I principi ispiratori della filosofia di vita orientale, sono notoriamente diametralmente opposti a quelli occidentali e si ripercuotono nello spirito sportivo anche in una disciplina come il judo, nata alla fine dell’800 grazie al giapponese Jigoro Kano Shihan. Uno dei 2 punti focali è l’amicizia e la mutua prosperità (Jita kyo ei) ossia la logica del “noi” tipicamente orientale rispetto a quella più individualista e cinica dell'”io”, occidentale, che si aggiunge al raggiungimento del risultato con il minor impiego di energie (seiryoku zen’yo) percorrendo sempre la via gentile.
In questo momento di crisi di ogni attività imprenditoriale grande o piccola che sia, specie nel comparto sportivo, molto maltrattato, sono ancora taluni valori umani a tenere in piedi alcune baracche e a distogliere il pensiero di mandare tutto alle ortiche.
“Sono i ragazzi a darmi la forza di non buttare la spugna e non tirar giù la saracinesca. E questo mi fa stare bene. Loro hanno dato tanto e tanto hanno ancora da dare. Ed io pur di vederli felici, faccio di tutto, anche rimettendoci“.
A parlare così è Louis Bucci, maestro di judo e lotta che aggiunge: “La mia maggior soddisfazione è stata fin qui quella di aver condiviso con i miei figli uno sport ed una passione che ha dato e dà tante soddisfazioni” come vedremo.La passione per le arti marziali in Louis nasce a circa 12 anni, dopo la solita parentesi nella palestra della strada e qualche partitina con l’amico Giacomo Rigoletto negli esordienti del Corato, con i giochi di scarico-bot, duce, la torre alla sacra famiglia di Don Ciccio Tatoli.
“Furono alcuni amici a portarmi alla palestra di judo di Celestino Di Nunno, in via Andria e nel periodo di chiusura prima di spostarsi dopo mesi in viale Cadorna, andammo a Trani dal maestro Guglielmi, grazie ai soldi che avevo guadagnato con i primi lavoretti. Mi infortunai alla clavicola ma non dissi niente ai miei genitori, perché loro, non sapevano neanche nulla“.
A suo malincuore interrompe l’attività ma nel frattempo può riabbracciare il suo amore, pochi anni dopo arruolandosi nell’arma dei carabinieri, anzi beneficiandone anche professionalmente, perché è inserito nel plotone di intervento, più conosciuto (come celerini) in virtù delle sue capacità, prima di passaggio a Bari e definitivamente a Falconara, dove grazie alla società Athlon, che gli lascerà un segno indelebile nel suo cuore, continuerà la sua attività agonistica.
A soli 21 anni è cintura nera vincendo il torneo delle cinture marroni, “un punto di partenza” ci dice, fino ad arrivare al 5° Dan di judo. Ottiene un 5° posto ai campionati italiani, passa da Macerata con l’esperto maestro Crociani a Marina di Pietrasanta dove consegue il brevetto di allenatore e inizia ad insegnare come assistente. Giunto a Bari praticamente a Corato, mette a frutto la sua esperienza inaugurando nel 1997, dopo un anno di transizione presso la scuola De Gasperi, la sua palestra di Corato.
“Del primo amore non ci si scorda mai “ed è qui che costruisce tanti atleti tra cui i suoi figli tutti cinture nere: Armando 2° Dan, Angelo 1° Dan e soprattutto Ornella che casualmente si trova al Cus Bari folgorata dalla disciplina della Lotta. Grazie al maestro Bisignani vince il campionato italiano juniores, uno assoluto ed uno universitario a cui si aggiunge un bronzo di judo ed è anche 5^ ai Mondiali universitari di Torino. Risultati che le valgono l’ingresso nel gruppo sportivo delle Forze Armate con cui gareggia per ben 10 anni, girando mezzo mondo, entrando nel giro azzurro e conquistando la medaglia di bronzo al valore atletico.
È il caso di dire che l’allieva supera il maestro.
“Ma di questo ne sono orgoglioso. Lei ora è a Novara, è una istruttrice e quando scende giù è bello confrontarsi sui metodi e sulle esperienze. Ma non è l’unica che mi riempie di soddisfazioni perché ci sono altri 3 insigniti della onorificenza Azzurra: questi sono Giuliano De Benedittis, Gabriele Strippoli considerato il numero uno in Puglia ed in particolare Siria Perrone, che ha partecipato ai Mondiali, alle Olimpiadi giovanili ed è stata 5^ agli europei. Tutti mi hanno fatto vivere emozioni e momenti memorabili ma non posso dimenticare di aver vissuto il top con Siria, agli europei il cui obiettivo era di fare bella figura. Ma poi vedersi sfuggire la medaglia di bronzo per due soli punti, non nego che a me e mia moglie sia scappata la lacrimuccia”. Questo vale anche per Natascia Giaconella, che “oltre ad aver conseguito tanti titoli nazionali, è ora al mio fianco ed è l’anima come istruttrice, nella Lotta“.
Tante gioie quotidiane nel vedere in periodo pre covid e quando saremo tornati alla normalità, circa 70 ragazzi divertirsi, crescere nelle regole e sbocciare altre promesse come Alessia Casalino o Francesca Lobascio, nata a 4 anni in palestra ed annoverare il più giovane campione italiano dell’anno: il 2008 Luigi Bombino.
“Una sola delusione: la mancata qualificazione di mia figlia Ornella alle Olimpiadi, solo per una questione di peso (59 contro i 63 richiesti)“.
La nostra chiacchierata giunge al termine, ma prima di congedarci gli chiedo un messaggio finale.
“Lo sport da noi istruttori deve essere fatto con amore e soprattutto coscienza, senza vendere fumo” ci dice. “Bisogna essere professionisti nello sport come nella vita, non dare false illusioni, ma raccontare che comunque vada sarà un successo. Ma in particolare l’istruttore deve trasmettere l’amore per ciò che si sta facendo, che deve rimanere come ricordo negli anni, delle esperienze, delle amicizie, imprimere soprattutto l’idea che lo sport è salute“.
Ed in questa maniera siamo certi che anche noi occidentali avremo applicato una parte della filosofia sportiva e di vita orientale.
Louis Bucci e la sua famiglia, sono certamente sulla buona strada