Lettera protocollata e inviata al Commissario Prefettizio
Leggevamo e sorridevamo sulla questione cinese, a gennaio, fino a quando ci siam svegliati e ci siam accorti che avevamo un nemico invisibile. Il COVID19 si è abbattuto sull’Italia portandosi via medici, amici, parenti, artisti, persone e non solo, si è portato via in un attimo tutte le nostre certezze e a tratti pare essersi portato via anche il nostro futuro.
Tutti sono stati coinvolti da questa tempesta, nessuno è salvo, la differenza è che tra chi riprenderà a fatica e chi invece non riprenderà mai.
Le scrivo in qualità di scenografo, di artista e di direttore tecnico del Teatro di Corato, le scrivo in nome di quella competenza acquisita non solo durante gli anni di studio ma soprattutto di notte, all’esterno del nostro amato Teatro, caricando il materiale di scena su di un camion al termine di uno spettacolo, mentre l’altra metà del mondo dorme e ignora cosa voglia dire fare il nostro, il mio lavoro.
Non lasciamo che tutto si fermi, non permettiamo a nessuno anche solo di poter pensare che l’intero ‘’ reparto culturale’’ si congeli…. la cultura, esaltata nei secoli scorsi e maltrattata e mercificata al giorno d’oggi, si è fatta largo in questa quarantena con tutta la sua prepotente bellezza, si è mostrata in un film d’autore andato in onda nel primo pomeriggio o in tarda serata, ha fatto capolino tra le stanze dei musei più importanti del mondo visitabili online, si è fatta largo nella musica suonata e cantata dai balconi e in quel libro che da troppo tempo tenevamo solo appoggiato sul comodino ‘’ perché non avevamo tempo’’.
In virtù di tutto questo, dovremmo farci solo una promessa: fare della cultura il veicolo trainante per l’intera città.
A tal riguardo mi son permesso di raccogliere considerazioni, idee e proposte di molti addetti ai lavori del settore teatrale che vivono le difficoltà legate al territorio e a questo periodo in particolare, parlo di associazioni, tecnici, attori, ballerini, coreografi, musicisti e cantanti e di tutte quelle persone che nella cultura ancora ci credono, c’investono, non solo denaro ma anche il bene più prezioso, il tempo. Non si tratta solo dei fondi messi a disposizione, ma di avere anche solo la possibilità di riprogettare, ripensare e riorganizzare il nostro futuro tenendo conto di tutte le misure di sicurezza necessarie. E’ impensabile che non una parola sia stata spesa a riguardo.
A tal proposito chiedo la possibilità di avere un incontro con Lei per sottoporle una serie di considerazioni, progetti e idee volte a costruire una sorta di tavolo tecnico, anche virtuale, dove vorrei coinvolgere tutte quelle realtà che da sempre sono il cuore pulsante del settore Cultura della nostra città.
Partiamo dalle persone, dalle loro storie e dalle loro fatiche per rimettere insieme i pezzi della nostra comunità, allora, forse, ‘’ tutto andrà bene’’.
Vincenzo Mascoli