Una missiva che parte da Corato, destinatario è il Presidente della Regione Michele Emiliano, i consiglieri comunali pongono all’attenzione del presidente la questione dell’autonomia differenziata:
“Signor Presidente,
in un regime democratico, essere cittadine e cittadini vuol dire essere membri di una comunità politica. Questa idea è espressa in modo esemplare nel principio “e pluribus, unum” (dai molti, uno), che si trova persino sullo stemma degli USA.
Noi riteniamo che l’autonomia regionale differenziata sia proprio il rovesciamento di quel principio nel suo opposto: dall’unità alla molteplicità, dallo stato nazionale agli stati regionali.
Infatti, l’autonomia differenziata disegna condizioni privilegiate per singole aree regionali, accresce le disuguaglianze già in atto e sottrae allo stato centrale la responsabilità di attuare politiche pubbliche di riequilibrio territoriale, di contrasto alla divaricazione crescente dei redditi e di tutela di eguali diritti. Ipotizzare una organizzazione del welfare favorendo questa o quella regione equivale, di fatto, a dissolvere i vincoli che tengono unito il paese, minacciando l’unità nazionale.
Riteniamo che in questo scenario il ruolo dei Comuni venga messo ulteriormente in discussione. Sui Comuni sono state scaricate la gran parte delle misure di austerità previste dai vincoli finanziari messi in campo dall’unione Europea: dal patto di stabilità al pareggio di bilancio, dai tagli dei trasferimenti alle cosiddette spending review. In seguito a queste misure, i Comuni si sono progressivamente trovati con sempre meno risorse per svolgere la propria funzione.
Con l’autonomia regionale differenziata, in un quadro nel quale non sono mai stati garantiti livelli uniformi delle prestazioni, questa situazione si aggraverà ulteriormente, perché i Comuni verranno sottomessi ad un nuovo centralismo regionale e definitivamente schiacciati tra i pochi provvedimenti che resterebbero allo Stato e quelli crescenti assegnati alle Regioni.
Chi non coglie l’ampiezza del disegno che sta dietro l’autonomia differenziata, vera e propria merce politica di contrabbando, sottovaluta il pericolo enorme che corre l’Italia intera.
L’autonomia differenziata, una volta concessa, sarà potenzialmente irreversibile, perché il processo di determinazione dell’autonomia differenziata ha natura sostanzialmente pattizia. Si fonda cioè sulle intese stipulate fra il Governo e la Regione richiedente. Una volta raggiunta l’intesa, il Parlamento non può modificarla, può solo approvarla in blocco o rigettarla. Una volta deliberata la legge che approva le intese, non può essere sottoposta a referendum abrogativo. Né l’intesa potrebbe essere modificata con una nuova legge perché occorrerebbe il consenso della Regione interessata, senza il quale l’intesa raggiunta è destinata a durare in eterno.
Il comma 3 dell’art. 116 della Costituzione, nel prevedere la possibilità di attribuire alle regioni “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia”, sottolinea, che devono essere “sentiti gli enti locali”. Per questo, Sig. Presidente, in qualità di Consiglieri comunali, oggi, prendiamo la parola e ci rivolgiamo a Lei, fiduciosi che ci ascolterà.
Sig. Presidente, Le chiediamo di farsi promotore di una richiesta di moratoria immediata dell’iter procedimentale in corso, proseguendo con l’attivazione, comprendente tutti i livelli istituzionali, di una ridiscussione complessiva del
regionalismo vigente, alla luce dei risultati che esso ha prodotto dopo più di 40 anni di applicazione; con la finalità esclusiva di individuare le ipotesi migliori per ovviare al palese allargarsi dei divari socio-economici fra le diverse aree del Paese, in ossequio al dettato costituzionale.
Siamo convinti che Ella potrà guidare, con il sostegno dei Sindaci e dei Consiglieri comunali del Suo territorio, quel processo “dal basso” di riunificazione territoriale, culturale, economica e solidale della nostra Repubblica di cui abbiamo più che mai bisogno.
Vorremmo poterLa incontrare, per consegnarle brevi manu la presente missiva.”