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Coronavirus – Ho vinto la mia battaglia – La testimonianza di uno dei casi guariti dal covid-19

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È stata una Pasqua all’insegna di buone notizie per la nostra Corato, l’avevamo scritto in un nostro articolo annunciando il ritorno a casa di uno degli otto casi contagiati dal coronavirus perché negativizzato a cui si sono aggiunti altri due casi facendo salire a tre il numero dei guariti con l’augurio che anche per gli altri cinque al più presto si risolva tutto per il meglio.

Ho vinto la mia battaglia – il commento a caldo fatto alla nostra redazione appena dopo qualche ora dalle dimissioni da uno dei nostri concittadini guariti che con la sua voce ci ha piacevolmente sorpreso ed emozionato e che in un secondo momento ci ha rilasciato la sua testimonianza sui lunghi momenti di incertezza in cui, improvvisamente e inconsapevolmente, è stato catapultato dal virus nonché sulle difficoltà dei tempi di intervento dei soccorsi che, per gli effetti scatenanti di questo virus, sono determinanti per la tutela della salute.

Innanzitutto come stai?

Sto decisamente molto meglio anche se avverto ancora un po’ d’affanno e mi sento un po’ fiacco perché in questo periodo ho perso quasi otto chili e quindi devo recuperare le mie forze.

Al momento delle dimissioni hai ricevuto disposizioni a cui attenerti?

Come da protocollo internazionale dell’OMS devo rispettare un altro periodo di quarantena di quattordici giorni, rimanendo a casa.

Come vi siete organizzati tu e i tuoi familiari per questo ulteriore periodo?

Usiamo le mascherine e personalmente uso alcuni spazi della casa in via esclusiva rispetto a mio figlio e mia moglie.

Cerchiamo di ripercorre la tua vicenda tornando indietro. Come inizia questa difficile esperienza?

Dieci giorni prima che scoprissi di essere positivo al coronavirus, avevo avuto una leggera febbre che avevo attribuito a un comune raffreddore, nulla mi faceva pensare al covid-19 perché ero certo di non avere avuto contatti a rischio ma ciò nonostante, per scrupolo e visto il momento, avevo comunque informato il mio medico curante che, consigliandomi di aspettare qualche giorno monitorando un eventuale evoluzione della febbre, intanto faceva le dovute segnalazioni all’ufficio igiene. Purtroppo la febbre è persistita seppur non alta e al quinto-sesto giorno una mattina sono svenuto riprendendomi quasi subito tanto da mettermi in contatto io stesso col 118 da cui mi veniva suggerito di rimanere a casa perché i sintomi non erano così allarmanti e non strettamente riconducibili al coronavirus.

Cosa succede poi?

Nel giro di due-tre giorni la situazione è degenerata: la febbre è aumentata, ho perso peso, avvertivo inappetenza, iniziavo a non sentire più i sapori, avevo forti dolori alle gambe e difficoltà a respirare. Avendo in casa l’apparecchio per misurare la saturazione ho constatato che il parametro dell’ossigeno si abbassava e a quel punto i sospetti sono diventati quasi delle certezze, come da protocollo ho chiamato il medico curante che ha avvertito il 118 da cui sono stato richiamato e qui ha avuto inizio la mia disavventura.

In che senso?

Avendo risposto io, secondo loro, non ero da ricovero tanto che la dottoressa ha messo giù la telefonata, cosa che mi ha irritato notevolmente; i tempi di intervento in questi casi sono importanti. Nel frattempo mi sono collassato e mia moglie e mio figlio hanno chiamato i carabinieri denunciando quanto stesse accadendo i quali hanno ripassato il 118 che al loro arrivo hanno constatato le mie gravi condizioni che necessitavano il ricovero ma qualcuno dalla centrale operativa lo ostacolava nuovamente. Grazie all’insistenza dell’operatore giunto presso la mia abitazione ha fatto arrivare un’ambulanza medicalizzata da Ruvo e anche il medico ha constatato le condizioni tali per il ricovero ma, purtroppo non avendo l’ok dalla centrale operativa di Bari, sono stato costretto a rimanere in ambulanza sotto casa per quasi un’ora e mezza. Finalmente mi portano a Bisceglie dove vengo sottoposto al tampone che risulta positivo e dove mi mettono subito l’ossigeno oltre alle flebo e poi successivamente ricoverato al Miulli di Acquaviva dove ho continuato l’ossigenoterapia permanendo per una settimana in un reparto adibito ai casi acuti e poi un’altra settimana in un reparto per convalescenti.

Com’era la situazione ad Acquaviva?

So che il reparto per pazienti acuti era pieno.

Che tu sappia c’erano altri coratini ricoverati?

Non so se ce n’erano altri ma al momento delle mie dimissioni ne ho conosciuto uno che è stato dimesso contemporaneamente.

Alla luce della tua esperienza che suggerimento senti di dare?

Credo che l’unico modo per combattere questo virus sia rispettare le restrizioni rimanendo il più possibile a casa anche dopo che ci verrà data la possibilità di riprendere una vita normale perché in questi giorni confrontandomi con gli altri pazienti, la maggior parte non sapeva come era stato contagiato a dimostrazione che anche dalle persone apparentemente sane si può contrarre il virus. Il rischio maggiore arriva proprio dagli asintomatici ragion per cui il distanziamento è fondamentale.

Ci spieghi cosa accade nel momento in cui si risulta positivi al covid-19. I tuoi familiari sono stati sottoposti al tampone?

Assolutamente sì, mia moglie e mio figlio così come i miei colleghi e per fortuna sono risultati tutti negativi.

Ho avuto diversi colloqui col dipartimento di prevenzione a cui ho ricostruito una mappa delle persone con cui avevo avuto stretti contatti nel periodo precedente alla positività e so che sono stati monitorati.

Hai avuto modo di capire se una volta contagiato e guarito, il rischio di un nuovo contagio è da escludere? Ci si immunizza o no?

 Sinceramente l’ho chiesto a tutti i dottori che ho incontrato in questi giorni specialisti di vari rami e la loro risposta corale è che in teoria una volta contratto il virus si dovrebbe diventare immuni ma una vera certezza non esiste perché il virus è ancora poco conosciuto ed è mutante, ciò significa che se il virus dovesse cambiare le sua struttura un nuovo contagio potrebbe essere sempre in agguato, quindi sono molto cauti a pronunciarsi sotto questo aspetto e il loro consiglio è la prudenza.

Sappiamo che con questo virus una volta entrati in ospedale tutti i contatti col mondo esterno sono impossibili, i media ci raccontano storie drammatiche di chi non ce l’ha fatta senza neanche l’ultimo saluto dei propri cari, ti sei mai sentito solo?

È un’esperienza molto forte ma nel mio caso posso dire di essere stato fortunato anzi approfitto per ringraziare tutto il personale sanitario del Miulli che è stato veramente in gamba, il mio medico curante, la mia famiglia e i miei amici che mi hanno sostenuto tutti i giorni, gli operatori sanitari di Bisceglie e tutte le persone che ho incrociato durante questa difficile esperienza.

 

 

 

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1 commento

  1. Buon giorno, è da circa una settimana che mi sono negativizzato dal Covid19 che è durato più di un mese senza sintomi gravi, solo un po’ di febbriciattola la sera e un po’ di stanchezza. Adesso a parte un po’ di stanchezza che permane, mi sono misurato la temperatura ieri sera e l’avevo a 37. La mia domanda è, potrebbe essere parte di qualche sintomo che mi porto dietro? Grazie e cordiali saluti

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