Il Sistri doveva diventare il sistema per sconfiggere le eco-mafie, ma dietro al sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti si nasconde una voragine di sperperi pubblici a favore della Selex (società di Finmeccanica) incaricata di progettare e mettere a regime il sistema. Un contratto con il Ministero dell’Ambiente coperto dal segreto di stato, che a distanza di anni, porta alla luce un business da quasi 500 milioni di euro ai danni di 400 mila aziende italiane.
Sono circa 400 mila piccole, medie e grandi aziende che dal 2010 versano un contributo obbligatorio, di fatto una tassa, per un servizio mai erogato e di cui per sette volte in due anni è stata prorogata l’entrata a regime (l’ultima, al 30 giugno 2018). Lo strumento doveva diventare l’arma definitiva nella lotta alle eco-mafie sostituendo i FIR (formulari di trasporto rifiuti), con un controllo digitale trasparente ed efficiente. Non è andata così, di fatti nel tempo l’entrata in vigore del sistema è finita nei decreti legge omnibus (il “mille proroghe”).
(Tratto da Reppublica)
Nel settembre del 2008, con decreto firmato dall’allora Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, pone il “segreto amministrativo” “sul progetto, le opere, i servizi, e le forniture per la realizzazione del Sistema” che il ministero dell’Ambiente, a quella data, ha già scelto di affidare alla “Selex Service management”, società del gruppo Finmeccanica.
Per quale motivo? Perché impedire al Parlamento e dunque all’opinione pubblica di conoscere i termini di un affare di tale rilievo economico e sociale?
Il progetto, la sua esistenza, la sua architettura, non sono un mistero. Ci ha cominciato a lavorare il governo di centro-sinistra già nel 2007. Si tratta di predisporre presso il Ministero dell’Ambiente una rete di dati integrata cui i produttori e i trasportatori di rifiuti “speciali pericolosi” dovranno agganciarsi, garantendo così la tracciabilità dell’intero processo di smaltimento. Per giustificare dunque il “segreto”, al Paese, nel 2008, viene rifilata una frottola che pure ha una sua plausibilità. Finmeccanica – si dice – lavora con una “avanzatissima tecnologia militare” che deve godere della massima protezione e dunque rimanere inaccessibile alle mille mafie che lucrano sul ciclo dei rifiuti. Peccato non sia vero.
Il contratto prevede infatti, per una durata di cinque anni (la scadenza è fissata nel dicembre 2014), che per la realizzazione del Sistema, la sua manutenzione, nonché la fornitura ad aziende e trasportatori dei due marchingegni funzionali al software che assicura la tracciabilità dei rifiuti (chiavette usb per il carico dei dati, nonché “black-box”, scatole nere da montare sulle motrici dei camion adibiti al trasporto), la “Selex” incassi a regime dal Ministero dell’Ambiente una quota fissa di 28 milioni di euro l’anno e una quota variabile, stimata tra i 65 e i 70 milioni, legata al gettito assicurato dal contributo che ciascun utente (azienda o trasportatore) del Sistri sarà chiamato a versare al momento dell’iscrizione obbligatoria al Sistema e del ritiro della chiavetta usb o della “scatola nera” che li renderanno parte della rete.
Le “black-box”, le scatole nere che Selex monterà sulle motrici dei camion e che altro non sono che dei normali transponder che indicano la posizione e la percorrenza di un mezzo, sono prodotte dalla “Viacom”, una società che, come pubblicizza il suo sito, affitta normalmente il dispositivo alle pubbliche amministrazioni o ai privati per 35 euro l’anno. Ebbene, nel contratto il ministero le paga 500€.
Per le 400 mila aziende e i trasportatori dell’indotto dei rifiuti, infatti, non solo il contratto prevede l’obbligo di iscrizione al Sistema, ma, al suo articolo 14, prevede un sistema sanzionatorio che deve rendere il pagamento dei contributi un capestro ineludibile. Si legge infatti: “Il contratto si basa sul presupposto che venga elaborato un sistema sanzionatorio efficace per rendere cogente l’obbligo di iscrizione al Sistema e di pagamento delle annualità successive all’iscrizione e che tale sistema sanzionatorio entri in vigore contestualmente all’operatività del Sistema”.
E’ evidente che il contratto “segreto” fa di Finmeccanica una concessionaria di fatto di un servizio per il quale non è prevista alcuna concessione. Non solo, ne fa una concessionaria con solo vantaggi, ma non gli svantaggi, perché accolla per intero allo Stato il rischio economico che il Sistema, una volta realizzato, resti inoperativo. L’accordo prevede infatti che se il Sistri non dovesse mai vedere la luce, gli investimenti in reti e software resteranno per intero a carico delle casse pubbliche e, naturalmente, delle tasche private, da cui nel frattempo saranno usciti i “contributi”. Insomma, il 14 dicembre del 2009, il Governo, segretamente, impone di fatto, con un contratto commerciale, un nuovo tributo al Paese, una tassa vera e propria a beneficio della Selex. E’ un trucco di cui il Governo e Finmeccanica sono evidentemente consapevoli e di cui non è dato sapere i termini dello scambio. E che ha il suo volto pubblico nel ministro dell’epoca Stefania Prestigiacomo e nel suo potente capo della segreteria Luigi Pelaggi, protagonisti entrambi, tra il 2009 e il 2010, di una convulsa trattativa.
Il 17 dicembre del 2009, tre giorni dopo la firma del contratto, un decreto ministeriale stabilisce le categorie di soggetti obbligati ad aderire al Sistri, le sue linee guida di funzionamento, il regime transitorio di passaggio dal sistema cartaceo a quello digitale, gli apparati che le aziende dovranno ritirare e installare (chiavette Usb e “black-box”), i costi a carico delle imprese. E tuttavia, nello stabilire l’obbligo di adesione al sistema, non viene fissata alcuna sanzione per chi non adempie. E’ una “falla” significativa, che pure, sulle prime sembra non preoccupare Finmeccanica.
Il Sistri, infatti, parte con una robusta campagna mediatica che deve convincere il Paese della bontà del progetto, far dimenticare la sua illegittima segretezza (fino all’agosto del 2010, resterà ignoto persino il nome della “Selex management”, la società controllata da Finmeccanica che ha l’incarico di progettare e mettere a regime il Sistema), convincere 400 mila imprese (le più grandi delle quali associate di Confindustria) a mettere mano al portafogli senza fare troppe domande. La Confindustria di Emma Marcegaglia si adegua, governa e contiene i malumori dei suoi iscritti, soprattutto dei piccoli associati, che pure non sono fessi e vorrebbero saperne di più. Ma poi qualcosa va storto.
Il Sistema non è pronto. Peggio, un flop. Il 2010 se ne è andato in chiacchiere. L’entrata in vigore del Sistri, prevista per luglio, quindi affannosamente prorogata ad ottobre, è nuovamente rinviata. Gli imprenditori mangiano la “foglia” e i contributi per il 2011 precipitano a poco più di 30 milioni. Finmeccanica entra in allarme. E, si sbatte per imporre al Ministero che l’obbligo di pagare diventi una norma sanzionata con severità. Cosa che accade proprio alla fine di dicembre 2010, con decreto. Chi non paga la “tassa” a Finmeccanica è passibile di una sanzione fino a 90 mila euro.
Passano altri 10 mesi. A ottobre del 2011, il “click-day”, la prova generale del Sistema è una Flop. Due “scatole nere” su 5 scaricano le batterie dei mezzi su cui sono montate o non riescono a emettere il segnale di partenza. Molte chiavette Usb non caricano correttamente i dati o non vengono “riconosciute”. L’entrata in vigore del Sistema è nuovamente rinviata. L’Avvocatura dello Stato e il Ministero dell’Ambiente ammettono che sul contratto tra il Ministero e Selex non esiste più, e forse non sarebbe mai potuto esistere, il segreto amministrativo.
Con il 2012, lo spettacolo che si presenta agli occhi del nuovo ministro dell’ambiente Clini è desolante. L’incarico dato alla “DigitPa”, l’Ente nazionale per la digitalizzazione della Pubblica amministrazione, di una spending review sul contratto con Finmeccanica conclude che le scelte seguite per il Sistri non sono compatibili con i principi di trasparenza. Sabatino Stornelli, suo fratello Maurizio, Luigi Pelaggi vengono iscritti al registro degli indagati della Procura di Napoli per associazione a delinquere finalizzata alla truffa, all’abuso di ufficio, alle false fatturazioni in un’indagine che non ha ancora avuto una sua discovery. La nuova Confindustria di Sergio Squinzi, il 20 aprile scorso, con una nota, segnala al Governo che ha “il dovere morale di annullare un contributo per il 2012, per un Sistema rinviato ben sette volte e che ha perso ogni credibilità”. Quello stesso giorno, Clini posticipa la data di pagamento al 30 novembre e prende tempo “per valutare insieme le modalità per finalmente operativo il Sistema”. Finmeccanica, intanto ha già scontato in banca due anni di “tassa”. Poco più di 100 milioni di euro. Gliene restano altri 3. In febbraio, la “Selex management” vince con il Sistri l’Innovation Awards riconosciuto da Cisco per “il progetto di maggiore impatto di rete digitale dell’anno”. Sembra uno scherzo. Ma non lo è.
E’ notizia di questi giorni che il Sistri sarebbe arrivato al capolinea con la chiusura definitiva di un “servizio” mai entrato in funzione, una decisione che tutti speravano… ma è veramente così?
Voci di corridoio dicono che il Sistri cambierà veste con un sistema più evoluto e molto semplificato nell’utilizzo, sperando che non ci rifilino la stessa frottola e soprattutto che non riversino i costi per gli adeguamenti sulle aziende già in serie difficolta.
Ma i 500 milioni di euro versati in tutti questi anni ai danni di 400 mila aziende italiane, saranno mai rimborsati?