Un sistema corruttivo difficilmente scardinabile: questo sarebbe emerso dall’interrogatorio fiume dell’imprenditore Flavio D’introno alla presenza dei Carabinieri della Compagnia di Barletta e del Pm, dott.ssa Roberta Licci, (svoltosi in un luogo segreto ndr) considerate la delicatezza e le possibilità di inquinamento delle indagini. Il lavoro meticoloso del Pm e l’attenta attività investigativa dei Carabinieri, oltre alle dichiarazioni di uno degli attori principali, ovvero “il D’Introno”, sono stati determinanti. A conclusione di una prima parte delle indagini, il Gip, dott. Giovanni Gallo, ha emesso sei arresti, tra i quali quelli dei due magistrati Antonio Savasta e Michele Nardi e dell’ispettore di polizia, “Vincenzo Di Chiaro” (arresti in carcere); Simona Cuomo, Luigi Dagostino e Ruggiero Sfrecola (richieste arresti domiciliari), oltre all’iscrizione nel registro degli indagati di altre 12 persone coinvolte nell’inchiesta a vario titolo. I capi di imputazione nei confronti dei primi 3 sono: corruzione in atti giudiziari, falso ideologico, calunnie, falsa testimonianza e millantato credito.
Dalla lettura dell’ordinanza si evince, attraverso una serie di omissis, che l’inchiesta non è affatto conclusa: si ipotizza infatti il coinvolgimento di altre figure di spicco tra cui, presumibilmente, anche amministratori locali, avvocati, imprenditori e altri magistrati.
Alla luce di quanto accaduto, considerando il coinvolgimento dei magistrati Savasta e Nardi in inchieste riguardanti la nostra città (e sono tante) presso il tribunale di Trani e viste le responsabilità di natura corruttiva che li vedrebbe coinvolti, complice l’ispettore di Polizia, vi è un sospetto ed un interrogativo che avanza con prepotenza. Ovvero: “E se i procedimenti giudiziari tenutisi nei confronti di imprenditori locali e persone indagate, sfociati a volte in condanne e a volte in assoluzioni, non si siano svolti nel rigoroso rispetto della legge ma addomesticati ad arte a seconda di chi avrebbe dovuto trarne vantaggio?”. Un interrogativo ed un sospetto plausibili che le indagini in corso dovranno necessariamente tenere in conto e, sperabilmente, accertare. Sarebbe auspicabile dunque che la giustizia faccia il suo vero corso affinché chi ha commesso questi gravi crimini abbia la giusta pena, senza dimenticare che giustizia deve essere fatta soprattutto nei confronti di quelle persone che hanno pagato ingiustamente per dei reati che non hanno commesso e che anzi, con inchieste forse montate ad arte e testimonianze non veritiere, potrebbero essere passati dal ruolo di vittime a quello di carnefici. A loro andrebbe ridata, se le indagini accerteranno l’esistenza di una giustizia resa un tanto al kilo, tutta la dignità persa o compromessa.
Sagge parole Michele… Spero presto di leggere altri nomi di cui non mi meraviglierei affatto. Se “la vendetta è un piatto che va mangiato freddo”, credo che si stia raffreddando abbastanza.
siamo tutti in attesa dei prossimi” NOMI” che, pare , stiano dietro la notizia bomba e che non sono ancora svelati….ma a questo punto qual’è l’interesse della gente. dei cittadini? il pubblico ludibrio o forse sarebbe meglio che finalmente lo scandaglio anzi la draga della giustizia andasse a fondo una volta per tutte’