Abbiamo tratteggiato più volte il ritratto di un Sindaco empatico, affabile, disponibile e con il quale sembra possibile avere ottime relazioni: non dice mai di no. In molti però sperimentano come a questa apertura segua poi uno stagnante immobilismo – “la cera si consuma e la processione non cammina” – che corrisponde nei fatti ad un rifiuto dell’idea, della proposta o dell’iniziativa, rifiuto che l’interessato realizza dopo mesi, avendo perso tempo e forse anche soldi fidando in una vaga promessa.
Si tratta di calcolo ed è uno degli equilibrismi a cui è soggetto il Primo Cittadino. La proposta presentata da Tizio viene valutata nel gruppo ristretto: se Tizio non è di osservanza stretta oppure è un seguace non ortodosso, la proposta non viene respinta, ma giace lì, inerte: nessuno se ne fa carico e l’idea – avanzata e accolta con tanto entusiasmo – muore di inedia. E’ la tecnica del “bastone e della carota”, dove la carota è rappresentata dalla promessa di “purezza e intransigenza” che lega il cerchio magico: nessuno spazio dovrà essere concesso a chi abbia intrattenuto rapporti con le passate amministrazioni o non abbia un DNA codificato in un certo modo. Il cerchio magico e il gruppo che deve assicurare i 13 voti in Consiglio escono rinfrancati e ritemprati dall’affondamento di tutto ciò che non è puro ed ortodosso, il ciucciariello – con l’illusione di raggiungere la carota – fa un altro pezzo di strada e il conducente si inorgoglisce della sua perspicacia, non intuendo che la strada intrapresa porta al baratro.
E’ pur vero che non di solo pane vive l’uomo, ma questa prima carota – diciamolo – sa un po’ di poco: è una soddisfazione morale per chi si alimenta di vendette, ma non empie lo stomaco, soprattutto quando la fame è tanta ed è stimolata non solo dal desiderio del cibo, ma anche dall’idea che, gestendo il Comune, ci sarà cibo in abbondanza per tutti (i compagni). Ecco quindi la carota più sostanziosa e il vero e proprio cemento a presa rapida: la promessa di illimitati posti di lavoro.
Qui, me lo consentiranno i miei pochi lettori, cade di taglio una piccola digressione. Tutti i Sindaci vorrebbero assumere e, del resto, tutti i cittadini hanno diritto ad un posto nella Pubblica Amministrazione. Eppure i Sindaci del Centrodestra hanno sempre tenuto un po’ sottotono questo aspetto: è lecito chiedersi perché. Azzardo una risposta. Innanzitutto negli anni passati la spending review era – come direbbe il Manzoni – “grida fresca” e tutti si sono attenuti a quella norma che ha impedito e limitato la spesa anche dei Comuni virtuosi (e Corato allora era tra questi). Il Comune di Corato in quegli anni non poteva fare molto di più di quel che ha fatto. In secondo luogo, può aver pesato una motivazione culturale. Per chi viene dall’impresa assumere personale, aumentando i costi fissi, non è mai la migliore soluzione: prima si cerca sempre di efficientare l’organizzazione, poi si ricorre all’assunzione di nuovo personale se necessario. Non è detto infatti che assumere sia la soluzione di un problema, ma potrebbe essere – talvolta accade ed è accaduto anche da noi – un ulteriore problema che si aggiunge agli altri. In terzo luogo può aver pesato una motivazione politica o di calcolo politico. Assumere una persona significa scontentarne dieci che legittimamente avevano aspirato allo stesso posto: a fronte di una manciata di posizioni disponibili – troppo poche – è opportuno “volare basso”, non alimentando facili entusiasmi e aspettative.
La situazione cambia con l’avvento di Corrado De Benedittis. I vincoli di spesa sono stati allentati a livello nazionale, il Comune è in carenza di personale, i soldi in cassa ci sono e altri ne vengono rastrellati, il Sindaco stesso e tutta la sua coalizione aprono il loro cuore ai giovani e intendono offrire a tutti occasioni di lavoro… insomma, decine e decine di posti di lavoro vengono promessi, partono le prime assunzioni e di tanto ancora si parla. Immaginate ora che presa possano avere su un elettorato fortemente radicato nella Pubblica Amministrazione – qual è quello di Centrosinistra – annunci del genere: genitori inquieti per il futuro dei loro figli trovano una speranza e sanno a quale porta andare a bussare, professionisti giovani e meno giovani realizzano che è venuto il momento di abbandonare l’incerto per il certo, funzionari non più giovanissimi sentono che l’ora è scoccata e che la dirigenza è a portata di mano… Insomma, anche in questo caso l’annuncio e il potere dei selfie – corroborati dai primi bandi – funzionano: quale consigliere di maggioranza può accettare di essere fuori dalla stanza dei bottoni in un momento così fatidico e benedetto dal destino? I 13 voti ci sono, compatti e granitici come non mai: il ciucciariello per inseguire la carota fa un altro pezzo di strada.
Fino a quando? Fino a quando non verrà raggiunto il limite e qualcuno inizierà a dire che troppe assunzioni non implicano necessariamente un miglioramento della qualità dei servizi resi (che rimangono uguali nella sostanza a quelli erogati negli anni precedenti), ma di certo possono condurre ad un aumento vorticoso della spesa in un sistema in cui sono crollati i trasferimenti statali e la propensione dei cittadini a pagare i tributi locali non è ai massimi. A breve – se non è già accaduto – cominceranno ad arrivare i primi segnali di allarme ed allora esploderanno i “distinguo” e i “bizantinismi”, a fronte di un Sindaco che dirà: “Non posso fare di più”. Insomma, il baratro è dietro l’angolo e la direzione intrapresa non porta lontano; si fa comunque un altro pezzo di strada – il ciucciariello sotto e il suo padrone sopra – ciascuno beandosi del proprio acume.