Di Gianna Lombardi
L’economia mondiale è arrivata all’appuntamento con il Covid-19 nelle peggiori delle situazioni possibili, con alta vulnerabilità al debito e alla leva finanziaria speculativa, a questo si aggiunge l’effetto catalizzatore su tutta una serie di problemi evidenti da tempo, ma sarebbe arrivata comunque anche solo per una semplice recessione.
Se si continua ad attribuire a un virus, e cioè un fattore esterno, il motivo della crisi, si continua a negare l’evidenza.
Negli ultimi 10 anni tutti hanno fatto tantissimo debito solo per sostenere consumi che i redditi reali non continuavano di fare, in particolare in USA, Canada, UK e Australia, e per fare finanza speculativa.
Reggere una crisi significa non rischiare di implodere tutte le volte che se ne affronta una (come accade ormai dal 2002), se aggiungiamo tempi di recupero non accettabili per chi ha subito un danno(imprese e lavoratori) l’intero sistema non regge sia dal punto di vista economico che sociale, dando origine a una fase di instabilità di lungo periodo.
La crisi indotta dal Coronavirus apre una epocale fase di transformazione dell’economia che produrrà alta instabilità fino a quando non si troverà un modello migliore per gestire la crescita.
A questo punto si dovrebbe prendere semplicemente atto che l’esasperazione del modello basato sui profitti generati da un eccesso di leva finanziaria e da una finanza fuori controllo ha fallito e ha prodotto il risultato opposto: la nazionalizzazione del sistema causata da eccessi di speculazione finanziaria esattamente quello che è accaduto dopo la crisi del 1929.
Credo che una grande fonte di ispirazione per gestire questa crisi si potrebbe trovare nella rivisitazione delle politiche del New Deal, dando ormai per scontato che la presenza dello Stato nell’economia è destinata a crescere.
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