Home Le Eccellenze dello Sport coratino (Foto) Pino Mangione sul tetto d’Italia. “L’ultramaratona come la vita”

(Foto) Pino Mangione sul tetto d’Italia. “L’ultramaratona come la vita”

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“L’ultramaratona è come la vita: è una lunga corsa ad ostacoli, in cui se a tratti si entra in crisi, cadi e ti rialzi solo con le tue forze. E qualunque Sport è una terapia per uscire dal tunnel, in cui ognuno si può inoltrare”.

È la conclusione, se vogliamo filosofica, del piacevole colloquio con l’atleta per divertimento al limite del guinness dei primati, agente di custodia penitenziaria, Giuseppe Mangione. Pino, per gli amici, è un giovanotto di 59 anni compiuti a novembre, ma 60enne per la FIDAL (Federazione Atletica leggera) da gennaio, tesserato da un anno, dopo alcune stagioni per la Barletta Sportiva, con la Riccardi Bisceglie, con cui aveva esordito nel fine anni 70′.

La passione per questo sport, povero ma genuino, sacrificante, in cui ci si autofinanzia, rinasce proprio a Bisceglie con l’attuale Presidente Gianni Graziani (ora 80enne) 3-4 anni dopo aver partecipato con successo nel ’78 ad una corsa campestre scolastica, per evitare di andare a scuola qualche volta in più.

Viene invitato da Mauro Sasso a tesserarsi con la Riccardi e nel ’78 vince il campionato italiano a squadre, juniores 15 km su strada, ma è distratto dalla vita giovanile, allegra e spensierata, che fa a pugni con quella dell’atleta, prima di arruolarsi come agente, girando i carceri di tutta Italia, tuttora, ma il fascino della sfida è nel suo D.N.A. e lo capisce dopo che nella Libertas dei Prof. Balducci e D’imperio, conclude la 1^ Maratona (km 42,195) in 2h48′, poco più dell’amico Michele Pellegrino, che impiegherà 2h30′, fino a programmare nel ’96 la sua prima 100 Km del Passatore, che attraversa gli Appennini da Firenze a Faenza, in cui c’è il succo della sfida con se stesso.

Per i primi 60 km ha un ritmo baldanzoso da mezzofondista, con meno di 5′ a km, che per inesperienza gli costano le cartucce bruciate anzitempo ed a passare gli ultimi pochi (si fa per dire) restanti 40 km, come un calvario, che per testardaggine porta a termine in 10h59′.

Decide di mollare e indirizzarsi verso distanze più “umane” (5/10/21 km). Ma di fatto lo stop dura solo 3/4 giorni, perché il “virus” circola ormai nel suo corpo e soprattutto nella sua mente. Inizia a studiare e a confrontarsi con altri colleghi. La Maratona diventa ormai semplice allenamento, fino al 2002, quando a Jesi (An) si classifica 6° assoluto, 1° della sua categoria (SM 45) migliorandosi di oltre un’ora (9h50′), seguita dal successo a Statte (Ta) nella doppietta coratina assoluta con Michele Colella.

Alla soglia dei 50 anni abbandona però questo suo Amore, entrato in uno scuro tunnel personale, da cui vi esce dopo circa 2 anni, quando capisce di poter fare a meno della sigaretta, che era diventata la sua valvola di fuga dai problemi e non della corsa; Intensifica gli allenamenti, che non sono sacrificio, ma passione e divertimento e sono il “salvavita” mentale, oltre che fisico.

Ritrova, come nella natura dell’ultramaratona, la gioia della convivialità, della festa, del rinfresco e del brindisi del pasta-party post-gara, di Banzi, Putignano o Policoro, regina di queste specialità, dove vi partecipano anche 2/3 uomini al mondo, capaci di correre 1000 km in circa 10 giorni.

Ci sono tanti altri successi che lo stanno aspettando, preparandosi con meticolosa professionalità con allenamenti da 200 km a settimana, in media 20 giornalieri e con un allenamento quindicinale di 50 km. I ritmi gli consigliano 6/7 gare delle “6 ore” ed una “100 km” annue, preparandosi con diete non oppressive, che prevedono solo carboidrati e proteine dissociate, con riso basmati alla vigilia ed un bel bicchiere di Lambrusco o di birra per aumentare la circolazione. Ed i successi che ottiene, sono pari a ben 20 titoli nazionali tra la categoria SM 50 (anni) ed SM 55, tra cui la 6 ore su pista di Campobasso nel 2018, in cui 57enne, vince anche il titolo assoluto, che gli provoca un pianto di gioia per aver battuto concorrenti oltre 20 anni più giovani di lui o la 100 miglia (ca 161 km), di cui è anche primatista italiano in 18h40′ o anche la partecipazione alla 48 h di Policoro (Mt), nel 2016 con 250 Km percorsi.

Ma la vittoria di cui umilmente ne fa maggior vanto è quella dello scorso anno a Provaglio d’Iseo (Bs) nel campionato italiano della 12 ore, che neanche a dirlo vince nella SM 55 con 123 Km, che gli vale la 5^ prestazione mondiale di categoria, e prima di concludere con la enunciazione dei prossimi obiettivi, che riguardano il campionato italiano di corsa campestre a squadre ed individuale, previsto a Palo del Colle il 21/2, con la neo-vecchia squadra Riccardi/Pedone Bisceglie, a cui seguiranno i campionati italiani di ultramaratona, la chiacchierata si conclude con un rammarico: quello di non aver mai corso per una società coratina, anni luce indietro ad altre città, anche nella cultura decoubertiniana.

È un racconto di una tale palpitante esperienza, che non potevamo riassumerla più brevemente di cosi e che lancia chiari messaggi. Lo Sport è il vero salva-vita che va al di là di terapie di psicologi e farmaci e aggiungiamo che le potenzialità dell’uomo sono infinite. La soglia massima dei nostri limiti dipendono da noi, dalla nostra forza di crederci, di abnegazione, di sacrificio.
E come dice Sant’Agostino: “Supera te stesso e supererai il mondo”.

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