poi al sit in organizzato qualche giorno fa – il 16 febbraio – da un gruppo di disoccupati davanti a Palazzo di Città, sit in che a dire degli organizzatori potrebbe trasformarsi in un vero e proprio presidio permanente.
Corrado è contrariato: questa non se la aspettava… ma come? Proprio i presunti oppressi per cui sono state spese tante belle parole ora pongono condizioni ultimative ad un Sindaco che ha in mente solo il loro bene? Le legge, le procedure, i progetti, il grande impegno dell’Amministrazione… tante belle parole che però non riempiono la pancia di chi ha difficoltà a mettere insieme il pranzo con la cena – gli oppressi rumoreggiano. Corrado allora ha una grande idea e ne dà notizia in una breve intervista rilasciata ad un’emittente locale: chi ha precedenti penali non può lavorare nella Pubblica Amministrazione e i progetti di inserimento lavorativo non devono essere concepiti come mero assistenzialismo da parte del pubblico. Tradotto: io e il Comune possiamo fare ben poco per voi se gli imprenditori (gli oppressori!) non vi assumono, è a loro che dovete chiedere lavoro e non al Comune. Corrado a dire il vero parla in maniera ellittica ed ha pudore – una volta tanto – nell’esprimersi in modo diretto per richiedere l’intervento proprio di coloro che ha considerato la radice di tutti i mali, gli imprenditori. Un Sindaco contrito che sembra dire “tienimi questo che mi pesa” si presenta alla Città e rende palese il perimetro del cambiamento che intende attuare: marce per la legalità quante ne volete, fiaccolate per i diritti a profusione, striscioni e bandiere arcobaleno a volontà… ma per questioni banali come richieste di lavoro e sussidi rivolgetevi da un’altra parte, la mia rivoluzione non riguarda cose di così basso profilo.

 

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