“Gli episodi di intimidazione e di minaccia ai giornalisti hanno un trend in crescita rispetto agli anni precedenti: fino al 16 giugno, si contano già 83 casi”. Sono i dati diffusi dal Ministero degli Interni e comunicati dal ministro Luciana Lamorgese che ieri mattina ha presieduto il Centro di coordinamento delle attività di monitoraggio, analisi e scambio permanente di informazioni sul fenomeno degli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti.
Alla videoconferenza hanno partecipato il viceministro all’Interno Matteo Mauri, il capo di Gabinetto Matteo Piantedosi, il capo della Polizia Franco Gabrielli, il vice direttore generale della Pubblica Sicurezza – direttore centrale della Polizia criminale Vittorio Rizzi, la vicepresidente e il segretario dell’Ordine nazionale dei giornalisti Elisabetta Cosci e Guido D’Ubaldo, il presidente della Federazione nazionale della stampa italiana Giuseppe Giulietti.
Lamorgese ha richiamato i prefetti ad intensificare controlli e attenzione su un fenomeno in netta ascesa e ha ricordato la direttiva ai prefetti del 24 gennaio scorso, con cui è stato avviato un monitoraggio strutturato semestrale per conoscere e analizzare i fattori e gli scenari di rischio in sede locale, nonché le iniziative assunte e le misure adottate a livello territoriale. Ha preannunciato infine, il ministro, che gli esiti del primo monitoraggio, relativo al semestre gennaio-giugno 2020, saranno disponibili entro il prossimo mese di luglio.
Viminale: “Aumentano vertiginosamente le minacce ai giornalisti sul web”
In attesa del primo report ministeriale, che il Viminale s’è impegnato a pubblicare, emergono alcuni marcatori che sembrano testimoniare un forte aumento, su scala annuale, delle intimidazioni contro i giornalisti.
Ecco alcuni dati diffusi dal ministro Lamorgese “Nel 2020 sono stati già registrati 83 episodi, con un trend in crescita (nel 2018 erano stati 73, 87 nel 2019)”. E ancora: “Gli episodi sono riconducibili a matrici e motivazioni di diversa natura, inquadrabili in macro aree di riferimento: atti provenienti da ambienti della criminalità organizzata (10 episodi nel 2020); atti riconducibili a motivazioni socio-politiche (37 episodi nel 2020); atti provenienti da altri contesti (36 episodi nel 2020)”.
Il dato più allarmante riguarda il “luogo” delle minacce. Che, complice anche il lockdown e la rapidissima ascesa delle tecnologie web, si virtualizza: “Nel 2018 e nel 2019, circa un quarto delle intimidazioni è pervenuta via social network (24% per il 2018 e 23,5% per il 2019), in questo primo periodo del 2020 il dato è notevolmente aumentato, attestandosi al 43%”.
Dal punto di vista geografico, le Regioni in cui si sono registrati il maggior numero di casi sarebbero Lazio, Campania, Sicilia, Calabria e Lombardia.
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