“Il segretario galante” era un agile manualetto utilizzato nei tempi andati, quando ancora si usava scrivere lettere all’innamorata, dal quale si potevano attingere frasi, aforismi o missive belle e pronte per far colpo sull’altra metà del cielo. Questa considerazione iniziale, apparentemente slegata dal contesto politico, ci introduce alla psicologia di Corrado e, in un certo senso, alla mistica del suo governo. Corrado immagina se stesso come lo sposo della Città di Corato, ritenendosi tra l’altro il miglior partito possibile, ed ha costantemente bisogno di rinnovare un rapporto che egli non considera razionale, funzionale o di mera prassi amministrativa ma semmai amoroso e sentimentale. Corrado ama Corato e pretende di essere ricambiato con lo stesso trasporto.
La malattia d’amore, come sanno tutti coloro che hanno letto qualche trattatello antico o moderno in materia, si impadronisce del paziente penetrando nell’organismo attraverso gli occhi dell’innamorato, a significare che le fattezze sensibili della persona amata e, più in generale, il suo portamento sono la causa scatenante della passione. La malattia d’amore è riconoscibile attraverso una serie di sintomi attentamente studiati dagli antichi e dai moderni; tra questi vengono annotati: l’assenza della consequenzialità nel discorso, la mancanza di coerenza nel comportamento fino a sconfinare nella perdita del senno, la trasposizione della persona amata su un livello che non è più solo terreno.
Corrado è vittima della malattia d’amore, ha necessità costante di legare a sé la Città e per essa i suoi cittadini e – per giunta – non ha un “segretario galante” a sua disposizione da cui attingere scritti e discorsi belli e pronti da utilizzare alla bisogna. Cosa può fare dunque il Sindaco? Volta per volta decide tema, contenuto e orizzonte culturale dei suoi interventi a seconda del contesto e – più propriamente – dei cittadini con cui si intrattiene. I cittadini nella mistica corradiana altro non sono che le fattezze sensibili della Città di cui è innamorato e da essi Corrado spera di essere corrisposto.
E’ accaduto qualcosa di simile anche in occasione della celebrazione del primo maggio in cui il Comune di Corato ha fatto affiggere il manifesto qui raffigurato a firma del Sindaco.
Corrado si è accreditato quale Sindaco di estrazione cattolica e con un passato importante di referente della Caritas cittadina. Logica vorrebbe che l’occasione del primo maggio – ora e in passato – fornisse il destro per fare riferimento alla dottrina sociale della Chiesa intervenendo poi su queste basi nel dibattito pubblico. Non poteva andare così per quel che abbiamo detto: Corrado non segue la coerenza ideologica ma si adatta agli interlocutori cercando di ottenere da essi il massimo consenso. E così Corrado, in vista del primo maggio, si è chiuso nel suo studio ed ha cominciato a scartabellare i motori di ricerca cercando le basi per un manifesto che potesse far colpo su quelli che erano in quel momento i suoi interlocutori, ovvero i cittadini di estrema sinistra che con molto clamore e con poca sostanza lo hanno sostenuto nelle amministrative del 2020, dedicando ad essi un componimento che per i contenuti espressi si pone più a sinistra di quelle che erano le posizioni di Cossutta.
La ricerca non poteva non condurre a quello che è l’archetipo dei discorsi dal palco in occasione del primo maggio, il discorso tenuto a Lenin il primo maggio 2019 a Mosca. In particolare una frase del leader socialista ha attirato l’attenzione di Corrado: “…a noi occorre una libertà reale, che sarà possibile quando i membri della società saranno soltanto dei lavoratori”.
Nel manifesto il Sindaco elabora questo concetto e lo radicalizza a modo suo. I lavoratori, infatti, per Corrado sono unicamente gli operai e gli impiegati: essi subiscono gli ingiusti attacchi del capitale. Sono assenti dal novero dei lavoratori i liberi professionisti, gli artigiani, i piccoli commercianti… In sostanza per il Sindaco il peccato originale è avere aperto una partita IVA, è questo il marchio che suggella il capitalista, lo sfruttatore, il nemico del popolo.
Sono scomparsi dalla categoria dei lavoratori – sempre secondo Corrado – anche i lavoratori della terra e non si creda che questa esclusione sia stata una mera dimenticanza. Il Sindaco ha la delega all’Agricoltura ed ha attentamente ponderato questo passaggio. Egli ci sta dicendo che non essendoci più braccianti – veri e propri lavoratori della terra – ma piccoli proprietari ovvero kulaki (il vero ostacolo alla collettivizzazione forzata imposta nell’URSS dal 1928 al 1940), la qualifica di agricoltore è incompatibile con quella di lavoratore. In sintesi, Corrado supera Bakunin a cui era sembrato rifarsi altre volte, sorpassa a sinistra Lenin e a va a collocarsi molto vicino alle posizioni di Stalin. Questo è il “corrado – pensiero” che il Sindaco ha tirato fuori dal cilindro in questa occasione: un’altra volta sarà diverso.
Nel seguire il Sindaco nel suo procedere ondivago a noi non rimane che questa considerazione: è l’incoerenza ideologica il vero punto debole di Corrado più che la sua supposta debolezza amministrativa. Chiunque voglia porsi come alternativa dovrebbe dimostrare che applicando la “non – logica” del Sindaco si potrà anche giungere a dei risultati, ma che questi saranno il frutto della casualità piuttosto che di una mirata azione di governo.
Da ultimo, ci piace ricordare al Sindaco che San Giuseppe artigiano, il patrono dei lavoratori la cui festa cade per l’appunto il primo maggio, era assimilabile ad una “partita IVA”: ci sarà un suo perché.