Il bello di questa Amministrazione – lo abbiamo sempre detto – è la filosofia unita alla diversità di ispirazione che in essa si percepisce. Il Sindaco, infatti, potrebbe essere un seguace della dottrina neoplatonica, tutta protesa nell’affermare il potere generativo della parola e – tradotta in termini moderni – anche delle immagini con cui ci si esprime (i famosi “selfie”).
L’Assessore Gennaro Sciscioli, ad esempio, ci sembra piuttosto uno dei discepoli di un qualche filosofo stoico che, con l’applicazione costante della dottrina tramandata, sia riuscito a raggiungere lo stato perfetto della atarassia ovvero dell’assenza di timori e preoccupazioni. Lo diciamo subito: nei prossimi mesi terrà banco la questione bilancio che, ancora sottotraccia, esploderà a breve e comporterà – nella migliore delle ipotesi – un conto salato a carico di tutti i contribuenti. Noi, facendo mentalmente i “conti della serva” in riferimento a tutti gli aumenti di spesa subiti dall’Ente, siamo preoccupati: l’Assessore al ramo – il dott. Gennaro Sciscioli appunto – si mostra ancora serafico in Consiglio Comunale, beato lui!
Aggiungiamo che della filosofia stoica come anche di quella neoplatonica noi abbiamo la massima considerazione: entrambe infatti presuppongo l’esistenza di una legge morale che è codificata e rispetto alla quale bisogna sempre rapportarsi senza tener conto dei casi e della qualità delle persone. Un’azione può essere valutata come giusta o sbagliata a prescindere da chi l’abbia commessa e questo comporta per i seguaci delle due dottrine un costante raffronto tra ciò che si fa e ciò che si dovrebbe fare alla ricerca del continuo perfezionamento.
Accade però che la maggior parte dei liberi pensatori che circolano dalle parti della CAP – il contenitore elettorale che ancora sostiene De Benedittis – siano di tutt’altro avviso e preferiscano semmai adattarsi ad essere discepoli di quei sofisti che in età classica diedero il meglio di sé.
Cosa sostenevano i sofisti? Su ogni questione possono farsi discorsi duplici (dissòi lógoi), intendendo che il bene o il male non esistono di per sé ma dipendono dall’osservatore che valuta l’azione e che cerca se necessario di tirare acqua al suo mulino. I sofisti, che a differenza dei filosofi precedenti offrivano i loro precetti dietro compenso, sono mutevoli, cangianti e possono parlare di una stessa azione valutandola oggi come il male assoluto e domani come un miracolo dispensatore di ogni bene.
Si ha pertanto che quella che era una presunta pratica comune nella immaginifica e vituperata “età dell’oro” assurga oggi al livello di prassi di buon governo: gli affidamenti senza un delibera a monte, le selezioni sartoriali e tagliate su misura, la mancanza di trasparenza degli atti, le lacune nell’articolazione del procedimento amministrativo… sono fatti commendevoli o, al massimo, peccati veniali se il fine è buono e se l’artefice è persona per sua intrinseca natura al di sopra di ogni sospetto.
I nostri sofisti vanno anche oltre. Se qualche ingenuo infatti si arrischia a far notare che se così fan tutti non ha senso aver sostenuto e promosso una presunta rivoluzione, si sollevano scandalizzati e iniziano a vociare: “Ma dove vai badando?”, “Hai rotto con questa rivoluzione!”, “Non è rivoluzione ma rinascimento”… dal che il povero malcapitato inizia a chiedersi cosa possa essergli sfuggito, arrivando poi alla conclusione che è meglio fare parte per se stesso.
In realtà chi se la passa peggio di tutti è proprio chi sofista non è e non può nemmeno estraniarsi da quella variopinta congrega di spiriti bizzarri in cui il destino lo ha incastrato: neoplatonici e stoici sono in difficoltà. Il Sindaco, in particolare, gira come una trottola e gioca il prestigio che ancora conserva assumendo su di sé il peso di scelte che in parte ha subito e in parte non ha valutato nella loro complessità. Il buon Corrado fa quel che può: corre di qua, scrive di là, parla con Tizio e con Caio, sfida a viso aperto il vento contrario e paga di persona. Probabilmente inizia anche a comprendere che in alcune vicende si è fidato troppo di chi non meritava considerazione e che in altre questioni avrebbe fatto meglio a rallentare il corso degli eventi per comprendere a fondo quel che accadeva, ma che può fare? Oramai la nave è incamminata e con i tempi necessari per apportare le correzioni di rotta c’è il serio rischio di sbattere su un qualche scoglio e venire sbalzato rimanendo con il cerino in mano.
Corrado è nei pasticci e, mentre avverte lo sgretolarsi costante e inesorabile di quel piedistallo su cui credeva di potersi innalzare con fiducia, probabilmente inizia a chiedersi: “Chi me lo ha fatto fare?”, rimpiangendo i tempi in cui da professore poteva fare alto e basso nella sua classe e dire quel che gli passava per la testa senza nessuno che gli contasse le virgole e gli correggesse i riferimenti storici e politici strampalati.
Coraggio Corrado, siamo oltre il giro di boa e anche se nei prossimi mesi tutti i nodi arriveranno al pettine non è lontano il tempo in cui potrai tornare alla vita di prima, salvo che qualche malconsigliato non ti suggerisca di candidarti alle prossime regionali e che tu, in un altro impeto della tua indole generosa, accetti nuovamente il calice che ti viene offerto.