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Corrado e l’effetto trasparenza

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Corrado in campagna elettorale ha venduto la trasparenza come cosa fatta, intendendo eliminare ogni barriera – materiale ed immateriale – nell’accesso dei cittadini al Palazzo e a tutte le informazioni in esso custodite. Ad oggi registriamo in maniera incontrovertibile un arretramento su tutti i fronti rispetto a quelli che erano gli standard praticati dalle Amministrazioni precedenti.

Si parlava, ad esempio, di “bilancio partecipato” (è nel programma elettorale di De Benedittis) ma allo stato attuale non si svolgono neanche gli incontri informativi con i cittadini cui l’Amministrazione Mazzilli ci aveva abituati e che si tenevano prima dell’approvazione del bilancio in Consiglio Comunale. È tutto nebuloso, tutto incerto e in questa opacità concorrono probabilmente più fattori: si tratta di una debolezza intrinseca della compagine Amministrativa che non è in grado di comunicare quel che ancora non sa oppure è un disegno preciso che contraddice il programma elettorale?

Possiamo tranquillamente dire – senza timore di smentita – che i cittadini sono tenuti all’oscuro di tutto e che l’unico canale informativo aperto è quello offerto dai social e dai profili personali dei vari amministratori accompagnato, quando occorre, dagli appuntamenti televisivi dove il Sindaco risponde a domande (preparate?) senza contraddittorio.

Fin qui potremmo dire che non abbiamo fatto come collettività un passo avanti ma un passo indietro: capita. Laddove però l’intera questione raggiunge vette non immaginabili è quando gli stessi Consiglieri Comunali (addirittura di maggioranza!) si dichiarano all’oscuro di tutto e non ricevono risposte alle note scritte. Sulla questione abbiamo fatto più volte appello al Presidente del Consiglio, la Dott.ssa Valeria Mazzone, ma abbiamo ben compreso che la Nostra è occupata in altro, avendo inteso il suo ruolo come una sinecura. Siamo dolenti anche nel constatare che il Segretario Generale, la Dott.ssa Marianna Aloisio, che presumiamo sia anche il responsabile della trasparenza (al pari dei suoi predecessori), non sia ancora riuscito ad imprimere una svolta modificando il modus operandi del cerchio magico.

È così che, di silenzio in silenzio, lo scorso 27 maggio la Consigliera Nadia D’Introno con una sua nota scritta ha posto nuovamente all’attenzione di Sindaco, Presidente del Consiglio, Segretario Generale… (di tutta la “corte celeste” insomma) una serie di irregolarità riferite all’avviso di selezione del personale ASIPU – il “bando delle polemiche” – indicando però questa volta quale destinatario per conoscenza anche il Prefetto. Un Consigliere Comunale è stato costretto a “mettere velo” anche in Prefettura pur di avere attenzione! Non ci risulta comunque che ad oggi il Consigliere Comunale abbia ricevuto risposta.
Le richieste scritte del Consigliere Nadia D’Introno che giacciono senza risposta sono infatti più d’una e quel che lascia basiti è la protervia di chi continua a ignorarle sicuro di essere intoccabile. Ci stupiscono anche le pasionarie nostrane che abbondano dalle parti della CAP, pasionarie che, sempre pronte a battersi in difesa del protagonismo femminile, in queste vicenda tacciono. La brava Nadia infatti nelle sue missive e nei suoi interventi ha anche posto questioni riferite al mancato rispetto della parità di genere nella Commissione Esaminatrice della selezione per il personale ASIPU, Commissione composta da tre uomini, ma neanche in questo caso – da donna che parla di parità di genere – è riuscita ad avere la condivisione delle sue colleghe e delle associazioni che gravitano nell’orbita di De Benedittis.

Chiediamoci dunque: Nadia D’Introno è vittima di mobbing? A tutti gli effetti sembra che sia vietato risponderle così come è considerato sconveniente da molti e soprattutto da molte (mò ci vuole!) darle evidenza. In questa vicenda – a nostro sommesso avviso – gioca anche un fattore psicologico che è già emerso a più riprese e che è andato ben oltre il pettegolezzo, orientando le scelte dall’Amministrazione (si consideri ad esempio la querelle “Miss Italia”). Se infatti nella ideologia della CAP e nella sua rappresentazione il tipico “maschio alpha” – con il suo carico di spirito competitivo, ambizione, machismo… – è un individuo da respingere, ancora peggiore è la considerazione che si ha della “femmina alpha”, soprattutto laddove ella non si conformi ai canoni della “bellezza diversamente bella” in vigore in certi ambienti.

Alcune pasionarie della CAP, infatti, se condividono apertamente i movimenti di emancipazione femminile che si riconoscono nel rito collettivo dell’urinare liberamente per strada o in luoghi pubblici, non possono accettare che una giovane donna si faccia strada con le sue argomentazioni, il suo carattere e – per di più – abbia anche dalla sua una “bellezza convenzionale” che a loro – diversamente belle – appare come la vera nota stonata. Il mobbing cui Nadia D’Introno è soggetta non ha quindi il solo carattere dell’esclusione politica, ma si traduce anche in un qualcosa di molto più sottile e profondo quale solo menti abituate a instillare malizia, ammantandosi di bontà, possono praticare. Tutto questo viene fuori a spizzichi e bocconi nei social e nelle cosiddette “chat cloaca” interne alla CAP i cui lacerti però circolano liberamente.

In sostanza, Corrado De Benedittis quando parlava di trasparenza a cosa pensava? Qual è il modello di trasparenza cui tendeva? Intendeva diradare le ombre o alludere maliziosamente ad un effetto “vedo non vedo”? Sembra infatti che – gira e rigira – l’asino caschi sempre al solito punto: la rivoluzione che si propone è una rivoluzione del costume (non altro) dove persone con un carico di rabbia repressa sembrano ripetere: “Ora tocca a noi e vogliamo rivoltare il cesto assumendo a modello il nostro modo di vedere ed escludendo gli altri”. E’ la volta di Nadia D’Introno cui va la nostra solidarietà: chi sarà il prossimo o la prossima?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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