“Andiamo, dobbiamo parlare, ci vediamo tra 30 minuti” – una delle tante telefonate arrivate durante l’ultima campagna elettorale per le amministrative (2020). Un incontro tra persone che si conoscono e che, di tanto in tanto, si confrontano per fare il punto della situazione.
“Corrado, dunque?” – la domanda a bruciapelo mi viene posta con un leggero disappunto.
“Si, Corrado. … l’opportunità… la necessità… il cambiamento…” – sciorino il discorso tante volte ripetuto e aggiungo – “È pacifista” – facendo intendere che non solo non mi attendo atti ostili, ma semmai vicinanza e ascolto da chi ha quella matrice di pensiero.
“Pacifista quello?” – aggiunge il mio interlocutore – “No, te lo posso dire io, le cose stanno ben diversamente. Te ne accorgerai”.
Le mie frequentazioni con Corrado non risalgono a tempi molto remoti e del resto sono state sempre abbastanza superficiali; tutti sappiamo invece che la vera natura di una persona è nota a coloro che la hanno conosciuta fin dall’infanzia e del resto è risaputo anche come questa natura, con l’andare degli anni, non muti nella sostanza, ma si ricopra semmai di strati di esperienza, furbizia, simulazione… o anche del giusto tentativo di correggere alcuni difetti, difetti che però inevitabilmente riemergono in talune circostanze. Una bella pulce nell’orecchio, insomma, uno di quei pensieri che rimangono lì, inerti e inoffensivi, ma che poi si attivano quando l’accaduto sembra conformarsi a quanto noto in anticipo.
In ogni caso i messaggi di Corrado e le sue parole erano chiare e tali da non lasciare dubbi: “Uniamo le forze”, dove nell’unione si presuppone il riconoscimento e la valorizzazione della diversità.
È andata invece come tutti sappiamo e come tutti i commentatori riferiscono: chiusura totale al punto da negare il diritto di cittadinanza politica, “se non sei dei nostri allora non esisti”.
Siamo stati ingannati?
A oltre 12 mesi dalle elezioni direi proprio di sì, siamo stati ingannati e abbiamo creduto a parole che nascondevano un pensiero differente oppure pronunciate da chi poi, stretto tra tante pressioni, non ha avuto la forza per imporle ai suoi stessi sostenitori. In questo, presupponendo cioè che Corrado volesse tener fede a quanto detto ma che gli sia stato impedito, vorrei lasciare ancora un po’ di spazio alla buonafede, anche se così facendo mi rendo conto che se un Sindaco opportunista e camaleonte non è un bene, un Sindaco in balia degli estremismi della sua fazione è un male peggiore.
In ogni caso, sia come esser si voglia, le conclusioni sono certe: la storia di Corrado De Benedittis Sindaco finisce qui, in questa consigliatura. Nel caso egli intenda ripresentarsi gli mancherà l’appoggio popolare e di tanti che, non facenti parte della sua fazione, hanno comunque creduto in un più generale tentativo di cambiamento ed evoluzione della comunità. Questa stessa consigliatura, a ben vedere, è compromessa al punto da far prevedere la sua conclusione prematura e repentina, ma di questo semmai riparleremo.
Ancora più grave e incerta è la situazione della Città. A fronte di un marcato declino che è innanzitutto calo demografico con la perdita della popolazione giovane e attiva, questa Amministrazione si permette il lusso di epurare, eliminare, azzerare la partecipazione e il contributo di quanti, pur inseriti a pieno titolo in realtà professionali, imprenditoriali e della pubblica amministrazione con respiro regionale o nazionale, non siano di stretta osservanza. Altri ancora, in posizione di assoluta rilevanza nel loro settore lavorativo, dichiarano la mancanza totale di confronto, di dialogo o anche di ricerca del dialogo, quasi un’assenza di feeling insomma. Siamo al punto in cui anche talune associazioni comunicano pubblicamente il loro malessere sentendosi discriminate o non accolte.
Può un’Amministrazione a fronte di sfide così importanti e delicate o di occasioni uniche, come ad esempio la gestione del PNRR, sentirsi autosufficiente e fare a meno dell’apporto di tanti ovvero valutare il contributo che può essere dato alla luce di simpatie politiche vere o presunte?
Sei amico di Nichi? E allora sei buono. Sei amico di Michi? Benino, ma sei già parecchio sospetto. Sei amico di Feluccio? E allora a morte, a te e a tutta la tua famiglia. Non siamo ancora giunti alle liste di proscrizione… ma chissà?
Da ultimo, un Sindaco cui sono stati messi tanti paletti – quello no, quell’altro non va bene, quello ancora non è simpatico… – come può muoversi agevolmente nello scacchiere della Città Metropolitana o nel contesto regionale? Da chi verrà riconosciuto e con chi potrà parlare apertamente? Anche questi interrogativi pesano e le notizie che arrivano non sono affatto confortanti.
Le nostre vicende umane e personali sfumano rispetto all’interesse collettivo e comunque sia la fascia tricolore è stata assegnata. È andata come è andata, ma ora – nell’interesse di tutti – non possiamo far morire la Città di inedia e di rassegnazione: un sussulto, un colpo di reni, un ruggito la nostra comunità dovrà pur esprimerlo. L’Amministrazione e il Sindaco tacciono o sono incapaci, al di là delle intenzioni, di concepire un disegno di largo respiro? Vogliamo ancora sperare che anche il camaleonte esprima il suo verso.