“La Pandemia ha prodotto una insolita recessione e probabilmente genererà una ripresa instabile”. Così Christine Legarde, ha definito la situazione dell’Eurozona al Forum (virtuale) di Sintra, ricordando che il direttivo è pronto a “ricalibrare i propri strumenti” al prossimo direttivo di dicembre e che la sfida che la Banca Centrale si trova di fronte “sarà traghettare l’economia”. La stessa mette in guardia dal rischio “crowding out”, ovvero di “spiazzamento” col quale gli economisti intendono la riduzione della spesa privata (sia investimento sia consumo) a seguito di un aumento della spesa pubblica.
Dobbiamo comprendere che siamo dinnanzi a una sfida colossale che contemporaneamente coinvolge la sanità, la scienza e la tecnica e l’economia. Quantificare l’impatto complessivo che avrà sulla produzione e sull’occupazione, in Italia e nel mondo è dipendente dalle durante delle quarantene. Un blocco parziale delle attività produttive per due settimane implica una perdita di reddito intorno a un’ottantina di miliardi, circa il 4% del PIL Italiano, senza considerare gli effetti della recessione. Questo sconfessa una crisi a “firma di V” con una breve caduta e poi una ripresa spontanea.
Gli effetti economici della crisi Coronavirus sta avendo e avrà i suoi vincitori e i suoi vinti, e la distinzione tra gli uni e gli altri è sempre una distinzione tra classi sociali. Il rischio di “disorganizzazione” sta proprio a indicare che questa è una crisi diversa dalle altre, perché pone problemi non solo dal lato consueto della domanda ma anche dell’offerta. Ce ne stiamo accorgendo nella fornitura di beni e servizi sanitari, ma se le quarantene perdurano le difficoltà emergeranno anche in altri settori, con conseguenze molto gravi. Non basteranno le invocazioni a fornire liquidità, servirà consapevolezza della fragilità delle catene input-output della moderna produzione capitalistica, che potrebbe incepparsi e quindi avere necessità di una riorganizzazione tramite interventi misurati e moderni di pianificazione pubblica.
La pianificazione è sempre la risultante di un’emergenza che costringe a coordinare azioni che prime erano caotiche e divergenti. Dopo anni di litanie per gestire le unità sanitarie come aziende private in competizione tra loro, all’improvviso ci si rende conto di quanto invece sia fondamentale disporre di un sistema sanitario che agisca secondo logiche di pianificazione pubblica e democratica: che vuol dire tutelare i cittadini in base alle condizioni di salute piuttosto che al censo. Problemi analoghi di razionamento potrebbero emergere in altri settori con difficoltà di approvvigionamento e quindi speculativi su di esse.
Consapevoli che la democrazia ha molti nemici, ed è già malata da tempo, questa tragedia può indebolirla ulteriormente. Più funesta del Virus c’è solo la tentazione di affidare l’emergenza al cosiddetto “Uomo Forte”. Già oggi alcune forze politiche di tradizione autoritaria invocano commissari con potere di decretazione d’urgenza.
È un pessimo segnale…