“L’aquilone è come la felicità: a volte bisogna essere appesi ad un filo per volare alto“!
È una pagina della letteratura sportiva da Libro Cuore, che si arricchisce sempre più, la storia di Miky Scaringella.
L’attaccante coratino, col vizietto del gol, classe 95′, è il tipico ragazzo ben voluto da tutti, che se non è entrato dalla porta, lo fa dalla finestra, grazie alla sua caparbietà, caratteristica anche nel rettangolo verde.
La sua bella favola, è fatta di umiltà, sorriso, genuinità ed attaccamento ai valori essenziali della vita, dall’amicizia alla riconoscenza e soprattutto famiglia, che come vedremo ha condizionato anche le ultime scelte.
Questo ragazzone di m 1,85 per 80 kg., che ho avuto la fortuna di seguire nel suo percorso centrale dell’adolescenza (12/17 anni), ben presto ometto maturo oltre la media, ci racconta che probabilmente il soprannome Aquilone gli derivi dalla bisnonna paterna, che in riva al mare costruiva aquiloni.
E gli chiediamo:
Cosa ti è rimasto dell’infanzia e dei primi passi calcistici?
La passione per il calcio l’ho scoperta sin dai 5 anni, nelle partitelle tra cooperative dove abitavo ed ho conosciuto amici tuttora in essere. Ho trascorso anni bellissimi, prima alla Sacra Famiglia, con il mister Luigi Faretra, eccellente persona che ci ha trasmesso i primi grandi valori umani, poi nella Pol. San Gerardo di Nico Como, dove ho vissuto tra Giovanissimi e Allievi 4 anni di primo vero calcio.
La classe 95′ è stata un’annata fortunata, con tanti ottimi ragazzi. Cosa pensi di aver avuto in più degli altri per spiccare il volo?
Certamente tanta voglia e determinazione, un pizzico di fortuna al momento giusto ed anche persone giuste, che mi hanno spinto ed incoraggiato.
C’è mai stato un momento in cui hai rischiato di mollare?
Mai, anche quando le opportunità si sono ridotte e sembrava si fossero chiuse le porte. Solo dopo il decesso di mio padre (2016), ho anteposto la famiglia alla carriera, rinunciando alla Serie D a Gravina.
La figura di tuo padre.
Dall’età di 5/6 anni mi ha seguito in ogni allenamento e partite in casa e fuori. Poi col crescere dei livelli dei campionati, ci scontravamo spesso, perché era il maggior critico, sia quando ero tra i migliori, ancor più dopo prestazioni opache. Non posso negare che il suo sostegno è stato fondamentale ed io il suo orgoglio.
Ed approfitto anche per ringraziare l’amico vice Presidente Corato, Antonio Di Zanni e sua moglie Ivana, che mi son stati molto vicini dopo la scomparsa. Un’amicizia oltre il calcio.
Periodo di grandi sacrifici, prima della stabilizzazione.
4 anni in cui mi alzavo alle 3 e lavoravo dal Presidente Maldera, che ringrazio per avermi concesso orari flessibili per potermi allenare a Corato e Gravina, breve serata e a letto all’ora delle galline.
Ma poi incontri il tuo padre putativo Valeriano Loseto ed ha inizio la svolta.
Io e Saragaglia, nel Corato dell’autunno 2012, con l’allenatore precedente ci allenavamo da tempo soli, dietro una porta, senza scoraggiarci. Poi giunse il mister Loseto ed anche grazie alle sollecitazioni di Angelo Ippedico e tue (Nico Como), un giorno fummo invitati ad aggregarci al gruppo fino all’esordio potenziale in Eccellenza.
Si, perché il giorno che doveva essere il mio esordio, dimenticai il documento d’identità, ma con debutto solo rinviato. A Mola, all’87’ eravamo sotto 2-1. Entrai in coincidenza del pareggio di Fittipaldi (2-2) all’88’ e 2 minuti dopo, siglai la rete del 2-3. Immaginate la gioia!
Inizialmente lo vedevo severo ed ostile, perché mi martellava di continuo col suo barese verace. Ho capito poco dopo, che stravedeva per me.
Infatti 2 anni dopo…
Grazie a lui sono passato prima a Gravina, dove ho disputato 2 splendide stagioni (vincendo i campionati di Promozione ed Eccellenza), ma consentendomi, grazie ad una sua scommessa, il triplo salto, dalla Promozione a Corato, alla Serie C della Fidelis e Matera poi.
Dove hai conosciuto le maggiori emozioni e delusioni…
Erano passati solo 7′ dal mio imprevisto esordio da titolare, causa infortunio di un compagno, che andai subito in rete nella sfida con la Juve Stabia, finita 3-3.
Invece ad Agrigento…
Ho realizzato, penso un record unico in Serie C, pubblicizzato anche in reti nazionali come Sportitalia.
Appena subentrato a circa 15′ dal termine, siglai una tripletta in 6′ (1-5 il finale).
Quella stagione ci salvammo tranquillamente e siglai ben 8 reti, pur con l’affrettato esonero di Loseto. Ma la società fallì con malincuore di tutti. Ma la maggior delusione stava arrivando: c’erano contatti con Carpi, Brescia e soprattutto Ascoli, ma finii a Matera, che anch’essa fallì dopo soli 3 mesi. E fu un momento difficile.
Poi sei finito alla Caronnese in D lombarda. Come ci sei arrivato e come ti sei trovato?
Una scelta di vita, per dare una scossa al mio percorso, essendo affascinato dalla sperimentazione. Ho colto al volo la proposta di Mr. Ferrara, che seguendomi, voleva portarmi a Pisa 2 anni prima. Ho accettato la sfida e devo molto a Morena (mia ragazza), che mi ha seguito in toto.
Una cultura diversa, gente diversa, composta, discreta, una bella esperienza di vita.
C’è differenza tra il calcio di Serie D del sud e quello del nord?
La vera differenza è nella tifoseria, meno numerosa e calorosa al nord, in un clima meno esasperato. Ma non posso nascondere che non ci sia differenza agonistica, ma anche di qualità in favore del nostro girone H.
Ma poi l’aquilone ha sentito nuovamente il richiamo dei cieli azzurri di Andria.
Pur stando bene a Caronno (Va), la possibilità del rientro in Puglia, per la richiesta di una grande piazza come Andria, è rafforzata da una dolce notizia: quella dell’attesa di un bebè di Morena, che mi ha convinto a riavvicinarmi alle nostre famiglie.
Neanche a farlo apposta hai ricominciato da Fidelis Andria – Gravina.
A Gravina, ancora giovincello, ho avuto un’accoglienza familiare, come fossi un loro figlio e tutt’ora mi sento per scambiare saluti ed opinioni. Andria, invece, è storia, c’è tanto calore che senti e ti regala tanta adrenalina stimolante.
Si potrà cambiare modulo per far posto alla coppia Cristaldi-Scaringella?
Ad Andria la concorrenza è tanta, in una rosa di 1^ scelta. Farò di tutto per dare il massimo e conquistarmi il posto, ma penso che ci sarà spazio per tutti, anche per la flessibilità del modulo, anche nella gara stessa.
Il gol più bello?
All’85’ di un Andria – Monopoli: stop di petto al limite e tiro di sinistro. Noi gli aggiungiamo alla Filippo Inzaghi: sarà il prossimo, soprattutto quello da padre.
“Quando la vita rovescia la nostra barca, alcuni affogano, altri lottano per risalirvi” (Trabucchi). E lui ce l’ha sempre fatta.
È questo Miky Scaringella, ragazzo caparbio, professione goleador.
Buona carriera!