
Dai conflitti internazionali alla responsabilità della parola: a Trani il racconto di chi vive la notizia sul campo
“Partire al seguito della notizia, a qualunque costo, prima di ogni altra esigenza“.
Queste parole di Elena Testi, inviata de LA7, da poco rientrata dall’Ucraina come inviata di guerra, descrivono meglio di ogni altre, il messaggio chiave, il fuoco, che attraversa i giornalisti in prima linea. Partire per andare lì dove la notizia c’è o sta per formarsi, andare al centro dei fatti, degli avvenimenti, con i piedi per terra. Questo uno dei messaggi emersi nel corso della iniziativa “Giornalisti in prima linea”: gli inviati di TG1 e LA7 dentro il nuovo disordine mondiale. Le sfide per la professione”, organizzata dal Circolo della Circolo della Stampa San Francesco di Sales, e tenutasi a Trani, nella sede del Museo della macchina per scrivere-Fondazione Seca. Prima di Elena Testi una dimostrazione del lavoro dell’inviato di guerra l’ha data Leonardo Zellino, inviato del TG1 che da Astara, in Azerbaijan, si è collegato per raccontare gli ultimi sviluppi del conflitto Iran-Israele e commentato alcuni dei suoi scoop nei teatri di guerra in Ucraina, Gaza, Siria. Quindi l’esperienza di Attilio Romita, altro inviato del TG1 nella guerra del Golfo del 1991, con un memorabile ricordo della dichiarazione di Bush figlio sulla decisione di entrare in guerra con l’Iraq. Infine il contributo di Don Felice Bacco, responsabile dell’ufficio Comunicazioni sociali della Diocesi di Andria, sulla frase del Papa Leone XIV , rivolta il 18 maggio agli operatori dell’informazione, ovvero “disarmare le parole”, ovvero togliere aggressività e carattere ultimativo alle parole, ma equilibrio e responsabilità, ha detto il sacerdote, anch’egli socio del Circolo, come i colleghi che hanno intervistato i 3 inviati, ovvero Luca Ciciriello di Tele Dehon, Antonella Ciervo, Maria Fiorella di Antenna Sud, Francesco Tempesta, vice Presidente dell’UCSI. L’evento ha dunque affrontato il tema del giornalismo di frontiera, in prima linea, delle sfide poste ai colleghi, inviati e non, nel racconto di quello che tutti i giorni si sta sempre più definendo come nuovo disordine mondiale.E’ stata anche l’occasione per conoscere i meccanismi di formazione della notizia in ambienti a rischio, come sui teatri di guerra, i condizionamenti legati al c.d. embedded, l’adattamento a fatti di cronaca particolarmente gravi,la capacità di condizionamento sul cronista, la “neutralità” del cronista rispetto la notizia.