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Giornata mondiale della libertà di stampa: passi indietro in Italia tra tagli e bavagli

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di Vincenzo Rutigliano

Nel  2018, in tutto il mondo, 88 giornalisti sono stati uccisi, 250 imprigionati di cui 130 in Turchia e 61 sono stati sottoposti a sparizione forzata.

Sono questi i numeri che documentano l’urgenza di combattere i tagli ed i bavagli che si vogliono porre alla libertà di informazione anche in Europa e in Italia.

“Quando si tagliano le voci delle differenze, penso a Radio Radicale e alle emittenti locali, all’Avvenire e al Manifesto, si prende – ha detto il Presidente  nazionale del sindacato  dei giornalisti italiani, Giuseppe Giulietti, durante il sit-in organizzato in piazza Santi Apostoli a Roma in occasione, il 3 maggio,  della XXVI Giornata mondiale della libertà di stampa –  una strada al termine della quale sono messe in discussione le libertà di tutti i cittadini».

«Nel mondo i giornalisti continuano a morire per onorare il diritto-dovere di informare.

I cronisti vengono aggrediti, minacciati, intimiditi e ogni minaccia, ogni atto ostile nei confronti di un giornalista è un attacco al diritto dei cittadini ad essere informati», ha ricordato Giulietti. «Sul fronte della libertà dei giornalisti l’Italia sta facendo tanti passi indietro.

Non è un bel vedere la classifica internazionale sulla libertà di stampa e nemmeno la relazione del Consiglio d’Europa, diffusa ieri, nella quale la situazione italiana viene ‘attenzionata’ come quella dell’Ungheria e della Russia.

Paesi nei quali viene negata la libertà di informazione.

Noi in Italia non ci rassegniamo a questo destino e cercheremo di contrastare tutti coloro che ritengono che in questo Paese si possano introdurre tagli all’informazione a colpi di provvedimenti», ha aggiunto il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso. «Noi non ci rassegniamo a coloro che a parole dicono di contrastare i tanti bavagli che esistono in questo Paese, ma di fatto non fanno nulla in Parlamento.

Non è successo niente nella passata legislatura e non sta succedendo niente in questa.

Non rinunceremo a portare le nostre proposte al tavolo aperto con il governo e lo faremo anche con l’iniziativa pubblica del 14 maggio al teatro Adriano, dove si riuniranno il Consiglio nazionale della Fnsi, la conferenza nazionale del Cdr e tutti coloro che hanno a cuore la libertà di informazione, senza la quale non c’è democrazia», ha ribadito Lorusso.

Al sit in hanno partecipato anche giornalisti stranieri, fra cui lo slovacco Jan Krempasky, il maltese Manuel Delia, l’italo-siriana Asmae Dachan, la ricercatrice turca dell’Osservatorio Balcani e Caucaso Fazila Mat, e di alcune testate italiane a rischio. «È importante dare voce ai colleghi della Siria che non hanno la possibilità di esprimersi. In Siria – ha detto Asmae Dachan – manca la libertà di stampa, sono 50 anni che conviviamo con un regime.

Oltre 600 colleghi morti negli ultimi 8 anni di guerra, di cui 50 deceduti in stato di detenzione sotto tortura». «Nel mio Paese – ha raccontato Fazila Mat – ci sono quotidiane difficoltà per i giornalisti.

Nove reti televisive su 10 sono in mano al governo e i giornali ancora indipendenti portano avanti il loro lavoro con molta difficoltà.

Ogni giorno molti colleghi vengono accusati di aver violato una legge, due sono stati condannati all’ergastolo.

Sappiamo benissimo che tutto questo ha il solo scopo di mettere a tacere le voci dell’opposizione, ma ci sono ancora giornalisti coraggiosi che continuano a fare il loro dovere».

Jan Krempasky ha ricordato Jan Kuciak e ha parlato del progetto di giornalismo investigativo che ha ripreso e rilanciato le sue inchieste dopo l’omicidio del reporter slovacco e della sua fidanzata.

Manuel Delia ha tratteggiato la situazione della libertà di stampa a Malta dopo la morte di Daphne Caruana Galizia. Daniel Caceres è intervenuto sulla situazione in Venezuela.

Assostampa Puglia-Circolo della Stampa della Bat “San Francesco di Sales”

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