Home Cronaca La testimonianza diretta dell’allora sindaco Mazzilli su quel tragico 12 luglio 2016

La testimonianza diretta dell’allora sindaco Mazzilli su quel tragico 12 luglio 2016

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C’ è stato un bacio…un bacio tra due treni” sono le parole che emergono da un video che riprende l’ultimo viaggio di due treni delle Ferrovie Bari Nord che, di lì a poco, sarebbero stati lo scenario di un’immane tragedia.

Era il 12 luglio 2016, e quel bacio, il bacio della morte, costò la vita a 23 persone fra macchinisti e pendolari, oltre 50 i feriti.

La notizia fece subito il giro dei tg nazionali, fu paragonato a un disastro aereo, l’impatto avvenne su quel “maledetto” binario unico tra Corato e Andria.

Fu subito emergenza, si attivò una macchina dei soccorsi senza precedenti, venne persino allestito un ospedale da campo per i primi soccorsi nonché la presenza di un coordinamento psicologico a supporto dei sopravvissuti e delle vittime dei parenti che man mano arrivavano sul luogo della strage. Un intervento doveroso perché quello che si presentava agli occhi di tutti era qualcosa di sconvolgente.

Ogni unità d’intervento fu fondamentale dalle forze dell’ordine alle associazioni di volontariato così come il lavoro delle strutture ospedaliere.

Sul luogo intervennero anche alcune autorità dell’allora governo.

Si consumavano scene disumane in quell’aperta campagna, la disperazione e il dolore dilagavano, ogni possibile salvataggio diventava un’impresa straordinaria e complessa come quella di un bambino, di soli sei anni, salvato dai vigili del fuoco che, durante le operazioni di soccorso, per tranquillizzarlo gli mostrarono dei video di un cartone animato sul telefonino.

Una tragedia inammissibile” la definì il presidente Mattarella, su cui “fare piena luce: occorre accertare subito e con precisione responsabilità ed eventuali carenze” ma quello che subito emerse è che uno dei due treni non doveva trovarsi sullo stesso binario nello stesso momento.

Durante queste tragedie è fondamentale e determinante il ruolo del primo cittadino che deve mettere in campo tutta la competenza e i pieni poteri affinché nulla venga lasciato al caso a partire dai soccorsi.

Ho ripercorso quella terribile giornata con l’allora sindaco Massimo Mazzilli.

Massimo come iniziò per te il 12 luglio di tre anni fa?

Iniziò come una normalissima giornata, avevo in agenda una serie di impegni e uno tra tutti era l’incontro, da me richiesto, con il presidente Emiliano presso la presidenza regionale per focalizzare alcuni punti del riordino futuro del piano ospedaliero.

L’ incontro non durò molto tanto che a metà mattinata ero già di ritorno.

Rientrando con il vigile che mi accompagnava, prima di raggiungere il comune feci un sopralluogo su due cantieri in cui erano in corso dei lavori ero nei pressi di Piazza Di Vagno quando contemporaneamente arrivarono sul mio telefono personale un messaggio che parlava di uno scontro tra treni e sul telefono istituzionale una chiamata di cui riconobbi il numero degli uffici regionali.

Si trattava della dr.ssa Lucia Di Lauro, dirigente della protezione civile, che mi informava di un incidente ferroviario, al momento non si sapeva ancora in quale territorio fosse avvenuto, ma chiedeva un mio aiuto considerando la disponibilità in precedenti collaborazioni e soprattutto conoscendo l’efficienza del centro operativo della protezione civile presente nella nostra città.

Nel frattempo avrebbe attivato gli interventi da Bari.

Chiamai subito il segretario generale chiedendo di attivare e convocare formalmente, come da procedura, il centro operativo comunale presso il comando di polizia locale per allertare e concentrare tutte le forze necessarie.

Intanto con il vigile Franco Tarricone cercai di raggiungere il luogo non fu facile perché appunto non avevamo la posizione, imboccammo delle strade di campagna che costeggiano la ferrovia finché non scorgemmo in lontananza della auto ferme e un camion dei vigili del fuoco.

Decisi di scendere dalla macchina e chiesi a Tarricone di tornare indietro a bloccare la strada per evitare che si creasse un ingorgo di auto che avrebbe ostacolato i soccorsi anche perché si trattava di una zona impervia.

Ovviamente eri ignaro dell’entità dell’incidente, nel frattempo non avevi ricevuto altre notizie?

Assolutamente no, sceso dall’auto, ricordo il torrido caldo, la polvere e il frinire assordante delle cicale, imboccai la strada di campagna per raggiungere la ferrovia e, in lontananza, vedevo una macchia gialla, erano i convogli, e mentre li raggiungevo vedevo gente che vagava ma la cosa che mi colpì fu che nonostante fossi distante dai treni vedevo pezzi di lamiera dappertutto e lì iniziai a focalizzare che stavo andando incontro a una vera tragedia. A un certo punto iniziai a vedere sagome di corpi sparsi tra gli ulivi, per qualche istante rimasi letteralmente paralizzato ma un impulso mi spinse a prendere il telefono e chiedere qualsiasi intervento.

Sul posto nel giro di due tre ore arrivarono seicento soccorritori e fu subito creato un cordone di sicurezza.

Ci fu anche l’intervento del sindaco di Andria?

Inizialmente no perché era fuori per cui avemmo la responsabilità dei soccorsi fino al suo arrivo in serata.

Di quella giornata c’è qualcosa in particolare che non riesci a rimuovere dalla tua mente?

I corpi dilaniati e la conta delle vittime che aumentava sempre più tanto che fu allestito un vagone come obitorio in attesa che venissero trasferiti presso la medicina legale del policlinico di Bari.

E poi l’affanno dei soccorritori che operavano in condizioni estreme dovute al caldo torrido e ancora la disperazione dei parenti che arrivavano sul posto.

Conoscevi qualcuno tra le vittime?

C’era il marito di una nostra dipendente comunale e quando la vidi arrivare fu un vero strazio.

Quel giorno secondo te è stato fatto tutto il possibile?

Credo proprio di sì, quel 12 luglio il tragico destino fece delle vittime ma per chi fu possibile salvare venne fatto tutto il possibile.

Cosa ti ha lasciato quell’esperienza?

Quando hai un ruolo di responsabilità, come sindaco e come responsabile della protezione civile, devi mettere da parte tutti gli aspetti emotivi e trovare la forza di far fronte a qualsiasi evento.

È stato dato atto a tutti, indistintamente, di aver svolto un buon lavoro in quella giornata.

Non a caso noi come amministrazione abbiamo formalmente richiesto, con una delibera di giunta, al Presidente della Repubblica, tramite il ministero degli interni, che alla città venga riconosciuto l’onoreficenza al valor civile.

Si attende che la commissione del ministero degli interni deliberi questo riconoscimento qualora ne riconosca il merito.

Un ultima domanda, vorresti rivolgere un pensiero ai familiari delle vittime?

Loro oggi combattono per due cose fondamentali: cercare i responsabili di quel terribile incidente e capire perché sono servite 23 vittime per far cambiare delle leggi sulla sicurezza ferroviaria che fino a quel 12 luglio non garantivano su quei treni. E non posso che dare a quei familiari tutto il mio sostegno morale.

Ad oggi però sono passati tre anni e non è ancora stata fatta giustizia; tanti processi, tanti intoppi e ancora sempre e solo dolore per quei parenti costretti a rivivere nelle aule dei tribunali quella giornata maledetta.

Niente e nessuno potrà mai restituire quelle vite ma, la macchina della giustizia, molto spesso, uccide due volte

 

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