Home Politica Corrado e l’isola che non c’è

Corrado e l’isola che non c’è

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Il Principe di Salina, narra Tomasi di Lampedusa nel suo famoso romanzo, aveva la capacità innata di abbinare l’abito e il colore dell’abito alla circostanza, privata o pubblica che fosse, traendone i relativi auspici. Campeggiavano nella mente del Principe le immagini di Ulma, dove un Napoleone in soprabito grigio riceveva gli onori dai generali austrici carichi di pennacchi e di gale.

Il tema è rimasto sopito in qualche angolo della nostra memoria fino a quando non è stato evocato da Elly Schlein la quale, facendo ricorso ai servigi di un armocromista, ha ridato attualità alla questione anche in chiave politica: la scelta dell’abito – soprattutto in un evento pubblico – è parte della comunicazione e può essere connesso al messaggio che si vuol trasmettere.
In questi termini deve aver pensato anche Nadia D’Introno quando, in occasione del Consiglio Comunale del 21 luglio scorso, ha scelto di indossare una mise evocativa e sicuramente di impatto in un evento abbastanza formale e dal taglio burocratico quale un Consiglio Comunale: attillati pantaloni azzurri con motivi floreali e corpetto bianco impreziosito con svolazzi in organza per alludere ad immaginifiche ali.
L’abito non è passato inosservato. Al suo apparire infatti si è registrato un movimento tellurico all’interno e all’esterno delle cosiddette “chat cloaca” in cui gli appellativi si sono sprecati (… sposina…. bomboniera… fatina… farfallina…) a sottolineare che si è andati a colpire un nervo scoperto. La scelta di quel particolare abbigliamento racchiude infatti almeno due valenze metaforiche.
La prima – tutta interna all’universo femminile e a quello della CAP in particolare – punta ancora una volta a ribadire il concetto che una donna può dimostrare carattere ed esternare un pensiero alternativo rispetto a quello dominante senza necessariamente calzare gli anfibi, tagliarsi i capelli a zero o in altre guise improbabili, indossare giubbe dal taglio militare e scegliere accessori poveri e brutti. In sostanza – sembra dire implicitamente Nadia – una donna non deve essere una virago per acquisire credibilità e l’indossare un abito dalla foggia tipicamente femminile non implica l’accettazione di un ruolo ancillare, tutt’altro.
La seconda metafora si pone invece su un livello più politico ed è un richiamo alla lotta che la D’Introno sta conducendo: Nadia è Trilli che con un gruppo di “bambini sperduti” (i Giovani Democratici, orfani di un partito che non ha riconosciuto il loro potenziale) combatte contro un Sindaco / capitan Uncino e la sua masnada di pirati. Il Consiglio Comunale è l’isola che non c’è dove rispetto al tema in discussione – la mozione riferita all’edilizia scolastica presentata il 21 luglio scorso – Nadia D’Introno ha sostenuto bravamente i colpi, rintuzzando gli attacchi e dimostrando alla fine di aver visto giusto.
È un fatto conclamato e accertato, soprattutto alla luce dell’intervista rilasciata dall’Ing. Bronzini di cui questo giornale ha dato notizia (https://ilquartopotere.it/lintervista/video-edilizia-scolastica-oriani-tandoi-bronzini-dice-la-sua/) , che sulla questione dell’edilizia scolastica e in particolare sulla possibilità di anticipare i lavori di ampliamento del Liceo Oriani rispetto a quelli dell’edificazione della nuova sede dell’Istituto Professionale Tandoi, il Sindaco e la maggioranza siano andati letteralmente fuori strada. L’errore è comprensibile: avvertono la pressione di una forza ancora non identificata che ha la potenzialità di porsi come alternativa e che, per giunta, proviene proprio da quel retroterra che essi davano per acquisito – le donne, i giovani, gli studenti, la Sinistra. L’errore è anche fisiologico: l’obiettivo primario di qualsiasi sistema è infatti quello di assicurarsi la sopravvivenza e la mozione presentata da Nadia D’Introno doveva essere bloccata ad ogni costo per non dare campo a voci e narrazioni alternative. Le cose però -anche questa volta – sono andate in modo ben diverso da come gli astuti strateghi della CAP avevano immaginato. Nadia lo ha ben spiegato in un suo video pubblicato sui social (https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=pfbid028wd4f34gGaxZpPSwJFDkG9JadGCE2tFxGHMLzMeWXxaGXXdzCgVUjs6i6ReUfjNQl&id=100004305785924 ).
Il 21 luglio 2023, quindi, data in cui una maggioranza sempre più risicata ha conseguito l’ennesima “vittoria di pirlo” respingendo la mozione presentata da Nadia D’Introno, si pone come uno spartiacque in cui il Sindaco e le sue forze appaiono sempre più come il sistema da rottamare.
Seguendo la metafora dell’isola che non c’è, con un Giuseppe Quercia – segretario del PD – molto vicino nel ruolo a quello di Spugna, abbiamo l’impressione che il nostro capitan Uncino abbia trovato in Trilli una valida antagonista, talmente valida da far pensare a più d’uno che questa volta non ci sia alcun bisogno di inventarsi anche un Peter Pan.

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