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Microcriminalità e baby gang manovalanza per la malavita organizzata – Parla un ex detenuto

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Stiamo assistendo nell’ultimo periodo ad una escalation di crimini e violenze messi in atto da parte di ragazzi che nella maggior parte dei casi sono minori.

Un fenomeno a cui va dedicata grande attenzione da parte di tutti i gradi delle istituzioni, molte le denunce e soprattutto le segnalazioni giunte anche alla nostra redazione, vicende queste che vedono un numero di crimini sempre più crescente messi in atto da adolescenti.

La nostra testata ha voluto non solo porre l’attenzione sul problema ma anche capire quali possano essere le conseguenze di tale fenomeno per il futuro di questi ragazzi.

A tal riguardo abbiamo raccolto la testimonianza di un ex detenuto che da diversi anni ha deciso di cambiare vita.

Attraverso la sua esperienza nel periodo di detenzione ha potuto constatare quali sono le dinamiche che si sviluppano all’interno di un carcere?

Non sempre il regime carcerario può essere efficace per il recupero e il reinserimento nella società per un ragazzo giovane, soprattutto se trattasi di un minorenne.

In carcere si entra in contatto con personaggi che hanno commesso reati di vario genere che vanno dai piccoli furti fino ad arrivare a reati importanti come: traffico di droga, omicidi e rapine a mano armata, il mondo carcerario è una realtà indubbiamente diversa da quella vissuta fuori, al suo interno esiste un codice al quale bisogna attenersi, a dettare e regolare le gerarchie non è solo il grado di anzianità ma anche il grado di crimine che uno ha commesso e se tra i detenuti sono presenti affiliati ai cosiddetti clan della malavita organizzata, questi ultimi esercitano una sorta di scouting tra i più giovani, osservando i loro comportamenti, al fine di assoldarli ed utilizzarli in futuro per i loro crimini quando saranno nuovamente fuori.

Questo accade anche nei riformatori dove seppur i detenuti sono minorenni, alcuni di loro hanno alle spalle esperienze delinquenziali di grosso rilievo tanto da diventare il tramite per arruolare nuove leve da inserire nella criminalità organizzata, inizialmente come semplici manovali fino ad occupare e svolgere ruoli importanti.

E quale potrebbe essere la soluzione alternativa al carcere?

La presenza nelle carceri di queste dinamiche così determinanti è un vero ostacolo alla rieducazione dei più giovani, essi sono facili prede che nella maggior parte dei casi non ne escono illese, quindi la pena va sì applicata ma fuori da questi luoghi sarebbe meglio.

Una soluzione potrebbe essere quella di impiegarli nel mondo del lavoro a contatto con persone sane, credo che il lavoro sia la forma di rieducazione più adeguata ovviamente seguiti e strettamente monitorati da persone competenti.

A mio avviso si salverebbero molti giovani che domani potrebbero diventare potenziali delinquenti.

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