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Corrado: debole con i deboli e debole con i forti. A chi la fregatura?

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Lo scorso 31 maggio in un’assise in cui la minoranza era assente i Consiglieri Comunali di Centrosinistra – senza alcun dibattito – hanno approvato una TARI (Tassa Rifiuti) dall’importo di oltre 9 milioni di euro con un aumento di circa 240.000 euro rispetto all’anno precedente. In assenza di una discussione pubblica ci permettiamo alcune riflessioni che forse potranno essere di interesse per alcuni.

L’aumento della TARI è conseguenza di una pluralità di fattori e in ogni caso non è determinato da una volontà esclusiva dell’Amministrazione in quanto concorrono alla definizione dell’importo i dati oggettivi e le valutazioni espresse oltre che dal Comune e dalla SANB SpA anche da AGER Puglia, l’agenzia regionale che ha il compito di validare il piano economico finanziario. I compiti specifici del Comune sono altri e riguardano la ripartizione del carico del tributo fra tutti i contribuenti secondo criteri di proporzionalità ed equità. In sintesi, al Comune, una volta che sia stato definito l’importo complessivo della TARI, compete la tariffazione degli utenti. Lo ribadiamo e precisiamo: la ripartizione del tributo a carico delle utenze è compito esclusivo del Comune.
Anche l’attività di tariffazione che compete al Comune è in ogni caso disciplinata da leggi e decreti e non è affidata unicamente alla volontà dell’Amministrazione e dei suoi tecnici: in Consiglio Comunale è infatti emerso chiaramente come i Consiglieri rimasti altro non avessero da fare che alzare la manina, essendo già tutto deciso senza alcuna discrezionalità (è un fatto tecnico!) e quindi immodificabile. E’ veramente così? Il Consiglio Comunale non ha alcuna potestà oppure al Consiglio Comunale è stato servito un piatto con l’avvertenza “O mangi questa minestra oppure ti butti dalla finestra”?
Il punto di partenza è dato dalla ripartizione del carico tributario – i 9 milioni di euro – fra le utenze domestiche (le famiglie) e le utenze non domestiche (le partite IVA ovvero imprese, industrie, esercizi commerciali, professionisti…). La ripartizione non è capotica ma disciplinata dalla norma che prevede l’applicazione di una formula matematica: nei documenti elaborati dal Comune non si ha evidenza del calcolo e non si comprende come nel 2022 sia stata posta a carico delle partite IVA la copertura del 25,50% del tributo a fronte del 23,07% dell’anno precedente. Secondo il Comune quindi nel 2022 le imprese “pesano” di più – vorremmo capire in base a quale applicazione della formula prescritta, ma in ogni caso prendiamo per buono il risultato.
In sostanza accade questo: la TARI complessivamente aumenta e aumenta in proporzione il peso che dovranno sostenere le imprese ovvero – in considerazione dei numeri in gioco – tutto l’aumento è scaricato sulle partite IVA, mentre al contrario le famiglie – pur in presenza di un aumento complessivo dei costi – ricevono una piccola riduzione. Va ancora bene, ma c’è dell’altro.
L’Amministrazione effettua un’altra valutazione (anche questa obbligata?): viene esclusa la corresponsione del tributo (ovvero non pagheranno più la TARI) le grandi imprese o in termini tecnici “le imprese industriali con capannoni di produzione”. Anche qui senza entrare nel merito (ci sarebbe molto da dire) prendiamo per buona questa valutazione.
Il puzzle si compone quindi in questo modo: le famiglie (indichiamole come i DEBOLI) non vedono aumentare il tributo anzi in alcuni casi ricevono una piccola riduzione, le grandi imprese (i FORTI) vengono esentate dal tributo… ma il tributo da un punto complessivo aumenta: a chi la fregatura? La fregatura è tutta a carico delle piccole imprese, degli artigiani, dei commercianti, dei ristoratori, dei professionisti… che vedono in un anno aumentare il tributo del 18%, tributo che già prima per alcune attività pesava nell’ordine delle migliaia di euro all’anno e, in taluni casi, delle decine di migliaia di euro all’anno.
Messa in politichese (maledetto vizio!), l’Amministrazione di Centrosinistra ha tutelato le famiglie ed ha avuto un pensierino per le grandi aziende dove tutti – Centrodestra e Centrosinistra – possono contare sui “grandi elettori”, rifilando la cicala al popolo delle partite IVA che solitamente rappresenta – a Corato sicuramente – lo zoccolo duro del Centrodestra. È andata veramente così? Così almeno sembra e negli effetti il quadro che si è combinato ha una sua logica.
Non è andata così e siamo difronte ad un insieme di concatenazioni obbligate? L’Amministrazione fughi ogni dubbio numeri alla mano e ricordi, comunque, che entro il prossimo 30 giugno può apportare dei correttivi a quanto deliberato come evidenziato nella nota inviata dall’AIC (Associazione Imprenditori Coratini) lo scorso 8 giugno. Nel caso in cui l’Amministrazione non intenda mettere mano alla delibera assunta e non voglia prendere su di sé l’onere della concessione di alcuni sgravi, spero avrà almeno la lungimiranza per valutare gli effetti della decisione presa, effetti che apprezzeremo negli anni a venire e che riguarderanno tutti noi e anche chi siederà in quel tempo sullo scranno di Palazzo di Città.

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