I sostituti procuratori Roberta Licci e Giovanni Gallo hanno firmato il provvedimento di chiusura delle indagini che nelle quali sono coinvolti, tra gli altri, l’ex gip del tribunale di Trani Michele Nardi, l’ormai ex-pm Antonio Savasta e l’ispettore di polizia Vincenzo Di Chiaro, arrestati a marzo scorso, con ipotesi di reato di associazione per delinquere, corruzione in atti giudiziari e falso.
Il provvedimento è stato notificato anche agli altri indagati, l’imprenditore Flavio D’Introno, l’ex pm di Trani Luigi Scimè, gli avvocati Giacomo Ragno, Ruggero Sfrecola e Simona Cuomo, l’immobiliarista Luigi D’Agostino, oltre a Gianluigi Patruno (gestore di una palestra di Corato sul quale l’ipotesi di reato sarebbe, secondo indiscrezioni, quella di estorsione nei confronti del D’Introno, proprietario dell’immobile della palestra), l’imprenditore F.D. (ndr) che rivendicherebbe il mancato pagamento da parte di Patruno di canoni d’affitto quantificabili in qualche decina di migliaia di euro), Savino Zagaria (ex cognato di Antonio Savasta e socio della compagna di Patruno della stessa palestra) e il carabiniere Martino Marancia.
Dalle dichiarazioni, soprattutto di Savasta e D’Introno,rese durante i vari interrogatori risulterebbero coinvolte altre figure che potrebbero essere iscritte nel registro degli indagati e che faranno, molto probabilmente, aprire altri filoni d’inchiesta.
Alcuni nomi in questi mesi sono già saltati fuori riportati da alcune testate giornalistiche: si citano altri magistrati, imprenditori e politici ed i fatti contestati andrebbero da una semplice raccomandazione fino a tradursi in vera e propria rete di corruzione attraverso tangenti versate ad alcuni magistrati coinvolti nell’inchiesta.
Ma quello che lascia col fiato sospeso è l’ipotesi di reato a carico di un importante gruppo imprenditoriale coratino che sembrerebbe aver versato una maxi tangente per aggiustare un processo nel quale era coinvolto, una vicenda questa che vedrebbe coinvolte più persone: “amici” che si sono interessati per favorire la mediazione tra il gruppo imprenditoriale e i magistrati, avvocati e gli stessi magistrati corrotti.