Home Politica Corato e l’allegra masseria del consiglio comunale

Corato e l’allegra masseria del consiglio comunale

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In politica e soprattutto nella massima assise cittadina le posizioni tendono ad essere cristallizzate e stilizzate: destra e sinistra, maggioranza e opposizione con il Presidente del Consiglio al Centro e sullo scranno più alto a segnare equidistanza e garanzia per tutti.
La forma in questo caso è sostanza in aderenza con i principi dello Statuto. Questa maggioranza a guida De Benedittis ci sta abituando a schemi molto più complessi e a geometria non variabile ma incognita in quanto non esprimibile ed apprezzabile in uno spazio tridimensionale: c’è sempre infatti un’altra dimensione.
Quanti sono gli Assessori in Giunta che hanno nel PD il Partito di riferimento? Due, uno o zero? Quanti sono i Consiglieri su cui può contare il PD? Due o uno? Perché quello che deliberano in Giunta gli Assessori del PD (due, uno o zero) non viene poi approvato in Consiglio dai Consiglieri del PD (due nell’ultimo Consiglio), dove – per giunta – il padre Consigliere (Aldo Addario) si astiene rispetto all’atto adottato dal figlio Assessore (Felice Addario)?
Insomma, un’allegra masseria che rompe tutti gli schemi ed in cui il Sindaco si appella più alla fiducia che deve essere tributata alla sua persona che non alla coerenza degli atti. Il dato politico è evidente; il PD, che sulla carta è formalmente organico alla maggioranza, in realtà ha modo di dialogare con Sindaco, Giunta e resto della maggioranza solo in occasione del Consiglio Comunale, mentre ogni altra forma di interlocuzione – necessaria per appianare le eventuali divergenze – sembra essere preclusa, sperando poi – aggiungiamo – che questa incomunicabilità non si trasferisca anche ai rapporti interni alla famiglia che esprime Consigliere e Assessore in una dinamica che potrebbe essere quella di “Kramer contro Kramer”.
Il De Benedittis – pensiero applicato a questa che è una vera e propria crisi politica sembra essere il contrario dell’invito della partecipazione: sei fuori dal cerchio e quindi sei bannato in una logica che ricorda più i social che la vita politica e della quale sembra aver fatto le spese anche il valido Tommaso Loiodice, dirigente del PD, la cui partecipazione al convegno di Trieste sul tema dell’olio d’oliva è stata giudicata non opportuna dall’Assessore Bucci (già in quota al PD). Questa logica si trasferisce poi anche alla dubbia interpretazione dello Statuto applicata dal Presidente del Consiglio per respingere un emendamento presentato dal PD; insomma il sistema De Benedittis somiglia molto a quello decantato da Cetto La Qualunque nei suoi comizi: “Non sei con me? N’to culo a tia e a tutta a famiglia”.
Nel frattempo si sprecano gli inviti a chiarire le rispettive posizioni da parte dei media e degli osservatori politici: ma a chi sono rivolti questi appelli? Cadono tutti nel vuoto mentre le fazioni in lotta – i guelfi lottano contro i guelfi mentre i ghibellini sono altrove – apprestano l’un l’altro macchine e trappoloni sullo stile del cavallo di Troia in una dinamica in cui però è difficile distinguere gli assedianti dagli assediati. In tutto questo sempre più difficile appare la posizione di Attilio Di Girolamo, segretario del PD, il quale mai avrebbe pensato di essere proiettato sulle rive dello Scamandro ed essere coinvolto in una contesa che vede contrapposti alcuni dei nobili figli della città cantata da Omero che ancora allignano nel Centrosinistra locale.
Con mestizia la Città sta facendo le spese per tutti.

 

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