Dalle recenti iniziative a beneficio dalla tutela sindacale all’interno delle Forze armate alla prevenzione degli abusi sessuali sempre nell’ambito degli stessi organismi, prosegue l’impegno della senatrice Angela Anna Bruna Piarulli, del Movimento 5 stelle, soprattutto in occasione della giornata del 25 novembre, dedicata alla lotta contro la violenza sulle donne, con il forte auspicio che determini misure sempre più efficaci nel contrasto ai soprusi sessuali anche nell’ambito militare.
Risale a un anno e mezzo fa la mozione del Movimento cinque stelle con cui si proponevamo «norme di aggiornamento dei codici penali militari, di pace e di guerra, affrontando il caso della commissione, nell’ambito delle forze armate, di reati sessuali da parte di loro appartenenti.
«L’ingresso del personale femminile nelle forze armate, Arma dei Carabinieri compresa, nonché nella Guardia di finanza – ricorda Piarulli – ha costituito un evento che, nella coscienza comune, è stato, e forse viene ancora avvertito, come la conquista da parte della donna di una nuova frontiera di una società, fino a ieri, fortemente declinata al maschile»
Oltre i numeri, però, non mancano riferimenti ad atteggiamenti e condotte devianti, fra le quali rientrano le molestie sessuali. Proprio su questo terreno, «nonostante i tangibili progressi da quando le donne sono entrate nelle forze armate – fa notare Piarulli -, nell’ordinamento militare non esiste il reato di molestie sessuali. Nel caso specifico, il reato di violenza sessuale o molestie è perseguibile dal codice penale ordinario, ed il fatto di essere un militare comporta semplicemente una circostanza aggravante, non essendo una fattispecie autonoma nel codice militare vigente».
Per questi motivi «si rende necessario rafforzare gli strumenti giuridici di contrasto alle molestie ed alla violenza sessuale nel comparto militare, nella consapevolezza che le discriminazioni e le devianze comportamentali potenzialmente che sfociano in azioni violente possono non solo impedire un impiego ottimale delle risorse umane, ma anche minare la coesione e l’efficacia degli assetti operativi nei contesti in cui esse sono chiamate ad operare».