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Corrado alla seconda crociata

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Sindaco e Assessori lo hanno detto in tutte le salse: “i festeggiamenti per il Natale inizieranno dopo l’Immacolata (8 dicembre), questa è la nostra tradizione”, avviare prima la programmazione degli eventi sarebbe “una baldoria senza senso”.

È vero: nelle nostre famiglie, almeno fino agli anni ’70, il presepe o l’albero di Natale si preparavano nel giorno dell’Immacolata, quando però i regali ai più piccoli li portava “Gesù bambino” e Babbo Natale (Santa Claus) nessuno sapeva bene chi fosse. Intendo dire che la tradizione di allora era completamente incentrata sulla notte del Natale rispetto alla quale le settimane immediatamente precedenti era momenti preparatori, ricomprendo anche il rito collettivo della “letterina a Gesù bambino” con la quale tutti coloro che oggi hanno più di cinquant’anni hanno promesso di essere più buoni.
Allora era così, ma poi qualcosa è successo. Siamo stati invasi da renne ed elfi che portano e preparano regali, agli zampognari si sono sostituiti pupazzi e gonfiabili, “Tu scendi dalle stelle” è stata soppiantata da “Jingle bells” e “Let it snow”, Babbo Natale ha assunto il monopolio della consegna dei doni. In una parola ci siamo americanizzati, importando da oltre oceano tutto, anche i riti commerciali tra i quali la fa da padrone il black friday. In questo processo di imitazione degli States, le lancette delle festività natalizie si sono spostate all’indietro: negli Stati Uniti infatti l’avvio del periodo natalizio segue il giorno del ringraziamento che cade il quarto giovedì di novembre, con quasi due settimane di anticipo rispetto a quanto avveniva dalle nostre parti.
La grande distribuzione organizzata, le catene commerciali e quindi anche i negozi di vicinato propongono o imitano la moda americana, determinando uno sfasamento temporale che nei Comuni a noi vicini ha visto le Amministrazioni anticipare i tempi in modo da allinearsi con le esigenze dei commercianti e le aspettative dei cittadini. Senza entrare nel merito della decisione – se cioè essa sia giusta o sbagliata – i Sindaci di tanti Comuni italiani (quasi tutti?) hanno assecondato le richieste dei cittadini, addobbando vie, alberi, piazze già dagli ultimi giorni di novembre.

Il nostro Sindaco no, egli è differente. In questo caso De Benedittis, all’uso dei baroni antichi, ha decretato che fin dove arrivano il suo buon diritto e la sua buona spada le festività avranno inizio a partire dalla data stabilita, dopo l’otto dicembre. Corrado così facendo risponde ad un suo bisogno istintivo – quello di fare alto e basso e comandare alle feste e alle quarantore – con l’aggiunta di un elemento di forte propaganda che questa Amministrazione riprenderà a breve.

Siamo infatti alla seconda crociata: la prima fu contro un’altra manifestazione importata dagli States (il concorso di bellezza), mentre ora si parte lancia in resta contro un’altra “americanata”, l’avvio delle festività natalizie già dalla fine di novembre. De Benedittis sta lanciando nuovamente un segnale, proponendosi come alternativo rispetto alla moda dominante e portatore dei valori della tradizione e del rispetto di tutti e di tutte. Questa sua posizione così particolare è utile a qualcuno o a qualcosa?
Ai cittadini questa lotta ideologica è quasi indifferente, salvo qualche recriminazione sull’abbandono in cui versa la Città. È sufficiente infatti spostarsi di qualche chilometro per partecipare agli eventi dei paesi vicini, già tutti addobbati e tirati a lucido, e fare provvista in previsione del Natale. Per i commercianti nostrani questa nuova crociata è invece un problema serio: ogni famiglia ha un budget di spesa esaurito il quale non potrà procedere oltre. Se i coratini spendono altrove e nessun “forestiero” viene a Corato per fare acquisti, il calo delle vendite è certo e a nulla servirà presentarsi con l’abito della festa a metà dicembre. Per De Benedittis e il suo entourage invece questa operazione è sicuramente in pro.
Cerchiamo di entrare in quel che potrebbe essere il De Benedittis pensiero (che è più scaltro di quanto si possa immaginare). Corato è persa – quello lo hanno capito un po’ tutti – nel senso che questa Amministrazione durerà ancora, dosando bastone e carota, ma non potrà sicuramente andare oltre il primo mandato e sarà già difficile arrivare a scadenza naturale. Ecco allora pronto il “Piano B”: costruire una narrazione incentrata su un uomo che è stato un Sindaco rivoluzionario, che si è battuto e ha lottato contro la mercificazione del corpo femminile, contro il consumismo, contro gli stereotipi di genere e non so contro cos’altro per annunciare un nuovo mondo fatto di uguaglianza e di diritti per tutti e tutte. Questa narrazione viene divulgata sin da ora occupando i gangli della galassia della sinistra e della sinistra antagonista per cercare di creare delle teste di ponte in tutti i Comuni della Provincia. Da qui l’attivismo del Sindaco e di altri che prendono posizione creando associazioni o entrando in comitati e gruppi a livello locale, regionale e nazionale. I numeri in ogni Comune non saranno elevati – tremila simpatizzanti a Corato (epicentro del sistema), cinquecento a Ruvo, duecento a Terlizzi, cinquecento a Bari… – messi tutti insieme però questi estimatori sparsi sono una forza sufficiente per eleggere un Consigliere Regionale in seno ad una lista di sinistra. Detta in altri termini, Corrado De Benedittis – perso per perso – ha più interesse a prendere decisioni impopolari per la maggior parte dei cittadini di Corato se queste potranno radicarlo di più e meglio in quella sinistra antagonista che poi potrà traghettarlo altrove quando la resa dei conti arriverà. Le elezioni regionali – se possono essere l’obiettivo – sono fissate al 2025, giusto in tempo per scendere dal tram e salire in carrozza.
Questa sembra essere la situazione balorda in cui siamo noi tutti, coinvolti nostro malgrado in una crociata in cui il reale interesse di chi ci governa non appare essere quello della comunità locale, ma potrebbe consistere semmai nel mantenimento della posizione per poi saltare su un altro carro con tempismo perfetto. Costi quel che costi.

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1 commento

  1. Analisi suggestiva ma poco plausibile questa di Duca Valentino.
    Fosse stato come lui sostiene, soprattutto nella prima parte, quella di un antiamericanismo e di un tradizionalismo culturale, ci sarebbe da plaudire e poi non sarebbe di estrema sinistra ma sarebbe più di estrema destra.
    Per quanto riguarda la seconda parte, quella della studiata strategia del sindaco di presentarsi alle regionali del 2025, dopo essersi accreditato come un novello ideologo alla Niki Vendola o alla Guglielmo Minervini la vedo ancora meno plausibile. Se De Benedittis avrà fallito nella prova politica locale e senza il sostegno di un grande partito nazionale il seggio alla regione se lo sogna. Che poi a che servirebbe, se non ad avere un contesto più grande per un atteggiamento politico semplicemente consolatorio, non veramente rivoluzionario per il quale si potrebbe anche plaudire.
    Vero è, piuttosto, che questo modo di essere e di comportarsi del nostro Sindaco gli darà certo una possibilità di “candidatura a perdere”, come è già successo per un altro nostro concittadino, come Aldo Patruno, che una volta finite le elezioni ha migliorato alla grande la sua posizione ma quella di Corato è rimasta uguale, se non peggiorata.
    In tutto ciò niente di nuovo. In Puglia in un lontano passato ormai abbiamo avuto eccezionali esempi di “sinistra eroica”. Purtroppo nei tempi più recenti ne abbiamo avuto tantissimi altri di “sinistra consolatoria” che sono virati e si sono chiusi con pochissimi vantaggi generali e molti vantaggi personali.
    Questo è accaduto. Ma non si può e non si deve dire.

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