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Intervista a Nicoletta Di Bisceglie – Reduce dal red carpet della Mostra del cinema di Venezia

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Quel tragico 12 luglio 2016 Nicoletta doveva prendere il treno per Andria ma “non l’ho preso…

L intervista con Nicoletta Di Bisceglie
“Avevo tre anni quando mio padre ha smesso di danzare non ricordo molto di quel momento ma ero circondata da album e foto che raccontavano di lui”

Nicoletta è cresciuta nutrendosi di arte perché è inevitabile se si è figlia di chi per quarant’anni è stato un danzatore professionista annoverando nella sua carriera il ruolo di primo ballerino presso il Teatro alla Scala di Milano.

Questione di DNA, perché la piccola Nicoletta ha solo sei anni quando l’amore per la danza, e non in “punta di piedi”, ma con prepotenza, entra nella sua vita e diventa la sua passione. Inizia i suoi studi presso l’Accademia di danza alla Scala che però dovrà interrompere quando la famiglia decide di trasferirsi a Corato.

Da questo momento sarà suo padre il suo unico maestro e soprattutto il suo consigliere, perché, con l’onestà intellettuale che contraddistingue ogni maestro che si rispetti, sarà proprio lui a farla desistere dal sogno di diventare una ballerina.

Volevo fare la ballerina ho studiato con grande impegno per dieci anni ma lui ha avuto la forza di dirmi che la mia altezza mi avrebbe limitato, e probabilmente penalizzato, e lo ringrazio perché se mi fossi ostinata a proseguire avrei rischiato di fare una vita sacrificante e anche un po’ frustrante”.

Quindi quando decidi di abbandonare il tuo sogno che fai?

Conclusa la scuola media superiore, inizio a pensare a cosa potrei fare perché è sempre più crescente in me il bisogno di voler comunicare qualcosa alla gente attraverso l’arte che, fino a quel momento, era stata la mia compagna di vita.

Quando scopri di avere un’inclinazione per la recitazione?  

In realtà non sapevo neanche di averla, la scopro quando inizio a studiare ma sin da piccola amavo guardare i film, da quelli della Walt Disney, durante la mia infanzia, a quelli più impegnativi crescendo. In quel periodo di transizione avevo pensato di studiare uno strumento oppure canto ma poi mi sono rivista tanti film ed è stato guardando “Save the Last Dance”, la cui protagonista era una ballerina, tra l’altro, che ho maturato l’idea di voler imparare a recitare. È stata più la curiosità a determinare la mia scelta e alla fine devo ammettere che mi è andata bene perché oggi amo quello che faccio.

Tuo padre è una presenza determinante nella tua formazione artistica, ti affidi alla sua esperienza anche in questo nuovo percorso?

No, questa volta è lo zio Enzo ad aiutarmi, lui mi è sempre stato vicino e seguito sin dalla mia nascita, è una persona di grande cultura, un curioso, studia molto, è un appassionato di arte in tutte le sue forme e mi ha sempre spronato a coltivare interessi. Questo mio desiderio di fare recitazione lo entusiasma, mi accompagna a Roma all’open day del Centro Sperimentale di Cinematografia e quando siamo lì mi dice: “Senti questo profumo d’arte e dimmi se ti ci ritrovi”?  

E lo zio Enzo ha fatto bene e ha avuto ragione perché Nicoletta ci si ritrova eccome! Aveva la passione per il cinema ma non sapeva che sarebbe stato il suo mondo, supera il provino con un monologo che probabilmente non sarebbe stata lì a recitare se avesse preso il treno dell’incidente ferroviario di quel tragico 12 luglio che tutti conoscono.

“Quel giorno dovevo prendere quel treno e non l’ho preso, avevo un appuntamento ad Andria, ci andavo spesso per lavoro, ma decisi di partire più tardi, sul mio telefono iniziarono ad arrivare infiniti messaggi di chi sapeva di quell’appuntamento e quando appresi la notizia rimasi scioccata”.

Nicoletta non avendo mai recitato prima, aveva timore di sbagliare nel cimentarsi in un monologo impegnativo estraneo alle sue corde emotive e così decide di scrivere e recitare quel particolare frammento della sua vita.

È l’effetto “Sliding Doors” che Nicoletta racconta: come sarebbe andata se…, il destino…le coincidenze… ma deve averlo recitato così bene, con l’enfasi di chi, solo cucendosi addosso una storia vissuta, può fare tanto da convincere i suoi esaminatori.

E da quel momento, da quella rinascita in tutti i sensi, Nicoletta trova la sua vera strada; tre anni di intenso studio e duro lavoro, un percorso che le ha cambiato la vita caratterizzato da una continua evoluzione. Entra nella scuola come un bozzolo, “quando c’erano le prove tecniche ero sempre un po’ nell’angolo, avevo paura di non essere all’altezza, mi sentivo impreparata e avevo paura di fare delle banalità” e pian piano diventa farfalla “oggi sono più consapevole dei miei mezzi, amo che la gente mi guardi mentre interpreto un monologo così come mi piace tantissimo sentire la camera puntata”, fino a volare alla Mostra  del cinema di Venezia e vincere il Premio Giovani Rivelazioni Kinéo CSC.

Premiata alla Mostra del cinema di Venezia, la Kermesse più autorevole del cinema in Italia, te l’aspettavi?

Assolutamente no, sono stata scelta e ringrazio il mio direttore, Marcello Foti, che ha creduto in me da
subito, con mio malgrado stupore. In questi tre giorni mi ha dato la possibilità di vivere un’esperienza meravigliosa, di conoscere tanta gente ma soprattutto di essere nel luogo dove in assoluto puoi respirare aria di cinema. È una persona estremamente fantastica e sento che mi vuole veramente bene semplicemente sulla base della mia persona e della mia umiltà.

Il suo messaggio d’augurio è stato: “fai le tue scelte con calma e falle bene, preserva sempre la tua libertà senza scendere a compromessi”.

Quindi Nicoletta stai sfatando il luogo comune che per avere successo bisogna necessariamente scendere a compromessi?

Credo che il compromesso esista dappertutto ma che non sia una regola. Tutto dipende dall’idea che dai di te stessa. Io sono una persona che tendenzialmente dà confidenza ma ho un approccio sempre genuino e mai malizioso col mio interlocutore e credo che dall’altra parte venga percepito.

Col compromesso magari arrivi prima ma se non c’è sostanza e soprattutto talento duri poco.

Temi il successo?

Credo di no, le relazioni umane per me sono alla base quindi non penso che se dovesse arrivare il successo, cosa che non mi dispiacerebbe ovviamente, mi farei travolgere tradendo i miei valori.

Hai già fatto dei provini o recitato in qualche film?

Recitare, non l’ho ancora fatto se non per cortometraggi nella scuola. Provini sì e alcuni anche molto interessanti, ne ho fatto uno col regista Sorrentino che cercava un interprete per il ruolo di prostituta nel film “Loro”; non ho avuto quel ruolo forse troppo forte per la mia giovane età, avevo ventun anni allora, ma il solo parlarci per me fu una grande opportunità.

A dicembre concludi gli studi cosa ti aspetti?

Sai il bello di questo lavoro e non sapere ciò che ti può accadere; può arrivare l’occasione giusta subito e iniziare la carriera così come potrebbe passare del tempo. Intanto continuerò a fare provini perché c’è già la sete di vivere il set e non intendo fare la preziosa, nel senso che per me anche avere un ruolo in una serie televisiva sarebbe già un successo. Poi credo che continuerò a studiare magari canto, doppiaggio…un’attrice più cose sa fare e più è completa.

Tu hai una relazione importante pensi che possa essere compromessa da una tua eventuale carriera?

Ho temuto questo rischio più in questi tre anni di accademia che ora. Inizialmente la distanza ci ha un po’ raffreddati ma la stessa, nel tempo, ha aiutato e cementato il nostro rapporto. Aldo è una persona molto intelligente, crede in me e mi sprona molto, c’è tanta reciproca fiducia. Pensiamo spesso a dei progetti di vita insieme e non è detto che non siano conciliabili col mio lavoro.

Cosa ti manca quando sei a Roma?

Indubbiamente la mia famiglia; mio padre, mia madre, altra mia grande sostenitrice.

Quando sono a Roma spesso rientrando mi capita di pensare: “ah come sarebbe stato bello adesso tornare a casa e trovare il calore dei miei”!

 

 

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