Il Legislatore ha disposto che nella sezione Trasparenza di ogni Ente siano pubblicati i redditi degli Amministratori. Corato, che non è ancora stata proclamata principato indipendente, dovrebbe seguire questa regola.
Le intenzioni della norma sono quelle di mettere tutti i cittadini in condizione di verificare il reddito di un amministratore all’inizio del mandato confrontandolo con quello di fine mandato per acclarare eventuali inspiegabili arricchimenti o anche per stabilire il cosiddetto “coefficiente di miracolo”, ovvero il fattore per il cui il reddito ante carica politica deve essere moltiplicato per arrivare al reddito attuale. Nella passata Legislatura alcuni Parlamentari hanno reso evidente un “coefficiente di miracolo” anche superiore al X10, dimostrando che prima di diventare Senatori o Deputati avevano trascorso la maggior parte del loro tempo bevendo qualche birrozza al bar con gli amici: i risultati poi si sono visti e si vedono ancora.
La regola vale a Sondrio, a Bergamo, a Pesaro e anche a Bari, tant’è che la Gazzetta del Mezzogiorno ha pubblicato proprio nei giorni scorsi un articolo sul tema, presentando i redditi dichiarati dai Consiglieri Regionali (redditi 2023!) e non lesinando bacchettate a chi ha fatto male i compiti a casa (https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/puglia/1466167/ecco-i-super-ricchi-del-consiglio-regionale-di-puglia.html). Vorremmo fare la stessa cosa anche a Corato, ma – ancora una volta – la tanta decantata e annunciata trasparenza di questa Amministrazione è ben al di sotto non solo dei buoni propositi ma anche di quanto stabilito per legge.
In quattro anni di mandato infatti, pur ammettendo che è difficile tenere al passo alle mille incombenze, si sarebbe almeno potuto rimettere in ordine il 2020, il 2021 o anche il 2022… ma niente: a gennaio 2024 la pagina Trasparenza del sito del Comune presenta un guazzabuglio di documenti senza alcun filo conduttore e senza possibilità di confrontare dati omogenei (http://trasparenza.comune.corato.ba.it/ – sezione Organizzazione – sottosezione Titolari di incarichi politici, di amministrazione, di direzione, di governo).
C’è chi ha presentato alcune dichiarazioni dei redditi e chi nessuna: dell’Assessore Concetta Bucci ad esempio – forse è un nostro limite – non siamo riusciti ad individuare alcuna documentazione reddituale. C’è chi presenta la documentazione reddituale ad anni alterni, c’è chi ne presenta estratti, c’è chi usa il bianchetto per coprire alcuni dati, c’è chi ha presentato la dichiarazione 2020 con dati quindi riferiti al 2019 e chi invece solo quella del 2021 con dati riferiti al 2020, quando cioè era già in carica. Ognuno fa come meglio crede o non fa, credendo che sia meglio, senza che nessuno vigili e segnali quanto avviene a chi dovere per gli opportuni provvedimenti. Il Presidente del Consiglio, la simpatica Valeria Mazzone, più volte punzecchiata dalla nostra testata in merito a questa vicenda che si trascina ormai da anni, a volte fa finta di intendere, altre volte si gira dall’altra parte protestando di avere cose più importanti cui badare e altre volta ancora si dichiara non informata.
E così di mese di mese, di anno in anno, anche questo adempimento langue e giace nel dimenticatoio, divenendo quasi immagine del tradimento dei presupposti elettorali da cui questa Amministrazione era partita: dalla promessa del palazzo di cristallo siamo giunti alla concreta e solida realtà del bunker in cemento armato.
Si tratta di semplice incuria o questa mancanza cela un proposito preciso? Nei fatti la non pubblicazione dei redditi o la pubblicazione parziale degli stessi evidenzia – da quel che si riesce a comprende – non tanto il benessere di alcuni quanto l’indigenza (siamo ben oltre la povertà) di altri. Versare in una condizione di povertà non è una colpa ed è comunque una situazione reversibile: tutti possono avere dei momenti positivi e degli altri critici o in cui i redditi calano vistosamente. Il fatto però che diversi professionisti che fanno parte della maggioranza consiliare e della Giunta De Benedittis stentino ad “accocchiare” i cinquecento euro netti al mese sulla base dei redditi dichiarati fa un po’ riflettere: hanno tutti partecipazioni societarie ovvero fonti di reddito non note oppure più d’uno “campa alla speranza di Cristo” essendo a carico del coniuge o degli anziani genitori? Comprendiamo bene la situazione dei più giovani che certo hanno bisogno di anni per ingranare, ci fa specie però il caso di alcuni ultracinquantenni con oltre venti anni di professione alle spalle: siamo certi che un professionista che non riesce a vivere dalla sua professione possa essere definito di “alto profilo” come il Sindaco ha dato ad intendere? Certo, la ricchezza o il benessere non sono l’unico indicatore della qualità professionale, ma – ciò posto – si dovrebbe avere almeno un reddito paragonabile a quello di un lavoratore dipendente o superiore a quella che è la soglia della povertà altrimenti – se cioè ad esempio l’indennità di Assessore diventa di fatto l’unica fonte di reddito – il problema è politico più che strettamente personale. Come potrà mai ragionare in modo indipendente e libero una persona a cui è detto “o mangi questa minestra o ti butti dalla finestra”? E’ per questo motivo che la tanta invocata trasparenza cede il passo a quel che sembra una cortina fumogena fatta di informazioni parziali o di assenza di informazioni? Rimaniamo nel dubbio, escludendo in ogni caso che i nostri percepiscano compensi in nero.
Riservando al Presidente del Consiglio – l’effervescente Valeria Mazzone – la fiducia che merita, ci appelliamo a questo punto al Segretario Generale, la Dott.ssa Marianna Aloisio, affinché riesca se non a fare chiarezza almeno a mettere le carte a posto: sarebbe già tanto a Corato di questi tempi.