Home Cronaca Cause utili o inutile dispendio di denaro pubblico?

Cause utili o inutile dispendio di denaro pubblico?

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A volte leggendo i provvedimenti giudiziari che riguardano il nostro Comune di Corato, che si ferma in determinati casi e si muove in maniera determinata in altri, viene immediato il quesito: Chi decide? Quali sono i motivi che inducono ad una decisione piuttosto che ad un’altra? C’è qualcuno che paga se la decisione di resistere o non resistere nei giudizi è sbagliata?
Una cosa è certa le decisioni sbagliate vengono pagate sempre da noi cittadini. La politica si dice deve seguire in questi casi gli indirizzi dati dalla Dirigenza perché la questione appartiene per legge ai Dirigenti.
Ma è vero che il potere politico deve sempre ed in ogni caso seguire le indicazioni dei Dirigenti o può discostarsene, se queste indicazioni sono erronee e, tanto si può cogliere con una certa facilità?
La risposta – ci dicono – è che motivando ci si può discostare.
Certo è che informati della notizia che stiamo per darvi e dopo aver letto il provvedimento, di cui diremo di qui a poco, ci viene, forse sbagliando, che  evidentemente al Comune Dirigenti e Politici quantomeno non hanno approfondito la questione, procedendo in un tentativo generico di bloccare l’esecutività di una sentenza di primo grado senza averne i motivi.
Nel nostro caso si tratta dell’esecutività immediata di una sentenza di primo grado in materia di lavoro. Crediamo che sia patrimonio di tutti conoscere che le sentenze di lavoro siano esecutive in primo grado, come quelle civili di prima, e che solo se vi siano determinati presupposti rilevanti possano essere sospese.
Il disperato tentativo del Comune di Corato di sospendere l’efficacia esecutiva della sentenza emessa dal Tribunale di Trani – Sezione Lavoro nella causa tra gli ex Dirigenti Dott. Vitantonio Patruno ed Ing. Giuseppe Amorese, ora Eredi Amorese, è naufragato nel momento in cui l’istanza è stata esaminata dalla Corte di Appello di Bari – Sezione Lavoro all’udienza del 14 marzo 2024.
La controversia, tra l’altro, ha come oggetto il pagamento di somme in favore degli allora Dirigenti del comune di Corato, tra i quali il Dott. Vitantonio Patruno ed il compianto Ing. Giuseppe Amorese, somme già ampiamente riconosciute dallo stesso Comune con deliberazione di Giunta Comunale (Deliberazione n.80 del 4 agosto 2017 – Sindaco Rag. Mazzilli, appendice dell’indagine MEF a cui fu sottoposto il Comune di Corato alcuni anni or sono).
Il riconoscimento di debito nei confronti dei malcapitati Patruno-Amorese fu inopinatamente sottoposto ad una condizione sospensiva sine die e le somme dovute accantonate.
Va precisato che per un’errorea interpretazione delle norme sulla contrattazione, il Comune di Corato aveva in precedenza riconosciuto e versato somme in eccedenza ai Dirigenti che lavoravano nello stesso periodo in cui erano in attività il Dott. Patruno e l’ing. Amorese e con la predetta deliberazione n.80/2017 aveva rinunciato espressamente ad agire nei confronti di tutti i suoi Dirigenti, applicando le norme della legge c.d. “Salva Roma”, che consentiva di recuperare quelle somme versate in più in alcuni anni, somme che si stanno progressivamente recuperando dai fondi a favore di altri soggetti che successivamente hanno rivestito e rivestono la qualifica dirigenziale.
Questo modo di procedere in applicazione della legge c.d. Salva Roma, legge emanata nel 2014, fu deciso dalla Giunta dell’allora Sindaco Massimo Mazzilli e non solo nei confronti dei Dirigenti ma anche nei confronti di tutto il personale del Comune.
Quanto disposto con la Deliberazione di Giunta del 4 agosto 2017 n.80/2017 non è stato mai più posto in discussione, né dalla Corte dei Conti, a cui furono inoltrate le predette deliberazioni, ha sollevato rilievi; né – ci dicono – ci sono stati procedimenti di responsabilità contabile a carico del Segretario Comunale e/o Dirigenti.
Appare evidente, quindi, che il Comune di Corato sta recuperando le somme versate in più in precedenza proprio in esecuzione della predetta Deliberazione numero 80/ 2017, che però prospetta nel giudizio in corso non debba svolgere alcuna efficacia nei confronti del Dott. Patruno e degli Eredi dell’Ing. Giuseppe Amorese.
La sentenza del Tribunale di Trani – Sezione Lavoro del novembre 2023 sembra aver fatto chiarezza sul punto riconoscendo le ragioni dei predetti Dirigenti (Dott. Vito Patruno ed Ing. Amorese) e nel contempo rigettando tutte le richieste di pagamento proposte dal Comune nei loro confronti, condannando, infine, il Comune al pagamento delle spese e competenze legali, oltre interessi legali e rivalutazione monetaria sulle somme dovute.
Sta di fatto che il Comune di Corato nonostante il riconoscimento del debito in favore del Dott. Patruno e in favore dell’Ing. Amorese , contenuto nella Deliberazione di cui sopra, si è opposto in primo grado al pagamento di dette somme, e di seguito a fronte della sentenza di condanna emessa dal Tribunale di Trani – Sezione Lavoro ha proposto appello anche sul punto ed ha finanche chiesto la sospensione dell’efficacia esecutiva della sentenza, senza addurre valide motivazioni come emerge dal tenore letterale dell’ordinanza emessa dalla Corte di Appello di Bari – Sezione Lavoro.
La Corte di Appello ha rigettato, infatti, la richiesta di sospensione proposta dal comune di Corato affermando che: “l’ente appellante non ha addotto alcun concreto elemento a sostegno del pregiudizio che deriverebbe dall’esecuzione della statuizione contenuta nella sentenza impugnata, né in relazione alla propria situazione finanziaria, né con riguardo alla eventuale irrecuperabilità delle somme in caso di riforma della pronuncia di primo grado, sussistendo al contrario indizi della piena solvibilità degli appellati, come attestato della documentazione reddituale allegata alla memoria difensiva.”
Il Comune di Corato alla luce dell’esecutività della sentenza sarà tenuto al pagamento delle somme dovute sia in favore del Dott. Patruno, assistito dall’Avv. Francesco Mascoli e dall’Avv. Sabino Patruno sia in favore degli Eredi Amorese assistiti dalla dall’Avv. Francesco Mascoli.
Ora la causa nel merito è fissata a febbraio 2025.
Ai posteri l’ardua sentenza.

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