A cura di Gaetano Bucci
Qualche anno fa fu coniato il termine “democratura”, termine derivante dalla unione delle parole democrazia e dittatura. Tale termine serve per designare il paradosso perverso del nostro tempo in cui le democrazie non sono altro che dittature mascherate e imbellettate. Non solo, poiché uno dei primi valori garantiti dalle democrazie, che spesso nascono dopo le esperienze di regimi autoritari o anacronismi storici, è quello della libertà, sarebbe una contraddizione una società democratica priva del valore essenziale della libertà. Libertà di e libertà da, questo dovrebbe essere il vero senso della nostra civiltà nella sua compiutezza storica. A questo ci riferiamo continuamente e spesso ce ne vantiamo. Invece…
Invece tocca continuamente verificare che l’uomo rimane “lupo del suo simile”, che dei tre grandi valori dell’età moderna, e cioè libertà, uguaglianza e fraternità, poco è di fatto garantito. Soprattutto il primo valore, quello della libertà, che è messo in capo alle costituzioni di grandi stati occidentali come gli USA e l’Italia, viene sempre più vilipeso, oltraggiato e addirittura negato.
Negato, non tanto a parole ma nei fatti. E ciò per due semplici motivi. Il primo è che i sistemi economici e politici, riducendo di molto i livelli di uguaglianza e di pari opportunità tra i cittadini, di fatto finiscono per comprimere gli spazi di libertà. Il secondo motivo è dato dal fatto che, essendo le nostre libertà mediate sempre di più dalla tecnologia ed essendo questa controllata da pochi, si finisce col dipendere e addirittura essere sottomessi e controllati proprio dai padroni di quei mezzi.
Insomma, oggi le libertà sono limitate non da sistemi oppressivi diretti, da agenzie segrete di spionaggio, da eserciti di poliziotti o da minacciosi sistemi repressivi quanto da apparenti innocui mezzi di comunicazione, siano essi con finalità di commercio, di burocrazia oppure di scambio sociale. La dittatura moderna è in pratica dietro le procedure burocratiche, dietro le grandi centrali di acquisto come Amazon, oppure dietro le immense reti dei cosiddetti “social media”, in primis Facebook.
Facebook non solo conosce tutto di noi, ma è anche il luogo virtuale in cui poi in realtà realizziamo il nostro essere sociali. Esso è anche la nostra casa, con la particolarità, però, che dobbiamo abitarla secondo regole rigidamente ed anche arbitrariamente imposteci. Infatti, sconclusionati algoritmi e professionisti del controllo planetario delle idee, attraverso il linguaggio lentamente ma inesorabilmente, modellano le nostre idee, la nostra cultura e la nostra civiltà. Insomma le nostre libertà espressive finiscono in una “marmellata planetaria” in cui si perde più ogni nostra identità e ogni vera libertà, individuale o collettiva.
Ora avviene che proprio ieri un amico di Corato che vive all’estero e che in città abbiamo apprezzato come cittadino esemplare e valente vigile urbano, il sig. Michele Rosito, sia stato “punito” da Facebook col divieto per un giorno di scrivere commenti sulla rete a causa del fatto che una sua frase del tutto legittima e giustificata non rientrasse in quel sistema del “politicamente corretto” di cui abbiamo detto.
Con determinazione e garbo Michele Rosito ha inviato una sua lettera a Facebook che qui riporto per intero, facendola seguire dal mio commento alla stessa.
Sarebbe opportuno che da questa “lettera di libertà”, orgogliosamente rivendicata, si riflettesse anche a Corato, e magari prendere spunto per un dibattito pubblico oppure per un discorso aperto ai giovani e agli studenti.
LETTERA APERTA
ALLA COMMISSIONE ANTIVIOLENZA DI FACEBOOK.
<<Ieri ho ricevuto la vostra notifica che per 24 ore non avrei potuto mettere like o commentare i post dei miei amici. Nel breve formulario che mi avete concesso a mia discolpa, ho ribadito che non ritenevo giusta la decisione e mi avete risposto che per l’emergenza Covid la commissione era stata ridotta, che comunque avrebbe ripreso in esame il mio caso e mi avrebbe fatto sapere. La sospensione è durata comunque 24 ore e vi ringrazio. Ora provo a spiegarmi meglio, visto che posso finalmente esprimermi.
Ho visionato un post di un mio amico, che faceva vedere un filmato della polizia statunitense, dove alcune persone di colore strattonavano ripetutamente i due agenti, per impedir loro di fermare o arrestare un loro amico. Uno dei due poliziotti, dopo essere stato ripetutamente spinto e sicuramente verbalmente provocato, dà un pugno al volto dell’energumeno e lo mette ko. Poi si è avvicinato a quello che era da controllare.
Io ho commentato dicendo: “L’uomo di colore si stava opponendo ad un arresto e il poliziotto ha fatto benissimo”. Apriti cielo! Mi è arrivata la notifica perché avevo violato gli standard di Facebook e che stavo istigando alla violenza. Chi avrei istigato? I poliziotti americani, che tanto ormai il pugno glie lo avevano dato? O le Forze dell’ordine italiane, che già sono con le mani legate?
A mio parere il problema dovevate risolverlo a monte, non consentendo al mio amico di pubblicare quel video. Inoltre vorrei conoscere i nomi dei componenti di questa eccellente commissione di censori, visto che Facebook di me conosce ogni dettaglio: foto, indirizzo, telefono, data di nascita, titolo di studio, stato civile ecc.ecc. Volete sapere che numero di scarpe porto? Il 46. Domani compirò 70 anni e non avete perso occasione per massacrarmi… le idee, con il voler abbinare il mio compleanno con delle donazioni da voi proposte.
Non sono d’accordo! È chiaro, o vi devo fare un disegno a colori? E che vi sia chiara un’altra cosa. La mia libertà di pensiero e di parola non è censurabile. La prossima volta sospendetemi per un mese o per un anno. Sto su Facebook per colloquiare con i miei amici e liberamente dibattere sulle nostre idee e sulle vicende delle nostre vite. Se ciò non vi aggrada, posso farne tranquillamente a meno. Chiamo i miei amici al telefono e dico quello che penso, ma voi non avete nessun diritto di mettere il bavaglio ai diritti sanciti dalla Costituzione Italiana e dai diritti internazionali dell’uomo. È chiaro anche questo, o vi faccio un altro disegno a colori?
Uso sempre un linguaggio corretto e non offendo nessuno, ma non posso acconsentire che mi si faccia dei soprusi. In questa occasione ho scoperto anche che avete in memoria anche un altro mio commento del 18 aprile scorso a voi non gradito. Pensavo che il Casellario Giudiziario fosse di esclusiva competenza delle Procure della Repubblica, ma devo aggiornarmi. Distinti saluti. Michele Rosito>>.
Al nostro concittadino Michele Rosito ho inviato il seguente messaggio:
“Michele Rosito, complimenti. Fossi ancora in servizio come insegnante proporrei questa tua lettera a Facebook come un chiaro e fulgido esempio di coscienza civile militante. Un esempio di libertà tratto dalla nostra quotidiana realtà che spesso vale più di quella narrata nei libri. Spero di aver modo di riprendere qualche passaggio di questo eccezionale documento. Grazie. Con stima sincera”.