Siamo tutti inadeguati rispetto alle sfide che ci attendono. Se ne ha conferma costantemente nei Consigli Comunali, nel dibattito politico, nei commenti sui social, negli articoli della stampa: le buche stradali, la potatura delle siepi, le condizioni del prato… quasi che – risolti questi piccoli problemi – tutto il resto sia rispondente all’idea di fondo di tanti, “Corato è il miglior paese”.
Il Sindaco gongola e ci va a nozze quando gli vengono poste questioni di piccolo cabotaggio, innanzitutto perché ha la “pezza a colore” (“Quelli che stavano prima…”) e in secondo luogo perché gli viene data occasione di magnificare le sorti progressive della Città che grazie al suo avvento prospera e riluce delle opere che una moltitudine di artieri stanno approntando.
Le cose stanno ben diversamente e i dati ISTAT ce ne danno ogni anno triste conferma: Corato, con le sue olive e i prodotti tipici sul gran pavese, con i suoi pezzi da 90 schierati e lustri, affonda inesorabilmente. Corato dal 2017 al 2020 ha perso mille abitanti, nonostante l’apporto degli immigrati; a Corato i bambini in età compresa fra 0 e 4 anni sono esattamente la metà degli adulti di età compresa fra 50 e 54 anni; Corato perde ogni anno molti giovani di età compresa fra i 20 e i 34 anni, giovani che qui hanno studiato ma poi scelgono o sono obbligati a trasferirsi altrove. Con questo trend Corato fra 20 anni sarà un Paese popolato di ultrasettantenni dove un contributo alla riduzione dell’età media potrà essere dato unicamente dalla presenza di un buon numero di badanti.
Se poi per nostra ventura volessimo allargare l’orizzonte e non considerare unicamente quella porzione di globo che dal Santuario della Madonna del Pozzo arriva al Santuario della Madonna dello Sterpeto, area geografica in cui vantiamo la nostra primazia, ci renderemmo conto presto e bene di quanto in ritardo siano il nostro sistema e la nostra economia. La Puglia e il Sud Italia in generale sono tra le aree più povere di Europa, lontane anni luce da alcune Regioni del Nord Europa e già superate da alcune Regioni dell’Est nel volgere di 20 anni: i dati elaborati da Eurostat non lasciano dubbi (il PIL medio procapite della Repubblica Ceca o della Slovacchia, ad esempio, è superiore al PIL medio procapite della Puglia). Al di là delle statistiche, in ogni caso, il viaggiatore si rende immediatamente conto visitando periodicamente la Polonia, l’Ungheria, l’Albania… – Regioni dove 30 anni fa l’economia era di sussistenza e centrata sull’autoproduzione – di quanti e quali progressi siano stati compiuti dai Paesi a noi vicini e di come noi si sia rimasti grosso modo agli standard degli anni ’80.
Eppure, a fronte di dati così chiari, accessibili e conclamati, tutti preferiamo bearci di altro e, simili ai Lotofagi incontrati da Ulisse nell’Odissea, ricerchiamo la nostra pace nell’oblio: va tutto bene, siamo i più bravi, i nostri prodotti tipici sono i migliori… e continuiamo a importare grano dal Canada, animali da carne dalla Polonia, olio dai Paesi del Mediterraneo, latte e derivati dalla Germania, pesce dall’Asia, imbandendo ricchi banchetti che di tipico e tradizionale hanno ben poco. Finché la barca va è meglio continuare a nutrirci del fiore che dà l’oblio?
Il Sindaco è felice, tutto sommato. Sì, c’è qualcuno che protesta… le buche stradali, la potatura delle siepi, le condizioni del prato… ma nessuno in fondo che gli dia una bella mazzata “ferma ferma” e che lo riporti alle sue sostanziali responsabilità: qual è il futuro della nostra comunità e cosa sta facendo un’Amministrazione di sinistra per invertire la tendenza sopra descritta? Intendo, quali sono le politiche di fiscalità locale che si stanno mettendo in campo per favorire alcuni processi o sfavorire alcune distorsioni, qual è la politica abitativa per le giovani coppie e per chi non ha uno stipendio fisso, quali sono i servizi innovativi che si stanno proponendo per invertire un trend della natalità così infausto? La partecipazione? Ci sono volute due interrogazioni consiliari affinché il Sindaco rendesse noti ai Consiglieri (ai Consiglieri!) i bandi a cui il Comune si è candidato: al di là della sostanza (i progetti più o meno fattibili), è il metodo con cui si lavora che ancora una volta è di assoluta autoreferenzialità e chiusura.
Che speranze possiamo avere se i nostri intellettuali, la nostra classe dirigente, i nostri amministratori non riescono a guardare oltre il loro naso e scelgono sempre la via comoda e breve, solleticando il basso ventre degli elettori?
La barca affonda, l’orchestrina suona e quel frontman del Sindaco fa sentire la sua voce, alternando il falsetto al do di petto.