Legittimo manifestare il dissenso nei confronti di un articolo di giornale, diverso è diffamare, insultare, screditare e offendere chi, come noi, cerca di fare il proprio lavoro libero da ogni “condizionamento”, per poter offrire ai cittadini un’informazione libera a 360 gradi.
Vi chiederete: che ci azzecca questo?
Ebbene, pochi giorni fa un articolo a firma di Duca Valentino ha catturato l’attenzione dell’amministratore unico della municipalizzata ASIPU, Avv. Renato Bucci, tanto da condividerlo sul suo profilo Facebook, corredato da una sua replica che riportiamo fedelmente:
“Evidentemente il sedicente “duca” non sa quel che è stato fatto in questi 12 mesi, ripianando perdite ed evitando il disastro, estinguendo oltre 3 milioni di euro di debiti pregressi e recuperando quasi 2 milioni di crediti, il tutto SENZA alcun esborso da parte del Comune, tranne ovviamente che per i servizi effettuati. A questo si aggiunga la contrattualizzazione di circa 1,2 milioni di euro di pura rendita, con quasi zero spese (parliamo del noleggio automezzi ed attrezzature) fino al 2025. Molto ancora c’è da fare, lo stiamo facendo e lo faremo. C’è anche molto da “parlare” ma questo lo lascio ai giornalai”
Nulla da eccepire nella sua replica anche se le argomentazioni a supporto dell’operato rimangono da verificare nel prossimo futuro. La cosa che lascia interdetti tuttavia è la chiusura del suo commento, poiché a farla è uno che di professione fa l’avvocato, paragonando gli autori della testata giornalistica ai “giornalai”.
Ebbene avvocato Renato Bucci, forse lei non sa che in passato c’è stata più di una sentenza che ha espresso condanna verso chi paragona un giornalista a giornalaio ritenendolo un termine diffamatorio.
Purtroppo il suo commento ha fatto da sponda ad una schiera di persone “probabilmente” non simpatizzanti della nostra testata tra cui alcuni che hanno utilizzato il suo stesso termine (“giornalai”) .
La cosa sorprendente è che tra i vari commenti di gente comune, si sono aggiunte figure istituzionali, una tra tutte, immancabile tra gli habitué del mondo social, quella dell’assessora avvocatessa Luisa Addario che ha messo in discussione l’autore dell’articolo per l’utilizzo dello pseudonimo.
Qui di seguito il suo commento:
“Ma una persona che si nasconde dietro uno pseudonimo autoreferenziale ha il diritto di giudicare chi invece ci mette la faccia, nel bene e nel male, in tutto ciò che fa? Lo chiedo all’editore del giornale in questione perché si interroghi sulla credibilità del suo prodotto editoriale. Quanto ad Asipu, rappresentanza migliore non poteva avere. E questo è merito di chi sa riconoscere il merito delle persone intorno a se”
Considerando che la citata assessora, si rivolge direttamente alla mia persona, ho ritenuto giusto rispondere.
Ho appreso con stupore di come la signora Addario (che oltre a essere un componente della Giunta Comunale, nella sua vita privata svolge la professione di avvocato), si addentri in professioni che, evidentemente, poco conosce lasciandosi andare a proprie considerazioni con discutibile leggerezza.
Sarebbe auspicabile, come mero suggerimento all’interessata prima di scrivere cose di cui non sa, approfondire l’ordinamento dei giornalisti e dell’editoria; fa parte della libera informazione l’utilizzo dello pseudonimo anche perché a differenza di quanto lei sostiene, la responsabilità del contenuto ricade sempre sul direttore, questo significa che la faccia ce la mettiamo e aggiungo: probabilmente lei ignora che l’utilizzo dello pseudonimo è sempre stato adottato anche da testate nazionali, uno su tutti era quello di Ghino Di Tacco alias Bettino Craxi. Forse lei era troppo piccola per ricordarsene!
Illustre assessora Addario detto quanto dovuto, spero vivamente per la Città che il tanto tempo che lei impiega commentando sui social, lo impieghi altrettanto anche nel suo assessorato che ne ha parecchio bisogno, d’altra parte frequentemente si leggono inviti da parte di amministratori, lei compresa, a fare un uso corretto dei social e in alcuni casi addirittura a non utilizzarli, ma è chiaro che anche a riguardo la confusione e l’incoerenza regnano sovrane.
Sui continui attacchi in varie forme nei confronti della nostra testata e di chi collabora invece, a difesa della nostra libertà di informazione faremo le dovute valutazioni per intraprendere azioni nelle sedi opportune.