Home Politica Corato merita una svolta: se non ora, quando?

Corato merita una svolta: se non ora, quando?

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di Francesco Stolfa

Corato riveste una importanza nel contesto Regionale di cui noi Coratini non siamo sufficientemente consapevoli:

– è una Città di circa cinquantamila abitanti, la sesta per popolazione, della provincia di Bari;

– è uno dei poli manifatturieri più importanti del Mezzogiorno;

– il rapporto fra abitanti e partite IVA la colloca ai livelli più elevati in ambito nazionale;

– il consumo di energia elettrica per suo industriale è il quarto o quinto in ambito regionale;

– nei prossimi anni la sua importanza (non solo economica) potrebbe crescere ulteriormente qualora giungesse a compimento il processo di canonizzazione della nostra concittadina Luisa Piccarreta, la qual cosa la inserirebbe nel circuito del turismo religioso, che in Puglia è molto importante;

– frequentandole spesso, per ragioni di lavoro (e quale amministratore di una Città confinante), posso testimoniare che tutte le Città del circondario ci guardano con stima e ammirazione.

Dove, però, la nostra Comunità non ha mai brillato è nella gestione della cosa pubblica. Sono molti decenni che non riesce ad esprimere una classe dirigente che abbia un progetto, un’idea di Città e di Territorio tali da valorizzare l’innato spirito individuale di iniziativa e di intraprendenza dei suoi abitanti, proiettando le sue eccellenze in una visione più ampia, nell’ambito dei grandi progetti regionali, nazionali ed europei. Elementi questi, ormai, indispensabili per fare impresa e promozione del territorio in un contesto economico globalizzato.

È tipico del Coratino immergersi nel proprio lavoro, concentrarsi nel proprio orticello, senza mai alzare lo sguardo oltre i suoi confini. Il nostro principale limite, come Comunità, è proprio la scarsa consapevolezza della dimensione anche collettiva dell’interesse individuale: ognuno accumula ore e ore di lavoro (altro che meridionali sfaticati!) ma non ha mai il tempo di occuparsi dell’amministrazione pubblica (talvolta neanche di quella del proprio condominio).

Il Coratino medio si interessa di politica giusto la mattina delle elezioni e spesso svende il suo voto al primo che capita: al parente, all’amico, al potente di turno (per tenerselo buono, non si sa mai) o, peggio, all’ultimo che glielo chiede, davanti al seggio, passandogli furtivamente il suo “bigliettino”. Quanto poi a “perdere tempo” in forme di partecipazione democratica, quali, seguire i consigli comunali, essere parte attiva di un’associazione, informarsi sull’andamento della vita amministrativa, non se parla nemmeno: chi ce l’ha il tempo? Di solito, quelli che sono informati (informatissimi) sulle questioni comunali sono solo coloro che vi hanno un interesse immediato, soprattutto geometri, ingegneri e costruttori. Il risultato di tutto ciò è una classe politica scadente la cui qualità è andata, peraltro, via via calando negli ultimi decenni.

Tutto questo, però, non è irrilevante ma, anzi, incide negativamente e pesantemente, oggi più che mai, oltre che sull’immagine della Città, anche sul suo sviluppo e sulla sua economia. Immagine che, ultimamente, ha subito un colpo durissimo a seguito della nota indagine giudiziaria – cui questo giornale ha dato più risalto di qualsiasi altro organo di informazione – che ha colpito magistrati, avvocati, poliziotti e imprenditori e che ha scoperchiato una fitta rete di malaffare e di corruttele in gran parte ambientata proprio nella nostra Corato. Valgono ovviamente le più ampie riserve in ordine agli esiti del processo penale in corso, ma è un fatto che, in questi giorni, della nostra Città si parla in tutta la Puglia, e non se ne parla bene.

È, quindi, arrivato il momento di rendersi conto che “tutto si tiene”. Un condominio in cui tutti abbelliscono e manutengono perfettamente le parti private ma trascurano le parti comuni, prima o poi viene giù. E noi siamo arrivati ormai al limite oltre il quale sta venendo meno la tenuta etica, la coesione sociale ma anche quella economica della nostra Comunità cittadina.

Non ci sarà data un’altra occasione: è questo il momento di compiere la svolta, di darsi un’amministrazione comunale all’altezza dell’importanza della nostra bella Corato, della qualità dei suoi abitanti, delle sue imprese, dei suoi professionisti.

Il prossimo Sindaco dovrà essere una persona di elevato profilo etico, innanzi tutto, ma anche professionale e politico. Un ideatore di progetti di lungo respiro, magari, sì, un sognatore, che sogni però in grande e riscuota la fiducia e la stima della sua popolazione; un sognatore che ricollochi Corato nel suo giusto contesto e sia in grado di rappresentarla, in modo degno, in ogni situazione. Per una volta i Coratini votino secondo ragione civica (premiando il candidato più idoneo ad amministrare) ma anche col cuore di cittadini innamorati della propria città.

E non basta neanche un uomo solo, serve una squadra, anch’essa competente, seria, affidabile.

Inutile dire che le qualità di cui parlo non dovranno essere semplicisticamente declamate in campagna elettorale: quello sono in grado di farlo un po’ tutti. Devono emergere chiaramente dalla vita dei singoli candidati (innanzitutto del candidato sindaco), dalla testimonianza che essi abbiano saputo finora rendere nelle relazioni personali e sociali, nel lavoro, nella famiglia. E sarebbe davvero bellissimo se la rinascita coratina si incarnasse in una figura-simbolo in grado di esprimere – in netta controtendenza rispetto alle tristi ombre che si stanno riaffacciando in questo nostro tempo – i valori dell’apertura al diverso, della solidarietà, dell’accoglienza. Sarebbe bellissimo, insomma, se un segnale di Speranza venisse, nella prossima primavera, proprio dalla nostra Corato.

Se continueremo, invece, ad affidare la nostra Città nelle mani dei presunti “proprietari di pacchetti di voti”, senza preoccuparci dei loro trascorsi più o meno faccendieri, se al momento di votare continueremo a fare i conti della serva (per poter salire miserevolmente sul carro del possibile vincitore), ci renderemo corresponsabili di un declino, forse definitivo, della qualità della vita cittadina e della nostra economia.

 

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