Il Comune di Corato, doverosamente e come ogni anno, ha organizzato la celebrazione del 25 aprile dandone notizia alla stampa e alla cittadinanza (il programma è nella colonna di sinistra).
Parallelamente l’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) ha organizzato – con il patrocinio del Comune di Corato – quella che a tutti gli effetti sembrerebbe un’altra manifestazione sia pur quasi concomitante e da tenersi negli stessi luoghi in cui si è svolta la manifestazione ufficiale (il programma è nella colonna di destra).
Nella realtà le due manifestazioni si sono fuse fin dall’inizio e lo stesso Sindaco (come si vede chiaramente nel video della cerimonia https://fb.watch/rLgZOA1d5x/) ha dato indicazioni per deporre la corona di alloro alla lapide della Resistenza prima di avviare il corteo verso Piazza Vittorio Emanuele. Come dire, i programmi erano separati ma la manifestazione è stata concepita e pensata come un tutt’uno. Si è formato quindi il corteo che da Palazzo di Città ha raggiunto Piazza Vittorio Emanuele, corteo composto da Sindaco in gran montura, gonfalone del Comune, polizia locale in grande uniforme, banda, autorità civili e militari, associazioni combattentistiche e d’arma (tra cui ANPI), amministratori e rappresentanti di partiti politici con le loro bandiere, rappresentanti di associazioni e comuni cittadini. In Piazza Vittorio Emanuele i convenuti si sono schierati e qui si sono registrati i primi episodi di teso imbarazzo.
E’ sembrato infatti, sia pur nella compostezza di tutti, che sguardi eloquenti passassero di fila in fila tra i militari e i militari in pensione, come a dire: “Abbiamo capito tutto… e adesso che facciamo?”. Alle spalle delle Associazioni combattentistiche e d’arma erano infatti spuntate e sventolavano le bandiere di partiti di sinistra e di estrema sinistra frammiste con il tricolore e le bandiere della pace. La manifestazione è giunta quindi alla conclusione e si è formato un nuovo corteo guidato da ANPI e con il Sindaco in testa e composto da una parte di coloro che avevano dato vita al corteo precedente. Sono rimaste in Piazza Vittorio Emanuele, infatti, le autorità militari e le associazioni combattentistiche e d’arma i cui esponenti, riuniti in piccoli gruppi a secondo della loro appartenenza, hanno commentato l’accaduto in maniera non propriamente benevola.
Che le cose siano andate così è l’ANPI stessa ad ammetterlo nel post pubblicato sui social il giorno 28 aprile: “L’Anpi ha invitato tutte le associazioni cittadine, sia quelle di natura culturale, che politica, che ex combattentistica per organizzare insieme una manifestazione unitaria”, come a dire: noi abbiamo fatto il nostro, sono gli altri che si sono esclusi. In effetti, l’ANPI già nel manifesto di pubblicizzazione della sua iniziativa invitata tutti ma proprio tutti a partecipare, comprese le autorità civili e militari. Ci chiediamo sommessamente: ma è possibile che l’ANPI ignori che ad un corteo in cui siano presenti bandiere di partito (di qualsiasi partito esse siano) non è opportuno – oltre che non consentito – che prendano parte ufficiali e sottufficiali delle forze armate e dei corpi di polizia? In un unico caso è attestato nella storia dell’Italia Repubblicana che “commissario e sacrestano” abbiano sfilato congiuntamente in una manifestazione di parte ed è stato in occasione della cacciata di Bocca di Rosa dal paese, come ricorda De Andrè. Qui – è vero – non si tratta di “amore sacro e amor profano” ma di “amor di Patria”, però le regole sono sempre le stesse: chi rappresenta lo Stato in veste di pubblico ufficiale non può essere tirato per la giacchetta da Destra o da Sinistra.
Sono rimasti in Piazza Vittorio Emanuele anche alcuni sostenitori dell’attuale Amministrazione, orientati anch’essi chiaramente a Sinistra, che non hanno inteso prendere parte al corteo dell’ANPI ma che hanno aderito unicamente alla celebrazione ufficiale. Perché? Perché le bandiere di partito dividono e perché ad alcuni – ad esempio – potrebbe non andare a genio il prendere parte ad una manifestazione in cui sventoli la bandiera del PD (nel Centrosinistra accade anche questo… non lo sapete?) così come altri possono legittimamente rifiutarsi di aderire ad iniziative in cui sventolino bandiere di Rifondazione Comunista o, in altri casi ancora, quelle della Lega.
Anche qui la regola aurea – lasciata alla sensibilità di pochi – è che nelle manifestazioni che riguardino la Nazione e l’unità nazionale dovrebbe essere presente e sventolare unicamente il tricolore della Repubblica nel quale tutti (o quasi) ci possiamo riconoscere. Chi vuol organizzare lecitamente altri eventi collaterali può farlo, ma in altro momento o in altro luogo.
Ma queste cose l’ANPI le sa? Certo che le sa, immaginiamo noi, ma il gioco è proprio sull’ambiguità di fondo. L’obiettivo dell’ANPI – da quel che sembra – non è essere una parte che organizza la sua manifestazione, ma diventare semmai il punto di riferimento che si appropria della memoria collettiva e la riscrive a suo piacimento. L’ANPI si vede come la “proprietaria” del 25 aprile, utilizzando da un lato il traino dell’evento ufficiale e dall’altro scippando le tradizioni alle associazioni combattentistiche e d’arma che hanno da sempre conservato la memoria della guerra di liberazione.
E il Sindaco che fa? E’ apparso equilibrato nel suo discorso in piazza, ma proprio nell’ANPI ha tanti colleghi oltre che buona parte delle truppe cammellate che colonizzano ogni associazione e ogni tanto ne fondano una nuova: che poteva fare Corrado? Ha chinato il capo anche questa volta, ha lasciato fare e si è prestato al gioco non senza compiacimento.
Nel silenzio del Centrodestra che assiste a fatti e misfatti e non pronuncia parola, a noi sono rimasti negli occhi gli sguardi che passavano di terziglia in terziglia fra militari ed ex militari: “Abbiamo capito tutto… e adesso che facciamo?”.