A poco più di un anno dalla sua scomparsa
“Il tifo per il Milan e l’amore per una donna, richiedono la stessa intensità di passione”
Già da fine anni 60′, il nome di Sergio Morolla è stato per decenni legato a 2 elementi: la barberia Top nella centralissima via Duomo e l’Amore sfrenato per il suo Milan.
Coetaneo ed amico di mio padre, classe di ferro 1938′, sono stato anch’io cliente da bambino, già affascinato per l’enfasi, il fervore e la competenza che ci metteva in difesa dei suoi colori, come un innamorato pazzo e geloso della sua fidanzata.
Ce lo conferma suo figlio primogenito Pasquale, classe ’65 come me, che ci confessa come il suo papà sia stato buono e generoso, ma senza esternarlo, della serie “i bimbi si baciano quando dormono”.
Pasquale prosegue: “Il Milan era la sua passione, tant’è che io appena nato, mi ritrovai sul periodico Forza Milan, con tanto di gagliardetto appeso al collo e mio figlio Sergio, suo 1° nipote, fotografato in tenuta Milan al centro del campo sportivo, dopo pochi mesi di vita”.
Per via di quest’amore, è stata sua e dei fratelli Cialdella, l’idea del 1° storico “Milan Club” in corso Mazzini, inaugurato ad agosto 1968, intitolato “Luigi Maldera”.
“Un ambiente familiare e perbene, con tanti giovani che si son poi distinti: da Giovanni Gallo, all’ingegner Piarulli, dal dr. Luca Lerro al prof. Maurizio Tempesta, Franco Arresta” – dice Filiberto Cialdella.
Franco Antifora, altro amico a globuli rossi e neri, ci dice che Sergio nelle sue arringhe difensive, talmente accecato dall’amore, voleva sempre aver ragione. “Ma ricordo – continua – era il 1° che il giorno dopo mi richiamava per chiedere scusa“.
Il rag. Vincenzo Tota, ci dice che Sergio e Pasquale Lops (non il senatore), fossero il riferimento dei milanisti a Corato.
“Sergio, era devoto a Schnellinger, che da tedesco reputava preciso come lui, specie nella organizzazione meticolosa e parsimoniosa delle trasferte, fatte tutte in auto”
Raffaele Carminetti, altro fan di sponda milanista, ci racconta di aver raggiunto il negozio di frutta e verdura a Bresso (Mi), della famiglia Maldera, esordendo cosi:
“A quann vaun r cim d rap“, con stupore degli stessi nativi coratini, che fecero fortuna a Milano.
Visita effettuata, per invitare Luigi Maldera, primogenito di 3 fratelli con Attilio e Aldo, in estate c/o il proprio club.
Ma grazie al club, si aprì subito un canale preferenziale con la società milanese, invitati in via Turati, 3, mentre Mr. Nereo Rocco ed il Presidente Franco Carrara erano in animata discussione. Questo, pochi mesi dopo la 1^ grande gioia di Coppa Campioni, pallino di Sergio e del milanisti, vs. l’Ajax.
“Fummo ospitati anche prima di un Bari – Milan (0-5) del gennaio 1970, c/o l’hotel Palace di Bari, colloquiando con Rivera per oltre 2 ore” – ci dice Raffaele.
Ma quel periodo equivale anche ad una delle più cocenti delusioni, nella “Fatal Verona”, in cui i 3 milanisti Carminetti, Tota e Manfredi, vedendosi soffiare lo scudetto sul fil di lana, abbandonarono anzitempo lo stadio Bentegodi, sotto 5-1 (5-3 finale).
Una vera malattia per i milanisti veraci, tra cui Sergio. Un periodo grigio per il Milan, in cui entra in gioco il secondogenito Antonio, che già a 6 mesi in passeggino era stato alla inaugurazione del club. A soli 6 anni, tentato da amici juventini, Antonio è costretto a prestar giuramento sulla figurina di Gianni Rivera, di eterna fedeltà in pieno stile religioso, prima di essere inondato da figurine Panini rossonere.
Passano alcuni anni, prima del nuovo successo rossonero, quello dello scudetto della Stella (10°), per intenderci del Milan – Bologna del 6/5/1979, in cui i 2 Morolla erano a San Siro.
“Il Milan diventa una condivisione, il vero legame con mio padre – dice Antonio. Abbiamo girato tanti stadi, godendo soprattutto nell’era berlusconiana. Vivendo io a Milano da 11 anni, ogni volta che mio padre saliva, era un rito, andare tra San Siro, Casa Milan e Milanello, dividendoci a Manchester (finale 2003′) dove sono andato io, a Barcellona (89′) e Montecarlo (Supercoppa) nelle finali vincenti in cui ci è andato lui“.
Michele Mastrototaro, ci rivela che grazie al Milan si è instaurata una duratura e granitica amicizia con la famiglia Morolla.
“La vittoria sulla Juventus del 2003, valse doppio per noi rossoneri. Ma nel 2005 Sergio rovinò un’intera vacanza in Crociera, in virtù della sconfitta ai rigori, di Istanbul, contro il Liverpool dal 3-0 al 3-3, aggiornato a tratti per via di una escursione, col pensiero costante al suo amore.
Ma si rifece, solo 2 anni dopo, sempre con il Liverpool, anche se a parte lo scudetto 2010/11, è da lì che parte un periodo di tabula rasa.
Nel frattempo Sergio, si tranquillizza e si crea nel suo garage, una sorta di “Sacrario Milan”, in cui invita solo pochi intimi amici, pur essendo Presidente Onorario Milan “Rino Gattuso” – Michele ci dice che tra i prediletti c’è proprio lui.
“Sergio era contento sia dell’intervento da poco superato, ma anche del suo giovane Milan targato Pioli, di cui ne apprezza qualità e ritmi. Ma non era ottimista“. Ci riferisce, che Sergio diceva spesso:
“Michele, non so se vedrò un altro trionfo“!
Stesso punto di vista che ha anche il 20/12/20, assistendo nel suo museo al Milan in vantaggio a Sassuolo (1-2 finale).
Lo vedrà fino a 15′ dalla fine, quando chiederà al suo fido Michele, di chiamare i figli e farsi accompagnare al Pronto Soccorso, dove entrerà lucido e cosciente, ma ne uscirà con un cuore che fa “crac”.
Non è riuscito, come sentiva, a vedere l’ennesimo trionfo Milan, ma il destino ha voluto che se ne andasse lasciando per ultime le sue passioni: quella della famiglia e del suo grande Milan, che non potrebbe recriminare di non aver vissuto con grande intensità passionale.