Home Politica Corrado e la “Camicia del Sorcio”

Corrado e la “Camicia del Sorcio”

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In un articolo pubblicato lo scorso 20 novembre “CORRADO, UN SINDACO-PAPA“, avevamo delineato quelli che sarebbero stati gli scenari futuri in relazione alla crisi provocata dal PD Corato in seno alla maggioranza. Il Sindaco e il suo entourage in qualche modo hanno reagito ricevendo dalle segreterie regionali e provinciali del PD risposte non conformi alle aspettative, ma imbastendo una strategia che ha visto partecipi quanti nel PD non condividono la linea seguita dal segretario Di Girolamo e dal capogruppo Nadia D’Introno.

I dissidenti del PD, riuniti intorno agli Addario (padre e figlio), hanno infatti detto la loro, si sono mossi e stanno cercando di puntellare in qualche modo l’Amministrazione pencolante. Trattandosi del PD Corato e, in particolar modo, di quella componente del PD che ha un’età media superiore ai cinquant’anni, tutti possono intuire come siano andate le cose: è sufficiente riandare a “I Promessi Sposi”, testo mal compreso e mal studiato dai nostri protagonisti ma nel quale sono rimasti intrappolati al punto da ripetere inconsapevolmente lo schema letterario che hanno assimilato.
È andata pressappoco così. I dissidenti – Addario e altri – si sono riuniti (non certo presso la sede del partito) per discutere delle cause della crisi e della spaccatura difficilmente rimediabile tra Amministrazione De Benedittis e PD a conduzione Di Girolamo. “C’è una lega” – questa è la conclusione cui si sarebbe giunti. In altri termini, come nel ducato di Milano del ‘600 la carenza di grano non era dovuta alle difficoltà del momento e all’insipienza del Consiglio e del Governatore ma alle manovre della Francia che voleva colpire la corona di Spagna, così nella Corato contemporanea la questione non è nella complessità della gestione in relazione alle scelte errate del Sindaco o della Giunta, ma semmai nel comportamento di coloro che sottobanco sembra stiano facendo accordi con l’opposizione per preparare un nuovo cartello elettorale (la presunta “lega”).
Forti di questa convinzione, i dissidenti – allineati con il De Benedittis pensiero – hanno quasi certamente valutato l’idea di scrivere una missiva ai livelli regionali e provinciali del PD. Piano però, a questo punto sono intervenuti nella discussione uomini saggi e attempati che hanno opportunamente suggerito – prima di inviare la missiva – di farne parola con il conte zio del Consiglio Segreto che soggiorna in quel di Terlizzi. Si è fatta dunque l’ambasciata, lamentando il grave stato in cui versa il partito a Corato e facendo intravedere qua e là nel discorso il sospetto che tra tante macchine e inganni ci sia anche lo zampino dell’Innominato che è sempre al centro nel pensiero di costoro. Ricevuto l’imprimatur dal conte zio, la lettera sarebbe infine partita e sarebbe giunta a destinazione in un momento in cui si sta preparando il congresso cittadino che si terrà di qui a qualche settimana e in cui si discuterà anche e soprattutto della linea politica che il PD dovrà tenere nei confronti dell’Amministrazione De Benedittis.
Perché i nostri avrebbero scritto una lettera interessando i livelli superiori proprio in vista del momento in cui tutte le componenti del partito e i singoli iscritti potranno esprimersi e contribuire ad individuare la rotta da seguire? “E’ un passo e non è un passo”, direbbe il conte zio, si tratta insomma di politica sopraffina.
Se prima che la partita inizi una delle due parti si appella all’arbitro invitandolo a prendere coscienza della gravità della situazione è probabilmente perché proprio quella parte poi non accetterà il responso del campo in caso di sconfitta. Detta in altro modo, se l’asse Di Girolamo – D’Introno arriverà ad ottenere la maggioranza in congresso, la parte contrapposta capitanata dagli Addario farà valere le sue remore espresse già da lungo tempo, arrivando anche ad adombrare – se del caso – eventuali irregolarità addebitabili alla segreteria del partito nella gestione delle operazioni elettorali. Nella ipotetica lettera potrebbe essere contenuta l’affermazione che ci sono forze occulte che stanno operando in danno del Centrosinistra e che un loro eventuale successo porterà alla caduta dell’Amministrazione: a buon diritto pertanto i dissidenti continueranno a rimanere nel PD pur non sentendosi vincolati alle direttive della segreteria locale di cui hanno messo in luce e denunciato trame e interessi presunti. Il congresso quindi non risolverà un bel nulla, ma spingerà semmai ad un’ulteriore balcanizzazione del partito dove alla segreteria locale si contrapporranno altre forze – in questo senso sarebbe provvidenziale l’appello fatto al conte zio – che consentiranno ai dissidenti di fare un po’ come gli pare senza essere espulsi: un piede in due scarpe.
Si starebbe sviluppando cioè un gioco simile a quello della “camicia del sorcio” che si faceva da fanciulli, quando due giocatori muniti di uno spago allargavano e stringevano le maglie di un intreccio di fili che tenevano tra le dita: non vi era alcun risultato da raggiungere ma si trascorreva il tema mostrando l’un l’altro la propria abilità. Come se ne esce? Se il congresso verrà vinto dalla corrente Addario l’ipotetica lettera sarà un raro esempio di lungimiranza politica e dimostrerà come sia stato sventato un grande inganno, se invece la corrente Di Girolamo – D’Introno avrà la maggioranza quella lettera sarà il punto su cui farà perno la fronda interna per impiparsene delle direttive della segreteria pur rimanendo nel PD.
La patata bollente è tutta nelle mani di Attilio Di Girolamo – segretario del PD – che rischia di perdere il congresso e di uscirne scornato oppure di vincere il congresso e di uscirne sconfessato, non riconosciuto cioè da un altro consigliere comunale (altri due avevano già lasciato il PD) e dall’ultimo degli Assessori in quota PD che continueranno a pensare ai casi loro. Corrado, che probabilmente già da bambino eccelleva nel gioco della “camicia del sorcio”, gongola e sta preparando il discorso per dar man forte ai suoi, sapendo che tutto ciò che accadrà nel PD non potrà mettere in difficoltà la sua maggioranza che avrà comunque i numeri per andare avanti. Così facendo però Corrado stesso non si avvede di essere a sua volta in un altro “mastrillo” nelle parti del sorcio che continua a girare in tondo mentre il quadro politico intorno a lui si dissolve.

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