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Corrado e la filosofia dell’Asipu

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L’economia sarebbe una bellissima forma di filosofia se non fosse ancorata a tempi certi – i mesi dell’anno – che in qualche modo cadenzano il fluire delle meditazioni. Infatti, chi ha una impresa, piccola o grande che sia, sa che i mesi da gennaio a giugno sono decisivi per definire l’andamento dell’esercizio, prima che tutto rallenti per la pausa estiva e senza fare troppo affidamento sull’ultimo trimestre, periodo in cui i margini di manovra sono sempre più limitati e si entra in una fase di consuntivo e predisposizione dell’attività per l’anno successivo.
In realtà, noi cittadini non sappiano se a Palazzo di Città abbiano meditato da gennaio a giugno sul destino dell’ASIPU, così come sappiamo molto poco di quel che l’ASIPU abbia effettivamente fatto in termini di operatività e che servizi abbia reso nel primo semestre dell’anno 2022. A dirla tutta non sappiamo neanche come si sia chiuso l’esercizio 2021, non essendo ancora disponibile e pubblicato il bilancio societario: ancora una volta con questa Amministrazione, in quella che doveva essere la “casa della trasparenza”, difettano le informazioni basilari.
Volgendola in positivo, il bilancio 2020, ultimo anno di operatività dell’ASIPU nel settore dei rifiuti urbani, si è chiuso con una perdita importante (465.437,00 euro) – superiore ad un terzo del capitale sociale; il 2021 doveva essere l’anno della riorganizzazione per arrivare al 2022 con prospettive chiare di sviluppo: questo è quello che tutti ci aspettavamo e auspicavamo.
A dirla tutta, anche con l’utilizzo del pungolo da parte del PD, di ASIPU si è parlato a Palazzo di Città, ma si è rimasti sulle generali: diremo, studieremo, faremo, prepareremo il piano industriale… Ma oggi cosa si è concluso o, per meglio dire, quali riscontri abbiamo noi cittadini? Pesano come un macigno i pareri espressi dai Collegi dei Revisori dei Conti e, in particolare, quanto affermato dai Revisori del Comune nel Verbale 139 del 14 dicembre 2021: “…Si ritiene opportuno e necessario che il Consiglio Comunale valuti, quanto prima, la possibilità, come previsto dalla normativa vigente, di attivare eventualmente la procedura di scioglimento della Società partecipata ASIPU S.r.l….”. È una campana che suona a morto e che avrebbe dovuto scatenare una reazione forte, o nella direzione dello scioglimento oppure nella direzione del rilancio, mobilitando tutte le risorse e le energie. Nulla di tutto questo sembra essere accaduto e la fucilata ha prodotto l’effetto di un buco nella stoppa.
D’altro canto, il buon Renato Bucci, Amministratore di ASIPU, sgambetta, si danna l’anima, fa quel che può, ma in assenza di indirizzi espressi dal Comune di Corato (la proprietà di ASIPU), naviga nella nebbia, riducendosi alla formulazione di piani industriali immaginifici in quanto non sostenuti da risorse certe o affidamenti definiti.
Diciamolo chiaramente: all’ASIPU servono due cose, la possibilità di sviluppare un fatturato con numeri che superano il milione di euro (e questo può essere fatto mettendo insieme una serie di servizi affidati dal Comune di Corato – dalla gestione cimitero alla manutenzione del verde per intenderci) e, soprattutto, la possibilità di fare utili importanti che consentirebbero di ripianare la perdita, ripulire il bilancio dai crediti deteriorati e fare investimenti.
Fare utili? Piano, questa è una cosa molto difficile per una società che non ha più personale, non ha più know how, non ha capacità di investimento ed è monocommittente, dipendendo dal Comune di Corato che, per canto suo, è obbligato a dimostrare che l’affidamento diretto ad ASIPU è vantaggioso rispetto al ricorso ad altra impresa privata. In sostanza, ASIPU è una scatola vuota gravata da vari problemi che per risalire la china ha bisogno di fatturare e fare utili potendo contare su un cliente – che è il suo proprietario – che per legge non può consentire che la sua partecipata sviluppi utili importanti. Un bel rebus da far la sua bella figura in un trattato di filosofia politica o di politica economica o di filosofia dell’economia.
A latere di tutto ciò possono essere svolte le attività di negoziazione con SANB SpA per ridefinire gli assetti, il recupero crediti e tutto quel che si vuole, ma sono attività lunghe e incerte quando invece c’è bisogno (o forse c’era bisogno) di una scossa immediata e della necessaria accelerazione per consentire all’aereo di decollare: allo stato attuale invece l’areo si è limitato a rullare, arrivando verso il bordo della pista e senza avere più spazio per prendere velocità.
Prendiamola pure con filosofia, sapendo però che la tecnica della “tela di Penelope” può essere stata utile per guadagnare tempo con i Proci, ma è difficilmente applicabile ai tempi dell’impresa..

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