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Mario Roselli, il re del ring e della gabbia

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Ogni mattina in Africa, come sorge il sole, una gazzella si sveglia e sa che dovrà correre più del leone o verrà uccisa. Ogni mattina in Africa, come sorge il sole un leone si sveglia e sa che dovrà correre più della gazzella o morirà di fame. Ogni mattina, come sorge il sole, non importa che tu sia leone o gazzella, l’importante che cominci a correre“.

I ragazzi si dividono in 2 categorie: quelli che da figli sono coccolati ed hanno tutto dai genitori, serviti e riveriti e quelli della strada che si fanno da soli. E nella palestra della strada, ci sono bulli e bullizzati ed i primi, sono quelli che erroneamente si sentono uomini“.
A parlare così, nel suo “Den of tiger”, ossia tana della tigre, è Mario Roselli, ormai 39 anni il prossimo 30 luglio, fisico scolpito e occhi da pantera o se preferite da tigre o leone.
Lui è orgoglioso di essere nato nel quartiere della Cerasella, quello che come simpaticamente lui definisce, era soprannominato Bronx e che ora si è notevolmente ingentilito.
30 anni fa, io come tanti bambini dell’epoca ho vissuto in strada e condiviso i suoi giochi. Per i più piccoli, era però difficile sostare nelle strade, se non mandati dalle mamme a fare la spesa, pur con tanti rischi, a maggior ragione in quel quartiere.
Dovevi superare una sorta di esame di accettazione da parte dei più grandi. Ma comunque il più delle volte si finiva a botte e dovevi saperti difendere. Dovevi cioè scegliere di essere leone, gazzella o agnello sacrificale“.

Mario con papà Carlo

Il papà Carlo, persona influente nella vita sociale cittadina, promuove la pratica sportiva del bimbo un po’ ribelle ed esuberante, che a 6 anni, già gareggia in piscina, prima della Nevaia e poi del Diamond. Svolge anche gare di pattinaggio, nella pista di via Ruvo, mentre disputa partitelle di un mix tra calcio e rugby, in strada con gli amici, dove è ripiegato nel ruolo di portiere o difensore, non avendo tanta predisposizione, finendo spesso per essere occasioni di rissa tra ragazzi.

 

Mario da bambino

È per questo che Mario, non vuole fare la parte della gazzella azzannata dal leone ed il suo pallino diventa sempre più la palestra delle arti marziali.
“Il mio omonimo nonno, pertanto” prosegue Mario, “dagli 8 anni, mi accompagnava alla palestra di Celestino Di Nunno, con cui ho iniziato a fare karate, diventando in tenera età, cintura nera”.
Si susseguono gare di Kumitè, in light contact (contatto leggero), già dai 10/12 anni. Il giovanotto, non è però appagato, anzi si sente bloccato, perché non frenando i suoi ardori, rischia squalifiche, sforando il regolamento.

In combattimento

Vuole andare oltre e si fa affascinare dalla kickboxing, iniziando a gareggiare dai 17/18 anni, specializzandosi in pugilato.
Ed è all’inizio dello scorso decennio, che il nostro leone ottiene strepitosi risultati.
È Campione Italiano della disciplina nel 2013/14/15, nelle categorie massimi/leggeri (fino ai 90,7 kg) e massimi (fino ai 100,4 kg) e si butta subito dopo nel MUAY THAY (pugilato thailandese), grazie al quale è nazionale FIMT dal 2012 al 2016, in cui è possibile utilizzare pugni, calci e gimocchiate.

Preparazione Muay – Thai

Ho combattuto anche per il titolo europeo nel livello K1, il top, contro il campione mondiale romano Woko-Pro, Umberto Lucci, perdendo per inizie, dopo un match combattutissimo“.
Il maciste della Cerasella, non è sazio e rafforza il suo percorso, specializzandosi in BJJ (Brasil Jiu Jitsu), che è forse la lotta più completa, con lotta a terra, leve, strangolamentie e sottomissioni, vincendo tutto, nella cintura blu dei massimi campionati Europei.

Combattimento in gabbia

Sempre più famelico di completezza, combatte anche matches di MMA (Mix Marshall Art), dove Mario si sente a casa sua più di ogni altra branca, perché misto di Boxe, Karate, Lotta, tra ring e gabbia, che definisce la disciplina del 3° millennio.
Lo provochiamo sul tasto della violenza, ma lui ci tiene a precisare:
Se ci sono regole ed un arbitro, è Sport, non come per strada. C’è uno studio, una tecnica, preparazione atletica, rispetto dell’avversario, senza cattiveria, non frutto di divergenze personali, ma solo spinti dalla voglia di prevalere sull’altro, come dimostra la stessa fraterna amicizia con Umberto Lucci“.

Ring in palestra

Il polivalente atleta di arti marziali, alla soglia dei 39 anni è un uomo maturo, che non ha alcun rimpianto, contento anche degli errori, perché come dice “dopo la tempesta, c’è il sole”!
La vita gli ha insegnato tanto ed ha voglia di imparare ancora e guardare avanti, come ci dice quando gli chiediamo come si autodefinisce.
Nella vita bisogna sempre avere stimoli e crearsi obiettivi, non necessariamente nel superamento degli altri, ma di se stessi, guardandosi dentro”.
Sorridendoci dice, che per alcuni è egocentrico, ma nello stesso tempo ritiene di essere uno che riconosce quando sbaglia, anche con gli allievi, prendendosi responsabilità, ma soprattutto realista e concreto.
E’ grazie a queste 2 ultime caratteristiche che Mario ha voltato pagina ed è diventato imprenditore di successo con il suo marchio Den of Tigers. Ha provato a farlo parallelamente all’attività di atleta, ma ha compreso che chi troppo vuole nulla stringe, costringendolo ad una scelta radicale.

Sala attrezzi

Un business con la propria firma d’autore, non disdegnando l’idea di promuovere un franchising, rifacendosi alla sua impronta e personalità, risaltando l’italianità, di cui “tanti si sciacquano la bocca, ma in pochi osservano”.

 

 

Angolo abbigliamento

Una palestra completa, che va dalla pesistica agli attrezzi, dalla preparazione atletica, al personal trainer con un ring che consente di gareggiare MMA, pugilato, kickboxing, lotta, fino all’abbigliamento.
In tempi di pre-covid la sua palestra dava lavoro a 10 collaboratori, con ca 600 tesserati, anche forestieri, tra amatori, settore giovanile (cuccioli, teenagers) ed agonisti, circa una decina, unici che continuano ad allenarsi come da protocollo.

Allenamento pre covid

Tra questi ci sono i pugili Alessio Rizzo (di Modugno), Christian Di Gioia (coratino) e la doppia specialista in pugilato e kickboxing Vittoria Fusaro ed il biscegliese di origine extracomunitaria, dal nome impronunciabile, più semplicemente chiamato Samba, nella MMA.
Con determinazione il nostro protagonista non si abbatte e ci confessa:
“Il covid ha solo rallentato la corsa, ma grandi progetti sono nel cassetto, pronti per essere tirati fuori“.

Foto di gruppo pre covid

Quando siamo al messaggio conclusivo Mario ci tiene a sottolineare:
Non insegnamo ad essere più forti fuori del Tatami, ma esigiamo rispetto per gli altri ed in primis per la famiglia. Ma allo stesso tempo è bene chiarire un aspetto sul quale non transigo. Fuori dalle mura della palestra, sono i genitori che devono assumersi le proprie responsabilità ed essere in prima linea nel controllo, senza scaricare a questi sport né tantomeno al suo coach le stesse. La nostra parola d’ordine è: attenzione fuori, tutto ciò che vi insegno rimane all’interno del Tatami”.
La mela marcia sta ovunque, basta solo saper governare gli strumenti nel modo giusto.
La gazzella deve rimanere gazzella ed il leone deve rimanere leone, un vincitore ed un vinto, ma solo nel quadrato del tatami.

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