Sono trascorsi alcuni giorni dalla morte di Domenico Lafiandra, il giovane coratino, maresciallo dei carabinieri, in servizio presso la caserma di Campobello di Licata che, il 14 maggio si è tolto la vita sparandosi con la pistola d’ordinanza. A trovare nel bagno dell’alloggio il corpo senza vita del sottufficiale erano stati alcuni colleghi dell’Arma.
Un gesto estremo che ha lasciato attoniti parenti e amici che, tuttora, non riescono a darsi una spiegazione e che, forse, meriterebbe qualche chiarimento in più.
Da testimonianze di chi, da sempre, ha avuto contatti e rapporti con Domenico emerge la figura di un ragazzo sereno, tranquillo, solare, riservato anche se, nell’ultimo periodo, la vicenda legata all’emergenza coronavirus sembrava lo turbasse particolarmente e in confidenza manifestava, ai suoi stretti vicini, molta paura. Domenico aveva il sogno di entrare a far parte dei Nas infatti aveva sostenuto con successo il concorso che di lì a poco l’avrebbe portato a trasferirsi a Roma, un traguardo quindi che sembrava allineato alle sue aspettative, motivo per cui il suo gesto ha lasciato tutti increduli; nessuno avrebbe mai immaginato che Domenico potesse togliersi la vita.
Ma proviamo a ripercorrere le sue ultime ore di vita.
Da informazioni raccolte, la sera precedente del suo tragico gesto, Domenico intorno alle ore 22 chatta su whatsapp con una persona a lui molto vicina e dopo l’ultimo messaggio con la stessa sembra non aver avuto più contatti con altri almeno fino alle 07.20, ora in cui, visualizza un messaggio di una sua amica su un gruppo wtsp di cui Domenico fa parte. Intorno alle 09.00, i suoi colleghi, insospettiti dal ritardo di Domenico, si recano nel suo appartamentino dove all’interno del bagno trovano il giovane carabiniere privo di vita con accanto la sua pistola d’ordinanza con cui si era sparato.
Il gesto di Domenico, però, lascia qualche dubbio e dei leciti interrogativi:
Perché il suo personal computer e il cellulare sono stati messi sotto sequestro per una probabile indagine ma non è stata eseguita l’autopsia sul corpo visto che, in molti altri casi analoghi, viene effettuata?
Perché i giornali locali siciliani riconducevano il suicidio alla “recente” scomparsa della madre quando invece era deceduta moltissimi anni prima?
Chi ha fornito questa notizia ai mezzi d’informazione visto che nessun amico e soprattutto parente risulti mai essere stato contattato da alcuna redazione?
Possibile che nessun collega che viveva come Domenico negli alloggi della caserma abbia sentito lo sparo?
Senza voler trovare a tutti i costi un responsabile della morte di Domenico ci sembra giusto fare chiarezza su una vicenda che lascia molti interrogativi e che avrebbe bisogno di risposte.
Dall’inizio di quest’anno ci sono stati diversi casi di suicidio di uomini dell’arma e anche i dati del 2019 sono sconfortanti, in questo ultimo mese ce ne sono stati due, quello di un finanziere e quello di un poliziotto avvenuti nella stessa modalità di Domenico, una triste realtà che purtroppo sembra passare inosservata.
Da indiscrezioni, emergerebbero altri particolari sulla vicenda che al momento abbiamo ritenuto opportuno non riportare in attesa di eventuali sviluppi.