“Volteggia come una farfalla, pungi come una vespa” (Muhammad Alì)
Fu una signora andriese, presente al suo esordio da professionista a soli 18 anni, ad affibiare il nomignolo di “faccia d’angelo” a Felice Moncelli da Corato.
E da allora, anche scaramanticamente, questo connubio, è rimasto un marchio di fabbrica. Sì, perché si addice di fatto alla personalità di questo ormai omone 27enne, dal cuore d’oro, per m. 1,72 e 69 kg. che lo inseriscono nella categoria pugilistica dei super welters.
Un’infanzia particolare, per il maggiore dei 3 fratelli (Tommaso e Damiano a seguire), con genitori separati, vivendo con la nonna paterna ed il papà Sebastiano detto Pinuccio, cui i ragazzi, come ci confessa Felice, devono tutto. Ma poi un rapporto con la mamma, per fortuna recuperato.
Sì, va dato atto a mio padre che con nonna è stato abile ad alleviare la sofferenza, visto che la nostra mamma, per la separazione, andò via. Mio padre è la mia vita, ci ha sempre seguito in toto, non solo nel pugilato, ma anche nella vita corrente. Idilliaco è invece il rapporto con i fratelli, uniti dall’orgoglio reciproco e complicità. Per fortuna si è ristabilito il rapporto con mia madre, di cui siamo felici.
Ma già dall’infanzia, non ti è mancato un po’ di narcisismo..
Da piccolo, non essere considerato, mi creava la reazione di mostrarmi a tutti i costi. E la voglia di apparire ed essere centro dell’attenzione, me la porto dietro. E proprio per questo, ho avuto sempre il pallino di andare in Tv.
Ed inizialmente ci volevi arrivare tramite il calcio…
Come ben sai, ho iniziato a giocare a calcio con la tua Pol. San Gerardo, ma ho sterzato a 17 anni (2010), verso il pugilato, perché non vedevo vicina la Tv. Fui invogliato da una passione di famiglia, di nonno e papà, che mi condusse ad una palestra di Andria. Ma per me, non era un fulmine di guerra, ma un amore improvviso.
Ma poi, come riferisci in un post, ti stai prendendo delle rivincite. Con chi e con cosa?
Il pugilato, mi ha dato l’opportunità di tante rivincite, con una vita migliore, economicamente e nel tenore, seguendo la mia passione. Mi ha consentito di raggiungere obiettivi di vita, migliorandomi come uomo, più responsabile, affrontando la vita come un match con guardia alta.
Sei stato 2 volte campione italiano superwelter nel 2014 e nel 2017 e 2 volte campione internazionale (IBF 2015 e WBC 2017).
A quale titolo sei più legato e quale il più emozionante?
Preferisco certamente il mio 1° titolo italiano a Nettuno nel 2014. La più grossa emozione invece, è stata la vittoria IBF nel 2015, contro il francese Belinga, perché giunta davanti alla mia gente, a Corato.
Ma hai subito anche qualche delusione…
Sì, l’ultimo match in Francia, perso prima del limite, a freddo nel 1° round per K.o., con un montante al fegato, che mi mise al tappeto.
Ma ora sei il re tra 2 regine…
Ora sono loro, tutta la mia vita. Con la mia compagna Francesca e la piccola Ginevra, ho trovato il giusto equilibrio, un obiettivo di vita concreto, oltre che serenità e forza di proseguire.
Ma hai dovuto lasciare le tue radici…
Ora sono ad Ardea, città a sud dell’area metropolitana di Roma, molto tranquilla, dove ho un altro lavoro aggiuntivo come vigilante in un istituto del luogo, dove penso di rimanere a lungo. Ma non si sa nella vita.
E com’è la vita a Roma in tempi di Covid?
In tempi di Covid stare a Roma non è semplice, ma non possiamo permetterci di restare fermi. Mi alleno nel pomeriggio, al momento poco più di 2 ore, con tutte le precauzioni del caso.
Felice si allena per un match non ancora programmato, che potrebbe esserci a marzo. Sono passati quasi 10 anni dacché la signora andriese gli appioppò l’appellativo di “faccia d’angelo”. Ma nonostante i tanti successi, questo nomignolo gli rimane sempre attuale, sia per l’atipico viso pulito di un pugile gentiluomo, ma soprattutto per la sua umiltà, che ne fanno di lui un vero Campione.