La curiosità della gente sembra non conoscere limiti e da quando siamo in emergenza da coronavirus è stato dato il peggio di se a riguardo, basti pensare a quello che si è generato intorno al primo caso positivo a Corato dove c’è stata una vera caccia all’untore attraverso i social web, messaggi e foto che giravano via WhatsApp.
La storia si ripete ed è quanto accaduto a una giovane ragazza che mercoledì mattina, molto presto, a seguito di sintomi che duravano da qualche giorno riconducibili al coronavirus ha chiamato il 118 che l’ha prelevata presso la propria abitazione e trasportata al policlinico di Bari dove è stata sottoposta a vari tamponi a distanza di tempo uno dall’altro, precisando subito che sono risultati tutti negativi.
In poco tempo, però, la notizia ha iniziato a girare allargandosi a macchia d’olio e “l’ambulanza, racconta la ragazza, è arrivata intorno alle 6:30 del mattino perché non oso immaginare cosa sarebbe successo se fosse accaduto in pieno giorno” ma chiaro che ciò non è bastato a scatenare l’inferno, perché mentre lei si trovava in ospedale, la sua famiglia, la mamma in particolar modo, è stata presa d’assalto da svariate telefonate, tutti a chiedere cosa fosse successo.
“Trovo inaudito un simile atteggiamento, continua la ragazza, la gente non riesce a frenare la propria morbosità perché ovvio che tutto è dettato da una mera curiosità senza rendersi conto della preoccupazione e dello stato d’animo che in quel momento una famiglia sta vivendo, oltretutto mia madre cosa avrebbe potuto rispondere? Prima dell’esito dell’esame del tampone passano ore ma intanto con il tam tam che si genera, per la gente sei già un untore. Certo comprendo l’interesse delle persone che mi conoscono bene come i miei condomini a cui nulla da dire, in caso di positività sarebbero stati avvertiti e sarebbe stata premura della mia famiglia provvedere alla sanificazione degli spazi comuni del palazzo. Mi è dispiaciuto molto sentire mia nonna al telefono preoccupata, essendo anziana avevamo deciso di tenerla all’oscuro per cautelarla. Ma non ci crederai! Nonostante abiti dall’altra parte di Corato rispetto a casa mia, sapeva già tutto. Questo per dire che a volte non ci si rende neanche conto dei danni che si possono procurare”
Ora come stai e cosa ti è stato consigliato al momento delle dimissioni?
Sto bene, il consiglio è quello di rispettare la quarantena per i prossimi quindici giorni, preciso che non è un obbligo alla luce del tampone negativo ma in via precauzionale seguirò il consiglio.
In tanti vorrebbero che le persone positive si dichiarassero, visto la tua esperienza cosa pensi a riguardo, tu lo avresti fatto?
Non saprei, forse sì, anche se non ti nascondo che quello che si è verificato mi ha molto spaventato, oltre alla paura vissuta in quelle interminabili ore in ospedale in attesa del risultato dei tamponi, sentirmi già additata è stato un vero incubo. Credo che bisogna lasciare la libertà a chi vive in prima persona se dichiararsi o meno purché rispetti le regole previste dal protocollo ma soprattutto dal proprio buon senso.
Un tuo messaggio?
Questo virus non è una colpa può colpire chiunque, la caccia all’untore non serve a nulla a maggior ragione se si stanno rispettando le regole.