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Corrado e la processione che non cammina

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A Corato sussite un’usanza che a noi sembra del tutto normale e scontata ma che non trova riscontro in tutti i paesi vicini o, più in generale, nell’Italia Meridionale. Basterebbe infatti leggere qualche pagina del Verga per avere conferma del fatto che in molti Comuni le autorità politiche chiudono la processione, seguendo il “popolo minuto” e non precedendolo come avviene da sempre a Corato. Invece, nel nostro Comune – più che figurativamente – le autorità sono gli intermediari non solo delle questioni terrene, ma attingono anche al livello del metafisico, ponendosi tra il popolo devoto e il Santo, ed hanno il potere – come dice il volgo – “di fare piovere e nevicare” o “di fare le grazie” a chi ne faccia deferente richiesta.

Questo stato di cose – certo non determinato dall’Amministrazione De Benedittis – è risultato però nei fatti quanto di più congeniale al Sindaco e alla sua maggioranza in cui spiccano alcuni campioni che, dopo essersi stracciati le vesti in nome della laicità dello Stato quando erano all’opposizione, sono stati visti incedere compunti e compassati dietro al Santo con una tale compenetrazione nel ruolo da far intendere chiaramente agli astanti come il loro obiettivo non fosse altro che giungere a quel punto e che per questo scopo hanno ustolato per anni fuori dalle porte del governo cittadino da cui erano esclusi.
In ogni caso le processioni, gaudiose o dolorose che siano, hanno una caratteristica: camminano e, sia pur con passo lento e grave, arrivano alla meta. Se ci è lecito comparare un evento religioso con l’agire politico, potremmo al contrario dire che l’Amministrazione De Benedittis, sia pur con gran pompa e notevole apparato, non solo segna il passo – che sarebbe poco danno – ma dà costantemente l’impressione di “pestare l’acqua nel mortaio”, di compiere cioè un lavoro anche faticoso ma del tutto inutile ed improduttivo con l’aggiunta degli schizzi (che in questo caso però non hanno il colore trasparente dell’acqua) che si diffondono tutto intorno.
Un caso di scuola è rappresentato proprio dalla conduzione di ASIPU srl, azienda del Comune di Corato, che ancora oggi – a due anni dall’insediamento del Sindaco – è un oggetto sconosciuto che pesa sul bilancio comunale. Da più parti e in primis dal PD in questi ultimi mesi si sono levati appelli a che l’Amministrazione prendesse una decisione rispetto ad ASIPU, rilanciandola o chiudendola, chiedendo che la Giunta e il Consiglio Comunale approfondissero la questione e giungessero ad una determinazione. Nulla di tutto questo è accaduto e ad oggi, a fronte di un bilancio ASIPU del 2020 in perdita, di un bilancio 2021 non ancora depositato ma dichiarato in grave perdita nell’ultimo Consiglio Comunale, di un bilancio 2022 probabilmente compromesso in quanto nessuna consistente variazione di rotta sembra intervenuta nel frattempo, si corre il rischio che la “malattia” intacchi anche il bilancio del 2023, rendendo sempre più difficile qualsiasi opzione di salvataggio.
Questo però, dicevamo, è il primo aspetto (“La processione non cammina”), aspetto in cui, a fronte di tenui richiami alle responsabilità del passato ricorrenti in Consiglio Comunale, si registra l’assenza di decisioni degli Amministratori attuali, pur in presenza delle prese di posizione degli organi tecnici di Comune e ASIPU. L’assenza di decisioni in una situazione così critica è un primo livello di danno (potrebbe configurarsi il danno erariale?), ma non è neanche forse il male maggiore. Accanto a questo aspetto sembra assumere un peso rilevante la seconda valutazione ovvero si sta “pestando l’acqua nel mortaio”, intendendo che si intravede il concreto rischio che l’Amministrazione non abbia ben inquadrato il problema o stia operando implicitamente delle scelte non avallabili.
Siamo preoccupati inoltre a riguardo della condizione dell’Amministratore dell’ASIPU – l’avv. Renato Bucci – che a quanto ci è dato sapere continua a percepire il suo compenso a fronte di una situazione aziendale che assume sempre di più i contorni della bancarotta. Trattandosi di soldi pubblici e dopo le tante filippiche pronunciate dallo stesso Bucci dai rostri del Consiglio Comunale, ci chiediamo se l’Amministratore avverta l’imperativo morale di sospendere l’erogazione del suo compenso. Quando questa sensibilità manchi, lo invitiamo a considerare – vista la deriva della scialuppa di cui è ammiraglio – l’opportunità di astenersi dal percepire il suo compenso, precostituendo così già una linea difensiva a fronte delle inchieste che presumiamo verranno condotte.
Allo stato attuale infatti e pur in assenza di un bilancio ASIPU 2021 discusso e approvato in Consiglio Comunale, il Comune è costretto ad accantonare soldi dal suo bilancio (parliamo di cifre con molti zeri) per coprire i debiti di ASIPU nel caso in cui l’azienda dovesse risultare insolvente: sono soldi sottratti ai servizi e alle mirabolanti iniziative di questa Amministrazione, sono soldi dei cittadini che vengono destinati a coprire i buchi (non stradali ma di bilancio) di un’Azienda di cui ancora non si è deciso che fare.
Fino a quando potrà reggere un castello con le fondamenta così compromesse? Hanno inteso l’Amministrazione e il Sindaco che non avere un’idea chiara sul destino di ASIPU – arrestando la processione e pestando l’acqua nel mortaio – è già un livello di responsabilità?

 

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