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Corrado e i 15 consiglier*

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La maggioranza che sostiene l’Amministrazione si compone di 15 consiglieri, includendo anche tre componenti del Gruppo Misto già facenti parte di formazioni di Centrosinistra.

In qualsiasi gruppo la diversità è ricchezza in quanto consente di incrociare esperienze, storie, vissuti e conoscenze: questo assunto vale in genere ed è sicuramente condiviso da tutti gli esponenti che siedono nella massima assise cittadina. La realtà – al di là delle belle parole – anche in questo caso è ben diversa.
La caotica, chiassosa e per nulla gioiosa maggioranza che sostiene il Sindaco è infatti costituita unicamente da due categorie professionali: i dipendenti (in prevalenza dipendenti pubblici) e i liberi professionisti (avvocati, commercialisti, ingegneri, architetti…). Sono del tutto assenti in quel che vuole identificarsi come il “governo dei filosofi” le categorie produttive: commercianti, artigiani, imprenditori, agricoltori, ristoratori, albergatori… quasi che l’amministrazione della Città non fosse cosa loro. In tutto ciò – è necessario dirlo – la responsabilità non è degli eletti che si sono messi in gioco, ma di coloro che non si sono neanche candidati: il destino degli imprenditori – se non si candidano – è purtroppo quello di essere governati dai filosofi.
Sia come sia, se assumessimo come valore la diversità che in questo caso sarebbe poi una vera e propria noodiversità, dovremmo concludere che questa maggioranza è assai povera e riflette un’immagine di sé che contrasta con lo spaccato della Città reale. Certo tutti possono apprendere (anche i filosofi) e, se animati da una reale volontà di ascolto, giungere anche a farsi carico di questioni e problemi molto lontani dalla loro esperienza: ma quanto tempo ci vuole per apprendere e attraverso quanti e quali errori si arriva alla consapevolezza partendo da zero?
Una maggioranza più equilibrata certamente non avrebbe preso a cuor leggero la mazzata inflitta con la TARI alle piccole attività produttive, mazzata che ha prodotto un aumento effettivo del tributo di oltre il 30% tra il 2021 e il 2022. Si sarebbero cercate e praticate semmai tutte le soluzioni possibili, evitando di cavarsela con un’alzata di spalle come a dire: “Non è fatto nostro”.
Una maggioranza composta da persone abituate a realizzare e ad impegnarsi su progetti rilevanti avrebbe fermato il Sindaco, evitando il ridicolo, quando con la politica dei selfie ha dato risalto ad attività insignificanti (anche la potatura di una siepe), contrabbandandole per punti di svolta dell’azione amministrativa.
Una maggioranza abituata a misurarsi ogni giorno con la complessità della realtà avrebbe avuto più equilibrio nelle valutazioni, nelle relazioni, nelle esternazioni, comprendendo come la parola e l’idea progettuale non bastino se poi qualcuno non si mette sotto le stanghe e tira il carro.
Insomma, il danno è fatto e – ripeto – non possiamo addossare la colpa solo agli eletti che, con tutti i loro limiti, hanno comunque scelto di mettere a disposizione il loro tempo. In ogni caso, valutati e pesati gli interlocutori e considerato che non si può cavare sangue da una rapa, rimane il nodo del da farsi, ritenendo la situazione cittadina in stallo conclamato. La maggioranza scricchiola ma non cede (opera ancora un qualche collante e temo non sia quello ideologico) e al contempo la macchina è ingolfata e non procede: i cittadini mugugnano, si lamentano, arrivano a maledire la mano che ha messo la croce sulla scheda elettorale, ma in sostanza non possono far altro che pagare, subire e sperare. Non vi sono infatti progetti politici alternativi, situazione che determina in tutti il sorgere di una domanda legittima: “Far cadere De Benedittis per eleggere chi?”.
Così facendo la Città arretra, si spopola di risorse ed energie con un decremento costante della popolazione residente che dura ormai da qualche anno, si impoverisce e ogni bottega che chiude lascia il posto ad un cartello “fittasi” che ingiallisce nel tempo. “Un negozio non è solo un negozio” dice De Caro a Bari, mentre De Benedittis a Corato sembra lanciare una crociata iconoclasta verso tutto ciò che è impresa, libera iniziativa, concorrenza, merito… per fare che? Per pronunciare belle parole che sfarfallano ma che appena toccano terra svaniscono come la neve a maggio? La Città si sta addormentando nella calura estiva, si spera che qualcuno – in riva al mare – vigili.

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