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Corrado e il potere dei selfie

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Il Sindaco, pur avendo un nutrito staff a sua disposizione, sembra curare direttamente i suoi profili social impegnandosi nella pubblicazione delle varie notizie che riguardano la sua attività di amministratore, postando foto e selfie, rispondendo ad alcuni cittadini (non a tutti) e passando in rassegna, contandoli premurosamente, i suoi like. E’ un’attività che, condotta nelle proporzioni in cui il Primo Cittadino la conduce, assorbe non meno di alcune ore ogni giorno. Si tratta di un impiego di tempo non affatto secondario tanto più che i social stessi sono stati utilizzati dal De Benedittis a più riprese per esternare pensieri – prevalentemente notturni – che paventavano tentativi di boicottaggio o di condizionamento del suo operato, tenendo così in scacco la Città e i media locali per alcuni giorni o settimane ogni volta.

Perché? Tutti utilizziamo i social, a volte in modo distaccato a volte in modo compulsivo, pubblicando ciò che può proiettare una nostra immagine accattivante: lo facciamo in modo istintivo o per calcolo e in qualche modo cerchiamo di mostrare come siamo belli, intelligenti, ricchi, circondati da affetto… C’è sicuramente una punta di narcisismo o di vanagloria in tutto questo; si tratta in ogni caso di dinamiche umane – troppo umane. Nel caso del Primo Cittadino è però diverso, egli infatti potrebbe – se di vanagloria si tratta – utilizzare i canali istituzionali e i media locali per far parlare di sé, delegando ai professionisti il compito di comunicare, e concentrandosi sul suo ufficio. Il suo narcisismo – se di questo parliamo – ne verrebbe ancor più lusingato in quanto sarebbero altri a cantare le sue gesta e non egli stesso come ora gli accade di fare.
C’è dunque dell’altro e non siamo di fronte unicamente ad un’esternazione istintiva o ad un tentativo di seduzione via social dell’elettorato. Riflettendo sulla questione ne è venuto fuori il ragionamento che segue, tirato su un po’ con gli argani se vogliamo, ma al quale non sembra mancare la concatenazione.
Per il nostro Corrado sembrano esistere due spazi relazionali, uno è quello reale – fatto anche di situazioni spiacevoli, di gente contrariata o contraria al suo modo di agire, di persone scettiche o prevenute… – l’altro è quello virtuale dove il Sindaco mostra il meglio di sé, intrattiene rapporti con i cittadini, interagisce con i profili dei grandi della terra ricevendone la giusta considerazione, elimina e banna tutti coloro che possono infastidirlo. Lo spazio virtuale è molto più accattivante e su di esso sembra che il Nostro abbia costruito una precisa simbologia.
Il Sindaco nel suo ufficio esercita un potere sullo spazio reale e proietta la sua immagine in uno spazio virtuale dove si trova a suo agio e dove i vari problemi sembrano trovare una soluzione da soli vivendo di vita propria; il selfie allora, pratica cui il Sindaco ricorre in modo compulsivo, è il punto di contatto tra i due mondi, una sorta di stargate che mette in relazione un mondo con l’altro, “il potere temporale” del Sindaco con il “potere spirituale” del guru o, come si dice oggi, dell’influencer. Fare un selfie è quindi per il nostro Corrado non una semplice rappresentazione del reale, ma un atto demiurgico in cui si dà una vita propria al fatto in un’altra dimensione, assumendo che – per questa stessa azione – il fatto rappresentato abbia già di per sé un suo completamento. Il Sindaco – una volta fatto il selfie – è convinto di aver affrontato e risolto il problema e per questo gli appaiono sgradite e incomprensibili le critiche di coloro che, volendolo riportare nella dimensione reale, gli fanno notare che, al di là dell’annuncio, non si è fatto nulla.
Seguendo la metafora, abbiamo parlato di potere temporale e potere spirituale: essi non sono tutto se non c’è il “potere ecclesiastico” – essere l’influencer degli influencer – che li completa. Il Sindaco cioè non vuole essere solo colui che è in grado di sciogliere o legare nel mondo virtuale e in quello reale, ma vuole la primogenitura rispetto a tutti coloro che hanno un potere analogo. In questo senso può essere letto l’affidamento tanto travagliato della comunicazione istituzionale ai media locali: tutti fanno corteggio al primus minister rispetto al quale sono tributari e vassalli. Va da sé che il giornale da cui scrivo – Il Quarto Potere – ponendosi extra ecclesiam e non accettando contributi, abbia ricevuto la scomunica.
Il potere temporale, il potere spirituale e quello ecclesiastico: la simbologia del triregno è completa.
Quanto fin qui esposto potrebbe sembrare una critica all’operato del Primo Cittadino, ma è semmai un tentativo di inserire in un quadro logico il comportamento del nostro Corrado, dimostrandone la coerenza e la perfetta aderenza a quelli che erano e sono i suoi obiettivi.
Queste poche righe vogliono essere piuttosto un gesto di umana pietà verso quelli, me compreso, che hanno sostenuto De Benedittis, pensando di eleggere un Celestino V e ritrovandosi ad analizzare il suo comportamento con la simbologia propria di un Bonifacio VIII o di un Giovanni XXII. Abbiamo capito poco nel 2020 e del resto – mi chiedo soprattutto oggi – quali sono le alternative?

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