I sofisti, esponenti di una scuola filosofica dell’antica Grecia molto affine al “pensiero arcobaleno”, sostenevano che intorno ad ogni questione possano farsi “discorsi duplici”, affermando cioè a seconda delle circostanze il vero o il suo contrario, il bianco o il nero, la virtù o il vizio. Secondo i sofisti, infatti, il pensiero e la sua espressione non sono diretti alla verità assoluta che perennemente sfugge, ma vanno semmai orientati all’utilità immediata.
Se noi ipotizzassimo di eleggere un sofista a Sindaco di Corato, egli in quattro e quattro otto sarebbe in grado di dimostrare che gli errori sono sempre e solo colpa di chi lo ha preceduto, che le disfunzioni sono legate ad eventi estranei voluti dal fato (la peste in Atene all’epoca di Tucidide o il COVID a Corato al tempo di De Benedittis), che le eventuali mancanze sono in realtà successi insperati al solo cambiare del punto di vista.
Il Sindaco di Corato (non ci regge il cuore di chiamarlo “il nostro Sindaco”) ha tante doti e sicuramente l’ambito in cui eccelle è l’arte della parola. Abilissimo nel simulare e dissimulare il suo pensiero, Corrado riesce spesso in Consiglio Comunale a parare gli attacchi condotti a volte in maniera grossolana, a trovare il cavillo (anche solo lessicale) nell’interrogazione ineccepibile -distogliendo così l’attenzione dell’uditorio dalla sostanza per spostarlo verso le minuzie e le questioni di forma o di stile – a dire poco o nulla nelle sue riposte, facendo finta di non intendere il senso della domanda o alterandone la valenza andando ben oltre le intenzioni dell’interrogante.
Sarà anche per questo che alcuni fra cui annoveriamo anche noi stessi hanno iniziato progressivamente a spostare il tiro e a parlare della necessità di valutare i risultati misurabili, ritenendo d’altro canto che il 2024 – anno IV dell’era corradiana – possa poi essere l’anno in cui le tante filastrocche dette e raccontate debbano sedimentarsi in qualcosa di concreto e tangibile. Si è iniziato a parlare di numeri.
Dal 2020, anno del felice avvio della Consigliatura De Benedittis, si è discusso molto dell’importanza del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), piano che con una dotazione di molti miliardi di euro avrebbe potuto avere un impatto significativo sulla nostra comunità. La questione era chiara e lampante al punto che l’Amministrazione in uno dei suoi primi atti stabilì di finanziare (sulla carta) con un milione di euro un “Urban Center”, ovvero una struttura dedicata alla progettazione partecipata in un’ottica proattiva verso le opportunità offerte dal PNRR. Ad oggi dell’Urban Center non si ha alcuna notizia certa e si dice che sia nel portabagagli dell’autovettura di qualche Assessore, mentre i risultati conseguiti sono impietosi al punto da poter dire con il poeta recanatese che il poco che vediamo “è quello che di cotanta speme oggi m’avanza”.
La comparazione con i Comuni della Città Metropolitana di Bari (quarantuno Comuni) evidenzia infatti che Corato si colloca al trentacinquesimo posto per capacità di intercettare risorse in relazione alla popolazione residente (peggio hanno fatto solo pochi Comuni, includendo anche i Comuni commissariati)*. Detta in altri termini, Ruvo di Puglia – che occupa la seconda posizione – ha ottenuto finanziamenti PNRR per oltre 32 milioni di euro, pari a 1.300 euro per abitante, mentre Corato – che ha un numero doppio di residenti – ha visto l’approvazione di progetti per 23 milioni di euro, pari a meno di 500 euro per abitante. Sia ben chiaro però che il costo sostenuto dall’Italia per finanziare il PNRR nel suo complesso verrà pagato in egual misura dai cittadini di Corato e da quelli di Ruvo di Puglia: “e che cosa abbiamo capito?”.
Non ci risulta inoltre che tutti i Comuni più virtuosi abbiano conseguito risultati finanziando a suon di milioni di euro ipotetici “Urban Center” – quella dell’Urban Center è un’idea della Giunta De Benedittis probabilmente concepita con la gravidanza per altri all’interno della CAP – ma hanno seguito altre strategie che sarebbe opportuno conoscere. Posto infatti che la carenza di personale è cronica in tutti i Comuni Italiani, le chances che le Amministrazioni hanno per partecipare ai bandi sono connesse alla capacità di circondarsi di professionalità adeguate, di dare spazio agli studi di progettazione, di stimolare le organizzazioni locali a produrre idee avviando percorsi di coprogettazione, di coinvolgere i professionisti in possesso delle competenze strategiche… come sono andate le cose a Corato? Abbiamo qualche idea in proposito.
Corato è una Città tra le più importanti della ex Provincia di Bari quindi certamente vi sono state interlocuzioni, sicuramente alcuni soggetti qualificati si sono affacciati a Palazzo di Città e hanno cercato di imbastire delle relazioni. Probabilmente però non è scattata la scintilla – diciamo pure così – e chi è venuto si è visto circondato da diffidenza, non ha ritenuto opportuno sottoporsi all’esame del DNA politico, ha percepito una sfasatura fra la roboante retorica e l’effettivo stato delle cose, ha constatato un fare altezzoso che mal si accordava con l’effettiva capacità di stare al tavolo… insomma, chi si è presentato ha fatto dietrofront e, stringendosi nelle spalle, ha esclamato: – “Passerà!”.
Corrado, quindi, si ritrova ad oggi con i suoi Assessori di alto profilo, con i suoi validi Consiglieri delegati e con l’apporto dei liberi pensatori della CAP a fare le nozze con i fichi secchi laddove aveva invece fatto annusare agli elettori l’abbondanza dei pranzi di Eliogabalo. C’è anche il rischio poi che quel poco vada di traverso: numerose infatti sono le perplessità riguardo le progettualità redatte in fretta e furia e poi approvate – si pensi ad esempio al misterioso Ecoestramurale – ma questa è un’altra storia.
Insomma, i conti non tornano e per ora gli unici numeri rispetto ai quali Corrado raggiunge la sufficienza sono quelli dei Consiglieri che alzano la mano in Consiglio Comunale.
*Per chi voglia approfondire https://easy.fondazioneifel.it/ifel-easy/apps/pnrrincomune